Tassi bancari negativi: e se arrivassero anche in Italia?
Dopo l'apertura di Mustier esiste la possibilità che il rendimento negativo dei depositi venga adottato anche qui
Pagare per tenere i propri soldi in banca. Quando il tasso di rendimento dei depositi bancari scende sotto lo zero significa che dopo un tot di tempo che una certa liquidità resta ferma in banca il suo valore invece che aumentare diminusce.
Cosa sono i tassi negativi
Fino a oggi quello dei tassi negativi è stato un'escamotage politico economico adottato in via eccezionale dalle banche centrali mondiali (è successo in Giappone, Europa e America) che, abbassando i tassi sotto lo zero, spingevano gli istituti commerciali nazionali a muovere denaro e quindi a concedere prestiti e a favorire investimenti in maniera da contribuire allo sblocco di deflazione e scarsa inflazione.
Si trattava di una "tassa" pagata dalle singole banche alle banche centrali che ne custodivano il denaro. Una tassa decisamente gravosa visto che dal 2014 a fine 2018 la politica dei tassi negativi sui depositi praticata da Bce ha generato perdite per oltre 23 miliardi nei conti delle banche europee e solo nel 2018 si calcola che il danno economico sia stato di 7,5 miliardi.
Ogni ulteriore taglio, quindi genera perdite nei conti degli istituti nazionali che iniziano sempre di più a pensare all'ipotesi di riversare sui risparmiatori i costi generati dai tassi negativi imposti dalla Bce sui correntisti. Avviene già nel nord Europa, ma anche in Svizzera e se ne parla con preoccupazione in Francia e Germania. Dopo l'apertura di Jean Pierre Mustier, Ceo di Unicredit e Presidente dell'Ebf, la politica dei tassi negativi potrebbe arrivare anche in Italia.
Cosa ha detto Mustier
Secondo Mustier, infatti, "sarebbe estremamente importante che i tassi negativi non si fermassero nei bilanci bancari. È importante che la Bce dica alle banche, 'per favore passate i tassi negativi ai vostri clienti', proteggendo naturalmente i piccoli clienti con depositi inferiori ai 100 mila euro".
Il numero uno dei banchieri continentali, quindi, ha lanciato una sorta di assist alla Bce proponendo di istituzionalizzare a livello europeo l'habitus di scaricare il costo dei tassi negativi sui correntisti.
"Se si hanno dei tassi negativi – ha aggiunto Mustier – bisogna avere il più efficiente meccanismo di trasmissione. Questo è l’unico modo di massimizzare il meccanismo di trasmissione, se si vuole avere il pieno impatto delle politiche monetarie" ha detto riferendosi all'ipotesi che a pagare siano i clienti e non più le banche.
Potrebbe accadere anche in Italia?
In questo modo, però, le politiche monetarie espansionistiche andrebbero a ricadere sulle spalle dei risparmiatori che si vedrebbero "puniti" e costretti a pagare per tenere i propri soldi in banca.
In Italia, in particolare, visto il suo ruolo economico debole nella zona euro, il costo dei tassi negativi sui depositi sarebbe decisamente alto perché il cosiddetto effetto sostituzione (cioè la perdita di valore del denaro causato dai tassi negativi e la conseguente spinta a spendere di più per non erodere il patrimonio) non sarebbe sufficientemente compensato dall'effetto reddito in quanto i consumatori, vista l'erosione del patrimonio, spenderebbero meno.
Se anche le banche italiane dovessero proporre l'adozione del tasso negativo a carico dei correntisti sarebbe compito del governo (proprio come accaduto in Germania) interventire a tutela dei risparmiatori ingaggiando una lotta col sistema bancario nazionale che non è detto che l'esecutivo in questione voglia o possa compiere.