Tasse, ecco perché i Comuni potrebbero aumentarle
L’allarme arriva da Moody’s che stima rincari complessivi per due miliardi di euro legati allo sblocco delle aliquote sulle imposte locali
Con il provvedimento, contenuto nella manovra 2019, che in sostanza sblocca le aliquote locali e le addizionali su Irap, Imu/Tasi e Irpef, il nuovo anno potrebbe portare per milioni di cittadini l’amara sorpresa di un aumento delle tasse locali, quelle gestite direttamente da Comuni e Regioni.
L’allarme era stato lanciato subito all’indomani dell’approvazione, avvenuta a fine dicembre, della nuova legge di bilancio. Ora però a confermare i timori e le preoccupazioni arrivano le autorevoli stime dell'agenzia di rating Moody’s, che quantifica in circa due miliardi i possibili aumenti di imposte da mettere in conto a livello locale per i contribuenti italiani.
Corsa ai rincari
Per Moody's circa l'80% degli enti locali in Italia potrebbe infatti cogliere l'opportunità di aumentare le tasse nel corso del 2019 anche se le elezioni amministrative previste a maggio 2019 in più di 4mila Comuni e in 6 Regioni potrebbero ritardare i ritocchi fiscali, rinviandoli nella seconda metà dell'anno.
"Queste tasse – scrivono gli esperti di Moody’s - generano circa 60 miliardi di euro di entrate all'anno, pari a circa il 30% dei ricavi correnti e la riforma potrebbe consentire ulteriori entrate di circa 2 miliardi di euro, pari al 10% dei loro margini correnti se la rimodulazione di tasse ed esenzioni fosse portata all'estremo".
Un “congelamento” datato 2016
L'agenzia di rating ricorda anche che lo sblocco delle aliquote pone fine a un “congelamento” delle tasse locali durato tre anni, dal 2016 al 2018, ovvero in un periodo di governi a guida Pd.
Le stime di Moody’s tra l’altro evidenziano che, in totale tra il 2010 e il 2017 gli enti locali hanno perso risorse del valore di 22 miliardi di euro in seguito alle decisioni dei governi centrali.
Senza contare inoltre che in questi stessi anni si sono registrate forti contrazioni dei trasferimenti che avvengono dallo Stato centrale agli stessi enti locali. Un combinato disposto che come sappiamo ha messo in seria difficoltà i bilanci di tantissimi Comuni, con alcuni di questi che hanno rischiato, e ancora rischiano, la bancarotta.
Chi pagherà di più
Per Moody's “gli enti di piccole e medie dimensioni del Nord e Centro Italia” potrebbero essere i più inclini a far scattare fin da subito gli aumenti, in quanto avevano applicato aliquote relativamente basse fino al 2016 e potrebbero usare l'aumento per sostenere le proprie finanze o aumentare gli investimenti.
Al Sud, "dove i bilanci sono meno flessibili e le basi fiscali locali sono più deboli – continua Moody’s -, molto probabilmente gli enti utilizzeranno gli eventuali margini residui semplicemente per consolidare i bilanci annuali".
L’agenzia di rating stima invece che l'aggravio fiscale sarà più contenuto in grandi città come Milano, Venezia, Torino, Napoli e Roma e in Regioni come il Lazio o il Piemonte dato che, magra consolazione verrebbe da dire, avevano già impostato le aliquote vicino al loro livello massimo prima del congelamento.
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