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(Ansa)
Economia

Università: ecco le facoltà da fare per avere un lavoro sicuro

Ingegneria, tecnologia, ma non solo... Facoltà per facoltà quali sono le materie che garantiscono i tassi più alti di occupazione post laurea

In quattro anni servono oltre 3 milioni di lavoratori. Ma con che tipo di formazione? E con che prospettive? Cosa vuole davvero il mondo del lavoro? Da oggi al 2028 la forbice va dai 3,1 ai 3,6 milioni (Rapporto Excelsior "Scenari per l’orientamento e la programmazione della formazione" ha fotografato). I dati indicano che le lauree più ricercate dal mondo del lavoro sono quelle in ambito informatico, economico-statistico, insegnamento e formazione (comprese scienze motorie) e il settore medico-sanitario. Oltre, naturalmente, allematerie STEM (tecnico-scientifiche), ingegneria al primo posto. È vero ma non abbiamo bisogno solo di laureati, l’Italia ha in realtà estrema necessità di operai specializzati e tecnici. Siamo un Paese che si sta spostando sui servizi, ma il mondo del lavoro produttivo è ancora a maggioranza manifatturiera e siamo troppo carenti di lavoratori qualificati. Si deve pensare a questo per il futuro del Paese”, commenta Sabrina Bonomi, professoressa di organizzazione aziendale all’Università e-Campus e socia fondatrice della Scuola di Economia Civile.

Il tasso di occupazione dei laureati in Italia ha raggiunto il 74,6%, un aumento di 4 punti sul periodo pre-crisi del 2008, anche se siamo indietro all’89,3% medio europeo. E la disparità territoriale è costante: 89,2% al Nord contro il 69,9% del Mezzogiorno. Le Lauree con i maggior tassi di occupazione negli ultimi anni sono Ingegneria Industriale e dell’Informazione (95,6%), Informatica e Tecnologie ICT (94,6%), Architettura e Ingegneria Civile (92,5%), Settore Economico (91,2%) e Settore Medico Sanitario e Farmaceutico: (90,9%). E per il futuro? I percorsi Stem dovrebbero offrire in media tra i 72mila e gli 82 mila posti di lavoro all’anno (solo gli indirizzi di ingegneria a soli coprono tra i 36mila e i 41 mila posti). Tra i percorsi non-Stem primo posto per le discipline economico-statistiche (fabbisogno stimato tra 44mila e 50mila persone all’anno). A seguire insegnamento e formazione, comprese scienze motorie (42-45 mila unità). Si prevedono 38mila posti annui per l’indirizzo medico-sanitario, intorno alle 28mila assunzioni per l’area giuridica e politico sociale. Occupazione e per quanto riguarda gli stipendi? Le lauree in informatica e tecnologie ICT, insieme a ingegneria industriale e dell’informazione, offrono stipendi netti superiori ai 2.000 euro mensili, per quelle economiche si viaggia intorno ai 1700 euro. Non superano i 1500 euro mensili le lauree in educazione e formazione e psicologia.

Le competenze digitali mancano come il pane in Italia. “Ci sono settori in ginocchio. Servono competenze digitali necessarie per il controllo della produzione (tutte le macchine sono guidate digitalmente). Abbiamo bisogno di figure intermedie. Siamo troppo carenti di operai specializzati e tecnici” continua la Professoressa Bonomi. E non è solo questione di diplomati e neolaureati che non riescono a colmare la domanda del mercato, ma anche di un ritardo delle imprese stesse. Basti pensare che solo il 10% delle aziende è in grado di usare l’intelligenza artificiale, con un ulteriore 15% che ha in programma investimenti entro tre anni.

Informatici, ingegneri, medici e infermieri. Servono i laureati specializzati, ma di cosa ha bisogno il mondo del lavoro per fare crescere il Paese e cosa cerca? “In uno scenario di incertezza e complessità nei laureati sono richieste sempre più le soft skill. Nella selezione del mondo del lavoro si cercano laureati che abbiano una visione sistemica, capacità di interpretare la realtà, comprendere e valorizzare le differenze. Siamo ormai in un mondo dove la laurea è solo la partenza, si deve studiare tutta la vita. E la capacità di interpretare la realtà e il sapersi continuamente rimettere in gioco sono quello che fa la differenza. E sono quello che farà la differenza per la crescita economica del Paese”, conclude Bonomi.

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Cristina Colli