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Lotta all’evasione, come funziona l’accordo Italia-Vaticano

Scambio di informazioni a partire dal 2009 e chi rimpatria i capitali beneficerà dei vantaggi della voluntary disclosure

Un nuovo deciso passo verso una più efficace lotta all’evasione fiscale: così può essere definito l’accordo in materia di capitali finanziari sottoscritto tra Italia e Vaticano. Si tratta infatti dell’ennesima convenzione firmata dal nostro Paese su questo fronte, dopo quelle già ratificate con Svizzera, Principato di Monaco e Lichtenstein. Nel dettaglio, il nuovo patto di trasparenza siglato dal Segretario per i rapporti con gli Stati del Vaticano, Paul Richard Gallagher, e dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, prevede sostanzialmente lo scambio di informazioni dal 2009, la possibilità di regolarizzare la propria posizione fiscale con il rimpatrio dei capitali e il pagamento delle imposte sulle rendite finanziarie a partire dal 2014.

Lotta all’evasione, scatta la caccia ai capitali all’estero


E se per l’Italia, come ricordato, si tratta di un tassello importante nella lotta all’evasione fiscale, per le gerarchie vaticane rappresenta una svolta significativa verso quella trasparenza auspicata da tempo dallo stesso Papa Francesco in persona. Non è una caso allora che il fondamento su cui si basa l’accordo in questione è costituito dal più aggiornato standard internazionale in materia di scambio di informazioni finanziarie, ossia l’articolo 26 del Modello Ocse. Entrando nel dettaglio, l’intesa raggiunta permetterà innanzitutto, come segnalato, l’accesso a tutte le informazioni riguardanti cittadini italiani con capitali detenuti presso istituti finanziari del Vaticano, a partire dall’anno fiscale 2009.

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In secondo luogo, la convenzione, permetterà a questi stessi cittadini di adempiere in modo regolare ai propri obblighi fiscali, tenendo presente che le prime imposte valide da versare saranno quelle riferibili all’anno fiscale 2014. Inoltre poi, l’accordo di collaborazione consentirà a chi vorrà usufruirne, di far rientrare i propri capitali in Italia attraverso le procedure del voluntary disclosure che, come noto, consentono dietro il pagamento delle regolari imposte non versate, di ottenere uno sconto sulle normali sanzioni previste in questi casi. Una nota specifica è stata poi inserita con riferimento ai dipendenti e pensionati del Vaticano che ricevono pensioni ed emolumenti presso lo Ior: l'accordo fiscale siglato infatti  prevede anche per essi l'accesso alla semplificazione tributaria.

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A fronte di tutte queste innegabili aperture, il Vaticano ha ottenuto come contropartita la conferma di quanto previsto dal Trattato del Laterano relativamente all'esenzione dalle imposte per gli immobili della Santa Sede presenti sul nostro territorio nazionale. In pratica quindi tutti i locali di proprietà della Chiesa Cattolica  nei quali sono previste attività di religione o di culto oppure opere assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, con modalità non commerciali, non saranno soggetti, come d’altronde già accade, al pagamento dell’Imu.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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