Tutti assolti; il crac di Mps non è colpa di nessuno
I giudici di Milano hanno assolto i grandi dirigenti protagonisti di una delle vicende più complesse, misteriose, e costose per i risparmiatori della storia d'Italia
Ieri si è conclusa una storia di scandali e processi durata 13 anni. Il Crac di Mps non sarebbe dunque colpa di nessuno. I giudici di Milano hanno infatti assolto Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ex vertici di Mps, oltre a Paolo Salvadori, ex presidente del collegio sindacale, e la banca stessa, nel processo per falso in bilancio e aggiotaggio sul filone delle indagini che riguarda la contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria tra il 2012 e il 2015. Il giudizio di ieri, scontato per molti analisti, arriva dopo l'assoluzione dell’11 ottobre, da parte della Corte di Cassazione degli imputati del processo principale sulla contabilizzazione dei due derivati dal 2009 al 2011. Assoluzione che oltre ad aver respinto risarcimenti da parte delle più di 2.000 parti civili, ha anche evidenziato una spaccatura all’interno della giustizia. La procura di Milano aveva infatti chiesto al termine delle indagini preliminari l'archiviazione del fascicolo, ma l'opposizione di alcuni piccoli azionisti era stata accolta da un primo giudice che ne dispose l'imputazione coatta. Un altro Gup, nell'aprile 2018, aveva poi rinviato a giudizio i tre imputati nonostante la procura avesse chiesto il proscioglimento dalle accuse continuando a sostenere che da parte degli imputati non ci fu "l'intenzione di ingannare nessuno". Procedendo velocemente, arriviamo al 2020 dove è arrivata la condanna a 6 anni per Profumo e Viola, a 3 per Salvadori e una sanzione pecuniaria di 800.000 euro per la banca. Sentenza che ieri è stata ribaltata dato che secondo i giudici il “fatto non sussiste”. Si è dunque messa fine ad una vicenda che ha segnato la storia finanziaria dell’Italia con una macchia nera, minandone la credibilità, senza l’individuazione dei colpevoli e lasciando gli azionisti e i contribuenti con l'amaro in bocca.
I vantaggi per Mps
La sentenza di ieri risulta essere importante per l’attuale gestione della banca perché ne riduce i rischi legali presenti nel bilancio dell'istituto. Gli analisti di Mediobanca hanno infatti evidenziato che una parte materiale del petitum potrebbe essere riclassificata da probabile a possibile o remota. Per gli analisti il rilascio minimo degli accantonamenti potrebbe aggirarsi intorno a 0,2 miliardi di euro, per arrivare fino a 0,55 miliardi di euro, qualora tutte le possibili azioni extragiudiziali fossero riclassificate come possibili o remote.
Già nel comunicato stampa diffuso l'8 novembre scorso, in occasione della pubblicazione dei risultati al 30 settembre 2023, Mps ricordava che, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione dell'11 ottobre 2023 si è proceduto a declassare da "possibile" a "remoto" il rischio relativo ad alcuni procedimenti legali e richieste stragiudiziali. Questo ha avuto come conseguenza che l'ammontare complessivo di contenzioso e richieste stragiudiziali connesse alle informazioni finanziarie diffuse nel periodo 2008-2015 si è sensibilmente ridotto, passando da 4,1 miliardi di euro di giugno a 2,9 miliardi di euro a settembre. A questo si è anche aggiunto che a partire dall’11 ottobre tutte le pretese stragiudiziali, notificate successivamente al 29 aprile 2018, in coerenza con quanto deciso dalla sentenza della Corte di Cassazione sono state prescritte. In generale potrebbero liberarsi cifre per un miliardo, cifra non ancora confermata, legata a cause civili e costituzioni di parte civile nel procedimento, tra reclami o richieste stragiudiziali.
“Il prossimo catalizzatore è il quarto trimestre 2023, dove verrà annunciato il rilascio delle riserve. A nostro avviso le fusioni e acquisizioni rappresentano ancora l'obiettivo finale di BMPS (Banca Monte Paschi Siena)”, sottolineano gli analisti. Obiettivo allontanato oggi dall’Ad, Giuseppe Castagna, di Banca Bpm che ha sottolineato come “benissimo Mps e se i risultati sono questi è ovvio che c'è un futuro per la banca, ma da qui a dire che c'è un interesse ce ne corre”.