Lo spread ai minimi da anni, ma non è solo una buona notizia
Il differenziale tra titoli italiani e tedeschi è tornato al livello del 2022, prima della bufera. Non tutto nel calo di questo indice è, però, positivo
Uno spread così non si vedeva da gennaio 2022. Il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi è sceso a 130 punti. Un vantaggio per gli investitori italiani e per i titoli azionari, ma ci sono anche aspetti che non possono fare scivolare in un esclusivo clima di euforia.
Ci sono governi che sono stati messi a rischio caduta a causa dello spread, che da sempre incombe sugli esecutivi italiani (ed europei). Ora il differenziale tra Btp e Bund, dopo gli oltre 200 punti di qualche mese fa, è tornato a livelli che non si vedevano da anni. Il rendimento decennale italiano è sceso di sette punti, al 3,56%. Perché? Primo motivo le parole (ieri) di Christine Lagarde, presidente della Bce, che ha preso un’altra pausa nella politica monetaria, facendo però ben sperare per un taglio dei tassi a giugno. Ci sono poi la grande liquidità sui mercati e la recessione della Germania. E c’è una fiducia generalizzata dei mercati che la crisi dei debiti sovrani sia in discesa, lo dimostra il fatto che lo spread sta scendendo in molti altri Paesi europei dall’inizio dell’anno.
Uno spread basso è vantaggioso per l’Italia per diversi motivi. Innanzitutto, c’è l’aspetto politico. È una dimostrazione della fiducia dei cittadini e dei mercati finanziari nei confronti del governo. Ci sono poi i vantaggi per i risparmiatori che investono sui titoli italiani con un guadagno più generoso con lo spread in discesa. Per ogni punto di rendimento in meno di un bond decennale a tasso fisso, infatti, il valore capitale del titolo sale di sette punti. Il terzo vantaggio riguarda il mercato azionario. Se con i titoli di Stato il risparmiatore, a rischio praticamente zero, ha un rendimento del 4%, allora è ovvio che se investe in Borsa vuole che il guadagno sia almeno dell’8%, visto che si assume il rischio. Così, col calo dello spread, i titoli azionari vengono comprati in misura maggiore e a prezzi più alti. Infine, c’è il Tesoro che sicuramente risparmia nel collocare i titoli di Stato con uno spread più basso, ma, contraltare, deve continuare a pagare un costo medio di finanziamento del debito ancora elevato, 3,62% a febbraio.
Quindi tutti contenti? Ci sono due aspetti che meritano un “approccio laico” alla buona notizia di uno spread che non fa più paura. Innanzitutto, anche tutti gli altri Paesi dell’area euro stanno vivendo un periodo di calo dello spread: 6 punti per la Francia, 11 per la Spagna, 10 per il Portogallo. E in questo quadro il calo italiano, anche se molto forte (dai 200 ai 130 di ieri, 131 di oggi mentre scriviamo) vede comunque il Btp con un premio di almeno mezzo punto di rendimento aggiuntivo rispetto ai Titoli di alcuni degli altri Paesi in confronto al parametro ufficiale, il Bund tedesco. C’è poi la questione Germania. La recessione tedesca gioca un grosso ruolo nella discesa dello spread, aggiunta ai meriti italiani. Ma festeggiare la crisi economica del nostro vicino di casa perché ci aiuta a mantenere uno spread in calo significa essere contenti delle difficoltà di uno dei nostri partner più importanti, per esportazioni e commercio. Insomma, economicamente parlando, a Roma conviene lo spread basso, ma conviene anche che Berlino esca dal trend negativo degli ultimi mesi.