Tasse, le città in cui gli imprenditori pagano di più
Roma, Campobasso e Napoli. Ecco dove i titolari d'azienda sono soggetti alle maggiori imposte. In coda Trento e Bolzano
Circa 19mila euro da pagare ogni anno tra irap e irperf, su un reddito imponibile di soli 50mila euro. Sono i numeri che riassumono la pressione fiscale sugli imprenditori nella città di Roma, dove si registrano le imposte più alte in Italia a carico di chi possiede un'azienda. A rivelarlo è uno studio di Confcommercio intitolato "Finanza pubblica e Tasse locali" che assegna alla capitale questo primato non proprio onorevole.
Imu e Tasi, quanto costano agli italiani
Segue a ruota Campobasso, dove un imprenditore con 50mila euro di reddito imponibile paga 18.714 euro all'anno tra irpef e irap, mentre a Napoli le tasse si portano via 18.599 euro. In coda alla classifica, invece, ci sono due città distanti dal centro-sud: Trento e Bolzano, dove un titolare d'azienda (sempre con 50mila euro annui di imponibile) deve versare ogni anno tra 16.700 e 17mila euro circa di tasse, cioè circa 2.200 euro in meno che a Roma. In una posizione alta della classifica si piazzano altri centri urbani come Palermo e l'Aquila dove, a parità di condizioni, le tasse da pagare ammontano a 18.390 euro annui. A poca distanza si trovano anche Torino (18.286 euro), Bari (18.285), Ancona (18.244), Genova (18.286), Bologna (18.056), Milano (17.931), e Venezia (17.776), mentre a Firenze le tasse per gli imprenditori si fermano un po' più in basso, a 17.631 euro ogni 12 mesi.
Stangata su immobili e rifiuti
Non va dimenticato, poi, che a gravare sulle tasche degli imprenditori non ci sono soltanto l'irap o l'irpef. Secondo lo studio di Confcommercio, negli ultimi 20 anni le tasse locali (in primis quelle sui rifiuti e gli immobili) sono cresciute come un fiume in piena. L'incremento complessivo è stato infatti del 248% nell'arco di 4 lustri, mentre il prelievo totale è salito dai 30 miliardi degli anni '90 ai 103 miliardi del 2015. Le imposte sugli immobili, per esempio, sono cresciute del 143% passando da 9,8 miliardi a 23,9 miliardi di euro. Grazie all'abolizione della tasi sulla prima casa, nel 2016 il prelievo sui fabbricati scenderà però del 19%. Nello stesso tempo, tuttavia, sulle tasche dei contribuenti continueranno a gravare pesanti balzelli locali come la tassa sui rifiuti che, tra il 2011 e il 2015, è cresciuta del 50%. Anche sul fronte delle tasse nazionali, secondo Confcommercio, gli italiani hanno subito una stangata. Negli ultimi 20 anni, il prelievo è infatti salito da 228 a 393 miliardi di euro, con un incremento del 72%.