Il superbonus, un incubo che ci perseguiterà per altri 10 anni
Il Ministro Giorgetti spiega che non ci sia altra soluzione che spalmare i crediti fino al 2034
Non c’è pace. La questione superbonus continua ad essere la protagonista indiscussa a causa dell’alto costo che sta avendo per le casse dello Stato. Parliamo di più di 200 miliardi di euro in quattro anni e in base alle stime del Tesoro, il debito pubblico italiano sfiorerà il 140% del Pil da qui al 2026 a causa degli effetti del bonus. A tornare sulla questione è stato il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che in commissione Finanze del Senato ha spiegato come i crediti del superbonus dovranno essere spalmati obbligatoriamento su 10 anni e non più tra i quattro e i 10 anni (in alternativa si poteva cedere il credito alle banche e ai costruttori) come in passato: “non sarà una possibilità ma un obbligo”, ha sottolineato Giorgetti. Ovviamente quando si prendono decisioni di un certo calibro ci si devono aspettare dei possibili effetti negativi, soprattutto se la misura avrà un effetto retroattivo, per le imprese che si ritrovano in pancia questi crediti. Da ricordare però che il superbonus, nonostante i vari interventi correttivi messi in campo, sta continuando a gravare in maniera sproporzionata sul bilancio dello Stato presente e futuro. E’ dunque inevitabile un'azione, anche se brusca, da parte del governo, per mantenere i conti in ordine.
Dopo, quindi, una prima stretta dell’esecutivo, che a marzo aveva bloccato definitivamente le cessioni dei crediti di imposta, lasciando in campo solo poche eccezioni come le aree terremotate, oggi arriva la conferma di un ulteriore stretta che va ad agire direttamente sui crediti. L’emendamento del governo, secondo il relatore del testo Giorgio Salvitti, dovrebbe arrivare venerdì e lunedì sarà il termine ultimo per presentare i subemendamenti: “Non ci sarà spazio a nuove deroghe sul superbonus nel decreto all'esame del Senato. Il governo si assume la responsabilità di presentare il suo emendamento. Gli emendamenti parlamentari come avvenuto in passato, di ampliamento delle deroghe non saranno presi in considerazione”, ha voluto precisare Giorgetti. Il testo sul superbonus dovrebbe accogliere, oltre all’obbligatorietà di spalmare i crediti su 10 anni, anche la norma che amplia il ruolo dei comuni. Un emendamento a prima firma di Massimo Garavaglia (Lega), ha infatti proposto di coinvolgere i comuni nei controlli sui cantieri del superbonus, incentivandone la partecipazione con un riconoscimento del 50% sulle somme e sanzioni che eventualmente saranno incassate. Il governo starebbe inoltre pensando di affidare ai comuni anche i controlli sul bonus barriere architettoniche e facciate, insomma, le agevolazioni più critiche e sulle quali sono state trovate operazioni di truffe.
Non è la prima volta che Giorgetti manifesta il suo fastidio quando si parla di superbonus. Oggi ha chiarito senza ombra di dubbio il suo rapporto con questa misura paragonandolo al disastro del Vajont: “Avete presente il Vajont? Quando c’è stata la valanga che veniva giù era già partita, poi arrivata ha prodotto disastri", tuona Giorgetti, sottolineando che “quando noi siamo intervenuti a porre una diga a questa cosa, la valanga era già partita”, e aveva iniziato già a produrre i suoi effetti negativi nelle casse dello Stato. Ministro dell’Economia che poi ha anche puntato il dito su Bankitalia sottolineando che la proposta di fermare il superbonus prima della scadenza "sarebbe stata gradita se fosse stata fatta magari nel 2022, nel 2023, nel 2021: arriva nel 2024 quando il governo sta esattamente procedendo a fare questo". E come dargli torto, visto che, come evidenziato dal Def, ormai la frittata è stata fatta. Fino al 2026, a causa del superbonus e del “vi rifate casa gratis” del M5S, ci sarà un costante aumento dell’indebitamento. Se magari la Banca D’Italia, vista anche la sua autorità in materia economica, avesse avanzato questa ipotesi in tempi non sospetti, ad esempio quanto c’era il governo Draghi, dove si concedevano proroghe per villette e altri, magari la valanga dei crediti si sarebbe potuta iniziare a fermare prima che iniziasse a travolge l’interno Paese.