Spumante, se ne vende sempre di più
Il settore è in crescita del 12% a livello mondiale. Merito anche della crisi
Per una volta, per quanto paradossale possa sembrare, la crisi sembra giocare a favore di prodotti italiani. Ci riferiamo in particolare a spumanti e prosecchi che nel 2012 hanno fatto registrare a livello internazionale volumi di vendita in crescita del 12,96% rispetto al 2011, con un fatturato distribuito su 78 Paesi diversi di circa 2,5 miliardi di euro, anch’esso in netto rialzo del 19%. Ebbene, questi dati, resi noti dall’Ovse, l’Osservatorio vini spumanti effervescenti, troverebbero una loro determinante spiegazione, nella tendenza di tanti consumatori mondiali a propendere in tempo di crisi per prodotti di qualità ormai riconosciuta, ma con prezzi decisamente più abbordabili.
“E’ un dato di fatto – spiega a Panorama.it Giampietro Comolli, economista e presidente dell’Ovse – che se mettiamo a confronto Champagne, Cava e Prosecco, a fronte di prodotti della prima categoria che possono arrivare mediamente a 60 euro a bottiglia, il fatto che invece nelle successive due si possano ritrovare etichette che, con un livello qualitativo ormai acquisito, costano intorno ai 20 euro a bottiglia, ha spinto una larga fetta del mercato verso queste ultime”. Una tendenza di fatto scoppiata in tutta la sua evidenza proprio nel 2012. “Per la prima volta infatti – dice Comolli – a volumi in crescita si è associato un giro d’affari proporzionalmente in crescita. A testimonianza che per Prosecchi e spumanti il consumatore oggi è disposto a spendere anche qualcosa in più, perché la loro autorevolezza a livello internazionale è ormai acquisita”.
E’ stato infatti rilevata ormai una riconoscibilità diffusa del made in Italy nel settore delle bollicine, e anche le parole Prosecco e Spumante sono entrate nell’uso comune di consumatori di tutte le latitudini. Con buona pace dello Champagne che “nonostante venga da tutti gli esperti del settore giudicato di qualità superiore – fa notare Comolli – in questa fase paga dazio a prodotti che ormai si sono guadagnati un prestigio diffuso e a prezzi molto più abbordabili”.
Tra le zone del mondo dove questa moda del Prosecco e dello Spumante, se possiamo così ribattezzarla, prende sempre più piede c’è innanzitutto l’Europa, che rappresenta il 54% dei volumi (+3,7% sul 2011) con circa 164,7 milioni di bottiglie e un 51% sul valore globale (+1,1%). Da registrare che tra i Paesi con crescita più sensibile di importazioni, oltre a Olanda, Svizzera, Svezia, Austria e Polonia, c’è, ironia della sorte, proprio la Francia che a livello di volumi passa da 5 milioni di bottiglie importate a 9 milioni, soprattutto grazie a Prosecco e Moscato, con un incremento ragguardevole del 34%. A seguire, in questa classifica delle esportazioni troviamo gli Usa, che mantengono un regolare trend crescente pari a circa il 15% del totale mondiale, ovvero 45,6 milioni di bottiglie. Altre note liete arrivano poi dagli altri mercati più significativi ed emergenti, con Giappone ed Estremo Oriente attestati su un +11% in valore, la Cina che presenta anch’essa trend di crescita a due cifre e la Russia dove dominano il Prosecco e gli spumanti generici di origine piemontese e lombarda.
Un mercato questo delle bollicine che comunque, scusate il gioco di parole, continuerà a rimanere effervescente anche nei prossimi anni. A giocare un ruolo decisivo sono infatti tre fattori determinanti. “C’è innanzitutto un più alto livello di infedeltà dei consumatori – sottolinea Comolli – che li porta con più disinvoltura a saltare dallo Champagne al Cava al Prosecco. Poi c’è la discontinuità, legata soprattutto al prezzo, che porta i clienti a parità di prezzo a effettuare gli stessi salti di categoria sopra citata. Infine, terzo fattore a cui bisogna prestare attenzione, è la cosiddeta esternalità. A fronte infatti di eccessivi ribassi di prezzo speculativi e temporanei, si corre il rischio che il consumatore voglia poi sempre ritrovare quel prodotto a quel prezzo, e non potendolo più avere, si disaffeziona a quell’etichetta o al limite – conclude Comolli – abbandona del tutto la categoria a cui esso appartiene”. Insomma, elementi di instabilità che speriamo possano continuare a favorire nostri Prosecchi e Spumanti sui mercati internazionali.