Urbano Cairo Rcs
ANSA/MATTEO BAZZI
Economia

La vanità e la bravura di Cairo "mani di forbice"

Ha rimesso a posto i conti della 7 e della Rcs. E da quando è padrone di casa, il suo nome compare in ben 554 articoli del Corriere

Sui risultati raggiunti da Urbano Cairo con le sue aziende c’è poco da dire: sono notevoli. Oggi l’imprenditore guida un gruppo da 1,3 miliardi di ricavi con un utile netto di 60 milioni, in netta crescita rispetto ai 52 del 2017. Il grosso del suo impero editoriale poggia sulla Rcs (acquistata nel 2016) con il suo miliardo e rotti di fatturato: qui, a furia di tagli ai costi e razionalizzazioni, Cairo ha dimezzato il debito e raddoppiato i margini (l’Ebitda) portandoli a 150 milioni. Mentre sul fronte televisivo la sua 7 ha aumentato l’audience giornaliera del 28 per cento.

«Il merito di Cairo» sostiene un analista che segue il gruppo da anni «è di aver saputo sfruttare le occasioni offerte in un settore difficile come quello dei media per aumentare il perimetro di attività. Ha lavorato molto bene sulla 7, che non perde più, e sui magazine di Cairo Editore, mentre sulla Rcs il processo di ristrutturazione è ancora in corso ma i risultati sono buoni». Ora dovrà affrontare un anno difficile, con il mercato pubblicitario ancora in calo. E, in prospettiva, sostiene l’analista, il gruppo deve darsi da fare sul digitale dove è «ancora molto indietro». 

Al giudizio positivo della borsa si aggiunge quello dei giornalisti del Corriere della sera, che vivono in un mondo dorato rispetto ai colleghi del resto della stampa italiana: le vendite tengono (280 mila copie giornaliere a gennaio), tagli agli stipendi e alla redazione non ce ne sono stati, il numero di giornalisti resta elevato (sono 340) grazie al lancio di una serie di inserti e allegati: da Buone notizie a Liberi tutti, dal nuovo Salute al mensile Cook.

Mentre nel mondo dei giornali le retribuzioni vengono sforbiciate e si passa da un ciclo di solidarietà all’altro, al Corsera gli interventi più «dolorosi» hanno riguardato le mazzette dei giornali, l’aumento del canone per l’auto aziendale, il rincaro della mensa… I tagli hanno investito soprattutto le forniture esterne, con la revisione dei contratti con la Vodafone, per esempio, o con i fornitori di carta e le agenzie viaggi. Fino allo scontro con il fondo Blackstone per abbassare l’affitto del palazzo in via Solferino a Milano (4 milioni l’anno). Revisioni che hanno provocato, all’inizio, un forte allungamento dei pagamenti perché nei primi mesi lo stesso Cairo voleva verificare ogni singola spesa. 

Sovraesposizione sul giornale

In un quadro tutto sommato roseo, i redattori perdonano le frequenti ingerenze e la sovraesposizione di Cairo sul loro giornale. Che è davvero imbarazzante: solo dall’inizio di quest’anno, in meno di tre mesi, Urbano Cairo è stato citato dal Corriere della Sera in ben 51 articoli. E dal 2016, cioè da quando è diventato il padrone di casa, il suo nome è comparso sulle prestigiose pagine del quotidiano per 554 volte: articoli sul Toro, sul mondo della Tv, sui convegni a cui Cairo ha partecipato, sui premi vinti. Nei sedici anni precedenti, durante i quali comunque era diventato proprietario del Toro (2005) e della 7 (2013), Cairo aveva meritato dal Corrierone solo 261 citazioni, meno della metà di quelle ottenute negli ultimi tre anni. Insomma, un padrone molto presente. E un po’ vanitoso.

I più letti

avatar-icon

Guido Fontanelli