Stipendi, ecco come pagarli dopo l'addio ai contanti
Una norma della nuova legge di stabilità prevede che il salario potrà essere versato solo con strumenti tracciabili
Niente più stipendi in contanti. Per qualcuno potrebbe apparire una novità del tutto anacronistica, eppure è quanto ha stabilito per legge un emendamento approvato con la recente legge di stabilità.
Per la precisione, la nuova norma prevede che i datori di lavoro o committenti non possano “corrispondere la retribuzione per mezzo di denaro contante direttamente al lavoratore, qualunque sia la tipologia di lavoro instaurato". Ma cerchiamo di capire quali sono le ragioni che hanno spinto il legislatore nel 2017 ad approvare una legge di questo tipo, come funziona e gli effetti che essa potrà avere sui rapporti di lavoro.
Gli obiettivi
Le motivazioni che stanno alla base di un tale provvedimento sono fondamentalmente due: evitare innanzitutto che il lavoratore riceva una retribuzione inferiore a quella stabilita dai contratti nazionali collettivi. Una volta che il pagamento è tracciabile infatti, sarà facile verificare se i limiti salariali previsti per legge sono stati violati.
In secondo luogo si vorrebbe mettere un freno al deprecabile fenomeno del “fuoribusta”, ossia del pagamento in contante di quote del salario, per fare in modo che esse sfuggano al fisco. Una modalità di retribuzione quest’ultima che spesso purtroppo trova il favore tanto del datore di lavoro che del dipendente, e che dunque sarà difficile estirpare.
Certo che però, dovendo tenere conto dei minimi salariali citati al primo punto, chiunque d’ora in avanti volesse utilizzare lo strumento improprio del “fuoribusta”, dovrà farlo comunque rispettando in prima battuta i limiti salariali dei contratti collettivi, quantomeno sulla parte tracciabile della retribuzione.
Strumenti di pagamento
Una volta detto addio al contante, la legge stabilisce che a partire dal prossimo primo luglio, i datori di lavoro o i committenti potranno corrispondere la retribuzione con bonifico, attraverso strumenti di pagamento elettronico, con pagamenti in contanti presso sportello bancario o postale dove il datore di lavoro abbia aperto un conto corrente di tesoreria con mandato di pagamento, oppure infine attraverso l’emissione di un assegno bancario o circolare.
In questo modo, come più sopra accennato, sarà possibile in qualsiasi momento tracciare i pagamenti effettuati e verificarne l’entità. Tra l’altro, chiunque verrà scoperto a violare la nuova disciplina sarà soggetto a una sanzione di 5.000 euro.
Per chi vale la nuova legge
I contratti di lavoro che dovranno sottostare alla nuova disciplina circa il divieto di pagamento in contanti dei salari, sono quelli di lavoro subordinato, di co.co.co e quelli instaurati con le cooperative. Non saranno invece soggetti alla nuova norma i rapporti di lavoro che intercorrono con la pubblica amministrazione e quelli che riguardano badanti e colf che lavorano almeno quattro ore giornaliere presso lo stesso datore di lavoro.