Nuovi tagli sull'auto elettrica, una bolla che rischia di scoppiare
La Volkswagen tagli dipendenti dedicati alle vetture ecologiche mentre il mercato, per mille problemi, continua a non decollare. Ed il futuro è grigio
Si sta avvicinando il flop delle auto elettriche? O forse non è mai decollato davvero il mercato? Sta di fatto che l’agguerrita concorrenza cinese (sui prezzi) e lo stop dei sussidi di Stato, stanno spingendo colossi come la Volkswagen, che da anni punta molto sull’elettrico, a tagliare la forza lavoro, proprio negli stabilimenti “fiore all’occhiello” del automotive ecologico.
Le immatricolazioni di auto elettriche nel 2023 sono aumentate, rispetto al 2022. Basta vedere i numeri dell’Italia: +29,63% nei primi sette mesi dell’anno, rispetto all’anno prima. Ma la quota di mercato è ben sotto il 4%, in calo e lontano dal 15,1% di alcuni Paesi europei come quelli del Nord e ben distante da un fenomeno che si può definire boom. Il segno positivo, dove c’è, è trascinato dagli incentivi statali, che ora però stanno finendo. E il mercato sembra stia rispondendo subito.
È il caso della Germania. La Volkswagen non rinnoverà i 269 contratti a tempo determinato (che scadono a fine ottobre) nello stabilimento di Zwickau, in Sassonia, pioniere della mobilità elettrica del gruppo tedesco. In totale ci sono 2000 lavoratori con contratto a temine, su 10700 dipendenti. Il taglio sarà allargato, dopo i primi 269? E la “situazione di mercato” starebbe facendo pensare al colosso automobilistico di chiudere anche la produzione di auto green nella fabbrica di Dresda. Volkswagen ha puntato sull’elettrico per anni, arrivando a vendere +26% nel 2022 rispetto al 2021. Negli ultimi anni ha investito addirittura 1,2 miliardi di euro per convertire lo stabilimento di Zwichau alla produzione di veicoli elettrici, mantenendo stabile la forza lavoro. Ma ora? Ora batte in ritirata.
Tagli e chiusure anche se in Germania in agosto l’elettrico ha rappresentato il 32% di tutte le immatricolazioni. La Volkswagen, così come le altre aziende produttrici, sa che senza incentivi statali il mercato elettrico rischia una forte battuta d’arresto. E in Germania da fine agosto sono stati azzerati gli incentivi per l’acquisto di mezzi elettrici da parte delle aziende e quelli per i privati passeranno da 4.500 a 3.000 euro dal prossimo gennaio.
E poi c’è la questione concorrenza, cinese, che è il vero grande problema del calo degli ordini di auto elettriche in Europa. Tanto che la Commissione europea sta valutando di imporre dazi più alti per le automobili importate da Pechino. “I mercati globalisono ora inondati di auto elettriche più economiche. E il loro prezzo è mantenuto artificialmente basso grazie a enormi sussidi statali”, ha detto chiaramente Ursula von der Leyen, presidente della Commissione davanti al Parlamento europeo, facendo riferimento alla Cina.
Bruxelles potrebbe decidere di intervenire a gamba tesa, proprio per tutelare le case automobilistiche comunitarie, impegnate nello sforzo di investire ed adeguarsi alla politica green europea che prevede lo stop alle auto a diesel e benzina entro il 2035. Ma come dimostra il caso Volkswagen con gli ultimi tagli, le case automobilistiche potrebbero rinunciare a un mercato che non decolla e cambiare rotta.
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