Trovare lavoro con i social network? Una chimera
Solo il 3,2% di chi cerca un posto su internet viene assunto: i risultati di un'indagine Adecco-Università cattolica
Per chi cerca lavoro attraverso i social network, LinkedIn si conferma come punto di riferimento ma sono in crescita anche Facebook e Instagram. Oltre la metà dei candidati a caccia di un posto (57,7%) utilizza infatti Linkedin, seguito da Facebook (31,7%) e da Instagram (10%), mentre Twitter si attesta intorno al 4%. I social network perdono, invece, importanza negli uffici del personale delle aziende: tra i recruiter LinkedIn scende dall’88% del 2015 al 73,6%, Facebook cala dal 28% al 14,4%, ma anche in questo caso compare Instagram (15,3%), che supera nuovamente Twitter (11,4%).
Sono questi alcuni dei dati rilevati dalla nuova edizione della ricerca Work Trends Study, realizzata da Adecco in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L'indagine è stata realizzata intervistanto 1.466 candidati e 259 recruiter. I candidati intervistati presentano una distribuzione piuttosto equilibrata per età e per sesso: 42,6% dai 18 ai 35 anni, 37,5% dai 36 ai 50 anni e 19,9% dai 51 ai 65 anni; 51,1% donne e 48,9% uomini.
Nonostante il diffuso ricorso ai canali digitali da parte dei candidati, la percezione di efficacia è bassa: i siti internet vengono usati dall’85% dei candidati, ma solo il 46% ha ricevuto un’offerta di lavoro attraverso mail; il 33% usa i social network, ma solo il 12% è stato contattato attraverso questo canale; mentre il 60% usa altri canali (passaparola ecc.) che si sono dimostrati efficaci per il 57% degli interpellati. Il digitale viene dunque utilizzato più come canale di visibilità che direttamente come canale di incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Del resto i candidati che poi hanno ottenuto il lavoro sono pochi e la loro percentuale è in calo (era l’8% nel 2015, ora è il 3,2%).
Dall'indagine emerge che nella ricerca di un lavoro i candidati spendono mediamente online il 72% del loro tempo, mentre i recruiter passano in rete il 45,1% del tempo, dedicato all'attività di scouting e analisi dei profili. Chi cerca lavoro utilizza i social principalmente per cercare annunci (61%), rispondere a candidature (52,3%) e cercare le pagine di potenziali datori di lavoro (50,1%). Gli esperti delle risorse umane li usano invece per verificare i cv (72%), mentre aumenta il ricorso ai social media per esplorare la personalità dei candidati (pari al 48,1% rispetto al 36% del 2015). Sembra, infatti, aumentare l’utilizzo dei social per raccogliere informazioni sui vari profili: le aziende che dichiarano di aver escluso un potenziale candidato dal processo di recruiting dopo aver visualizzato i suoi profili social passa dal 12% del 2013 al 44,1% del 2019. Il primo motivo di esclusione riguarda la pubblicazione di foto sconvenienti,
seguito dall’individuazione di tratti di personalità non coerenti con la posizione richiesta e informazioni non coerenti con il cv.
In merito ai profili che i recruiter analizzano maggiormente online è in aumento la ricerca per i profili non manageriali, che sale dal 12% del 2015 al 28,3% di oggi, mentre è in leggero calo quella dei middle manager (dal 44% al 39,3%) e dei senior manager (dal 40% al 32,7%). Aumenta la selezione online per i profili più legati alla comunicazione, mentre diminuisce quella legata ai profili più tecnici.
“L’impatto dei canali social sull’attività di scouting dei recruiter e sulla ricerca di un lavoro da parte dei candidati è in crescita costante. La rapida evoluzione del mondo del lavoro e l’affermazione dei canali digitali in tutte le attività quotidiane sia professionali che personali sta cambiando radicalmente le abitudini non solo di chi cerca un lavoro, ma anche dei professionisti che si occupano di risorse umane” dichiara Cristina Cancer, Head of Talent Attraction and Academic Partnership di The Adecco Group. “Nei prossimi anni sarà importante riuscire a leggere in anticipo gli effetti di questi cambiamenti per avvicinare la domanda e l’offerta di lavoro, facilitando la vita sia dei candidati che degli HR”.