Spread, da illustre sconosciuto a caro amico
Ne parlano tutti. Giovani. Anziani. Casalinghe e impiegate. Lo conosce il meccanico e anche il dirigente di banca. È al centro delle pagine dei giornali e dei servizi di tutti i tg. È il famigerato “spread”. Ma cos’è questo …Leggi tutto
Ne parlano tutti. Giovani. Anziani. Casalinghe e impiegate. Lo conosce il meccanico e anche il dirigente di banca. È al centro delle pagine dei giornali e dei servizi di tutti i tg. È il famigerato “spread”. Ma cos’è questo fino a poco tempo fa “illustre sconosciuto” che ci accompagna da mesi tutti i giorni facendoci spaventare quando cresce troppo (perché ci dicono che è un male) e sorridere sereni quando scende (perché non sappiamo bene perché ma è meglio così)?
La parola spread indica una “differenza”. E quella che siamo ormai costretti a tenere sotto controllo qualsiasi cosa stiamo facendo durante la giornata, è la differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani, i Btp, e quelli tedeschi, che si chiamano Bund.
Più aumenta questa differenza, più il rischio assegnato ai Btp aumenta. Il motivo? I Bund sono considerati il parametro di riferimento in Europa per calcolare il grado di pericolo di un altro paese e della sua capacità (o meno) di restituire il debito contratto attraverso la vendita di titoli di stato. Il confronto si fa con la Germania perché é considerata l’economia fino a oggi più solida in Europa.
Tanto per capirci: se un Btp ha un rendimento del 7% e il corrispettivo Bund del 3%, lo spread è pari a 4 punti percentuali o, in altri termini (ma la sostanza non cambia) a 400 punti base. Questo significa che per trovare acquirenti, i Btp devono dare (si dice anche “pagare”) oltre 4 punti percentuali di rendimento in più rispetto alle emissioni tedesche. Una sorta di premio per il maggiore rischio che ci si assume. Con il pericolo che gli investitori stranieri decidano che è eccessivo e quindi di non comprare più i nostri titoli, ovvero il nostro debito.
Lo scorso 9 novembre, per esempio, lo spread per i btp a dieci anni ha sfondato il tetto dei 500 punti base, una soglia che non veniva raggiunta dal 1995. E il rendimento dei Btp si è attestato al 7,16%, addirittura oltre la soglia del 7% considerata il “punto di non ritorno”, che segna cioè un costo talmente alto per l’Italia da rendere il nostro Paese non più in grado di ripagare il proprio debito. Per fortuna è durato poco.
Ma lo spread resta sempre in agguato. E ormai tutti sappiamo che la mattina, dopo il cappuccio con brioche, è bene dare un occhio a cosa sta facendo il nostro caro amico spread.