spiaggia balneari
(Ansa)
Economia

Riparte la stagione ma sulle concessioni balneari interviene il Consiglio di Stato: «Gare subito»

Con il ponte del 1 maggio molti stabilimenti sono pronti con sdraio ed ombrelloni, senza che la questione posta dall'europa sia stata risolta. Poco fa l'intervento del Consiglio di Stato: «Basta deroghe, si facciano subito le gare»

La stagione sulle spiagge italiane sta per partire e dove siamo? Fermi, dove eravamo mesi fa. L’11 aprile migliaia di imprenditori balneari sono scesi in piazza a Roma per chiedere al governo di uscire dal “vedremo” e dare una risposta ad un comparto che conta 10mila stabilimenti e occupa più di 44mila persone. La richiesta è di un decreto-legge prima dell’inizio della stagione turistica, per cristallizzare la mappatura delle spiagge realizzata dal governo e consegnata alla Commissione europea per risolvere la questione concessioni. Intanto si procede in ordine sparso: Comune che vai situazione che trovi.

Ma a che punto siamo e perché è scoppiato il caos? Il demanio è di competenza statale, ma la gestione è demandata ai Comuni e alle Autorità portuali. In assenza di una legge (promessa in campagna elettorale dalla maggioranza) oggi si sta procedendo in ordine sparso e così sono molti i Comuni che, attendendosi alla norma italiana in vigore e alla direttiva europea, hanno indetto nuove gare per le nuove concessioni. E i “vecchi” concessionari sono a rischio e protestano. Le certezze sono poche. Innanzitutto, c’è la direttiva Bolkestein e l’Italia è in infrazione. È chiara la regola: dove il numero delle concessioni è limitato (per scarsità delle risorse naturali) serve una gara, per una durata limitata, senza rinnovo automatico e senza preferenze per il precedente concessionario. Le concessioni (e i relativi guadagni) insomma non sono un diritto acquisito per sempre, come è stato finora. E in Italia oggi l'unica certezza è la legge 118/2022 approvata da Draghi, che, rispettando il diritto europeo ha fissato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023 con una proroga tecnica fino al 31 dicembre 2024. Scadenze fatte poi slittare di un anno dal governo Meloni col decreto Milleproroghe, ma in contrasto con le norme europee e quindi in dubbio secondo molti amministratori locali che non si assumono il rischio di “rimandare”. Nel braccio di ferro Palazzo Chigi ha fatto una mappatura del demanio marittimo. I risultati? Il 33% dei litorali italiani è in concessione e il 67% è libero e concedibile. La mappatura è stata consegnata a Bruxelles e gli addetti ai lavori chiedono dunque che il governo si faccia forte di questi dati per dimostrare all’Europa che in Italia non c’è “scarsità di risorse naturali” e quindi si può arginare la direttiva Bolkestein. Questo chiedono i balneari. Ma mentre tutto è fermo e la scadenza si avvicina i Comuni si stanno muovendo. Molte amministrazioni locali hanno pubblicato bandi e fatto gare (scrivendo in autonomia le regole per affidare le concessioni), altri si sono affidati allo slittamento di date deciso dal governo Meloni, altre sono in attesa. Un caos.

E così arriva la richiesta di un decreto-legge da Assobalneari Italia, associazione aderente a Federturismo Confindustria e La Base Balneare con Donnedamare. "Siamo convinti che la mappatura realizzata dal nostro governo sia lo strumento per raggiungere gli obiettivi economici proposti dalla Direttiva Bolkestein. Abbiamo richiesto che vengano integrati anche i dati relativi alle coste lacuali e fluviali", dicono le due associazioni

In Italia sono 26.313 le concessioni censite, 15.414 sono ad uso turistico-ricreativo (il 58,6% del totale, anche se occupano appena lo 0,50% dell'area demaniale complessiva). Infatti, il 72,3% non supera i 3mila metri quadri. Sono soprattutto in Emilia Romagna (14,7%), Toscana (12,9%) e Liguria (11,4%) (dati Nomisma per Sindacato Italiano balneari e di Fipe-Confcommercio). Il giro d’affari del settore viaggia intorno ai 15 miliardi di euro (Nomisma), ma lo Stato incassa poco più di 92 milioni di euro dalle concessioni (dati Corte dei Conti 2020). E la direttiva europea impone di rispettare le regole. In questa situazione arriva l’estate 2024, con previsioni (Domoskopika) di 65,8 milioni di arrivi in Italia e oltre 266 milioni di presenze.

La questione balneari non è solo italiana. In Spagna è scattata l’applicazione delle regole sulle nuove concessioni e già quest’estate ci saranno molti cambiamenti. Un esempio? A Formentera spariranno diversi locali storici della movida. Il Piratabus, il Lucky, il Cala Saona? Non potranno aprire se non con nome e gestione diversi. È entrato in vigore il nuovo regolamento per le concessioni. Nuovi criteri più restrittivi, soprattutto in materia di rispetto ambientale. Conseguenza? Molti dei vecchi e storici chiringuitos non hanno superato il test e quindi spazio a nuovi gestori, che rispettano le normative green richieste. Ma la stagione è alle porte. Sarà una corsa contro il tempo.

Ps. Poco fa la pronuncia del Consiglio di Stato: «Il Consiglio di stato, stop alle deroghe sulle concessioni per le spiagge, subito le gare». Pubblicata la sentenza: «Si applichino i criteri della giustizia della Corte Ue per dare immediato corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale. Disapplicare le proroghe, la risorsa spiaggia è scarsa»

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Cristina Colli