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Da venditore online a evasore il passo è breve

Per chi usa siti come Vinted, E-Bay, Wallapop ci sono regole fiscali precise da rispettare, altrimenti scattano le sanzioni dell’Agenzia delle Entrate

Vendi abiti e oggetti usati su Vinted, E-bay, Wallapop? Benissimo, ma attenzione: da venditore occasionale ad evasore fiscale il passo è breve. Ci sono regole fiscali precise da rispettare, altrimenti scattano le sanzioni dell’Agenzia delle Entrate. E se il giro d’affari è consistente è necessaria anche la partita Iva.

Da quest’anno i marketplace, infatti, sono obbligati a comunicare al Fisco i dati delle vendite online portate a termine dagli utenti. Lo stabilisce la direttiva europea Dac7, recepita a fine 2023 anche in Italia. Oltre un limite di vendite e di incassi la piattaforma deve fare compilare al venditore un modulo con i propri dati (anagrafici e fiscali) che vengono trasmessi all’Agenzia delle Entrate. Al momento i venditori sono considerati “non occasionali” e quindi soggetti a controlli o multe se superano le 30 vendite annue o i 2mila euro di incasso. Oltre queste soglie gli utenti/venditori vengono “segnalati” e possono essere controllati. In Italia se si incassano più di 5mila euro l’anno scatta l’obbligo di aprire la Partita Iva, quindi di pagare i contributi e le imposte sui ricavi. Sono coinvolte tutte le piattaforme che permettono la vendita da parte di utenti/clienti: Vinted, Wallapop, Amazon, Etsy, Vestiaire Collective, eBay. Così come accade per Airbnb.

Norme e regole con un solo obiettivo: ridurre il rischio di evasione fiscale sulle piattaforme che stanno facendo il boom. La famosissima Vinted, la startup lituana diventata regina dei vestiti (e non solo) di seconda mano, ha visto il fatturato esploso del +61% nel 2023, arrivando a 596,3 milioni di euro. Sono oltre 65 milioni gli utenti. Wallapop, fondata in Spagna nel 2013, ha chiuso il 2023 con un fatturato di circa 91 milioni di euro, segnando un +26% rispetto all'anno precedente. Il riciclo e vendita di capi d’abbigliamento oggi vale tra i 100 e i 120 miliardi di dollari (secondo le stime di Boston Consulting Group) e in tre anni si prevede un aumento di 20% annuo. Significa più del raddoppio da qui al 2027.

In Italia il mercato dell’usato, soprattutto per abbigliamento e accessori, sta crescendo. Si è passati dai 19 milioni di italiani che usano il mercato “second hand” ai 26 milioni del 2023. Sono aumentati anche la frequenza (il 76% degli acquirenti e il 71% dei venditori ricorre a questo mercato due volte all’anno) e il numero di oggetti acquistati o venduti (in 8 casi su 10 è maggiore rispetto all’anno prima). Il volume d’affari complessivo ha toccato i 26 miliardi di euro, l’1,3% del Pil italiano.

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Cristina Colli