Stipendi dei neolaureati, la classifica
Perché l'Italia è così lontana dalla Germania
Non più di 25mila euro, contro i 35mila euro dei francesi e i 40mila euro dei tedeschi. E' la retribuzione annua lorda annua (Ral) che spetta in media ai giovani italiani appena laureati, secondo una recente indagine dell'Osservatorio sul costo del lavoro, creato dalla società di consulenza Mercer.
Chi è appena uscito dalle università della Penisola, dunque, deve aspettarsi una carriera molto meno remunerativa, almeno nella fase iniziale, rispetto ai neolaureati di altre nazioni del Vecchio Continente. Va ricordato, però, che in tutta Europa ci sono anche realtà simili al nostro paese. E' il caso della Spagna e della Gran Bretagna, dove la retribuzione percepita dai giovani freschi di studi accademici è in linea con la media italiana, mentre un livello ben più basso si registra nelle economie emergenti dell'Est Europa.
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A parte i dettagli, però, una cosa è certa: chi inizia la carriera con il titolo di dottore in tasca, nel nostro paese deve spesso faticare molto, prima ottenere uno stipendio alto o almeno dignitoso. Una retribuzione di 25mila euro lordi all'anno, infatti, corrisponde ad appena 1.370 euro netti al mese, che di certo non permettono di fare una vita da nababbi. Senza dimenticare, poi, che non tutti gli ex-universitari sono sullo stesso piano, quando si parla di stipendi. Secondo le statistiche del consorzio AlmaLaurea aggiornate al 2012, per esempio, i dottori in ingegneria, medicina e in discipline economiche e statistiche guadagnano in media tra i 1.150 e i 1.450 euro netti al mese (dopo un anno dalla fine degli studi). I laureati di alcune facoltà umanistiche come lettere o psicologia ricevono invece uno stipendio netto medio mensile quasi da fame, cioè attorno a 800 euro. Sono proprio queste ultime categorie di graduati all'università ad abbassare la media nazionale degli stipendi e ad accrescere il divario retributivo che oggi separa i giovani italiani dal resto d'Europa.
Sbaglia, però, chi pensa che la colpa dei bassi salari sia da imputare alla presenza, nel nostro paese, di troppi laureati in materie umanistiche e di pochi dottori in discipline scientifiche o tecniche (i quali, tra l'altro, ricevono comunque uno stipendio inferiore di almeno il 20 o 30% rispetto a quello degli ingegneri tedeschi o francesi). In realtà, secondo le statistiche dell'Unione Europea, a sud delle Alpi la composizione degli iscritti alle facoltà universitarie è abbastanza simile alla media continentale. In Italia, per esempio, la quota di studenti che frequentano corsi di laurea a indirizzo artistico o umanistico è del 14,5%, contro il 13,7% della Germania, il 14,2% della Francia e il 16,1% della Gran Bretagna. Gli studenti di ingegneria, invece, nel nostro paese sono il 15,7% del totale, contro il 16,2% della Germania, il 13,2% della Francia e l'8,5% del Regno Unito.
La verità è che i laureati italiani con un curriculum umanistico riescono difficilmente a trovare un inquadramento stabile nel mondo del lavoro, soprattutto nel settore privato, per la mancanza di adeguati percorsi di inserimento e formazione professionale, pensati apposta per loro. Sempre secondo le statistiche di AlmaLaurea, per esempio, soltanto l'8% circa dei dottori in lettere finisce a lavorare nel mondo dell'industria, mentre ben il 70% è destinato alla pubblica amministrazione, che oggi è la principale responsabile del precariato, fa pochi concorsi, non assume più impiegati e insegnanti o li fa lavorare a spizzichi e bocconi.
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