Tim-Vivendi: Golden Power, cos’è e a cosa serve
Come funzionano i poteri speciali con cui il governo sta interferendo nella gestione di Tim contro i francesi di Vivendi
Come aveva promesso nei giorni scorsi, il governo sta per passare all’azione. Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha deciso infatti di esercitare il golden power per interferire nella gestione di Tim, leader della telefonia nazionale oggi controllato (di fatto) dai francesi di Vivendi.
L’intenzione di Calenda è di dettare ordini sulla rete di telecomunicazioni di proprietà di Tim, che deve essere scorporata in un’azienda a parte, separata dalla casamadre, perché si tratta di un’asset importantissimo per l’economia italiana che va gestito sotto l’occhio vigile del governo.
Potere d’oro
Per interferire nella governance di Tim, l’esecutivo vuole ricorrere appunto al golden power, un insieme di poteri speciali in mano al governo e istituiti in Italia con una legge di 5 anni fa (la n. 21 del 2012), perfezionata poi con successivi decreti che ne hanno specificato meglio il campo di applicazione.
Attraverso il golden power, il governo può dunque metter bocca nella gestione di alcune aziende strategiche di rilevanza nazionale, anche se non sono partecipate dallo Stato. È il caso di Tim e di qualsiasi altra società che gestisce reti nel campo dei servizi pubblici essenziali (telecomunicazioni, trasporti o energia).
L’importanza delle reti
Anche Terna o Ferrovie dallo Stato, in teoria, se fossero controllate da un’azionista privato, potrebbero subire l’interferenza del governo attraverso il golden power. Lo Stato può per esempio può mettere il veto sulle decisioni assunte dall’assemblea di queste società su operazioni straordinarie come le fusioni e le acquisizioni.
Oppure, quando un’impresa strategica italiana viene acquisita da qualche soggetto straniero, il governo può imporre certe condizioni su “gli approvvigionamenti, la sicurezza delle informazioni, i trasferimenti tecnologici, il controllo delle esportazioni”.
In casi estremi di grave rischio per il sistema Paese, lo Stato può anche opporsi all’acquisto di determinate partecipazioni da parte di imprese straniere e ha comunque diritto a essere informato su certi movimenti azionari rilevanti che possono avere impatto sul controllo dell’azienda e sugli interessi nazionali.
Dovere d’informare
Nel caso soecifico di Tim, il governo Gentiloni imputa oggi ai francesi di Vivendi non averlo tenuto informato quando venivano rastrellate le azioni della compagnia italiana, che è appunto un gruppo di rilevanza strategica nazionale. Si tratta di una violazione per la quale è prevista un’ammenda a carico della società straniera pari ad almeno l’1% del fatturato dell’impresa controllata.
Non va dimenticato, però, che le società private possono comunque fare ricorso al Tar del Lazio, cioè alla magistratura, contro le decisioni assunte dall’esecutivo in applicazione del golden power. Questi poteri sono infatti regolati dalla legge e devono scattare se, e solo se, c’è davvero di mezzo un interesse nazionale riconosciuto dai giudici.