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(Ansa)
Economia

Tutti i vantaggi del taglio dei tassi di interesse da parte della Bce

La decisione, tardiva ed attesissima, di Francoforte comporta vantaggi enormi ed immediati per tutti

Ci siamo, dopo quasi due anni arriva un po’ di ossigeno per famiglie e imprese. Dopo dieci rialzi consecutivi Francoforte oggi ha tagliato i tassi di interesse di un quarto di punto. Alla vigilia delle elezioni europee la Bce ha fermato la politica rialzista iniziata nel luglio 2022. È la prima volta dal 2008 che il costo del denaro viene ridotto perché l’inflazione si sta avvicinando all’obiettivo del 2% e non perché si deve combattere una crisi finanziaria. L’impatto ci sarà per gli investitori, per i cittadini, per le imprese e per gli Stati dell’Unione. Certo dipende anche dalla velocità con cui procederà la diminuzione del costo del denaro. Ma le conseguenze iniziano da subito.

Innanzitutto, rate dei mutui più leggere. Ad accorgersene sarà soprattutto chi ha un mutuo a tasso variabile. Facile.it ha calcolato un calo immediato di 18 euro al mese. Una rata che a maggio 2024 è arrivata a 747 euro al mese potrebbe scendere di 37 euro entro la fine dell’anno e arrivare a 692 euro tra 12 mesi. Chi ha un mutuo a tasso fisso potrebbe sborsare 100 euro in meno al mese entro l’estate 2025. Questo significa anche un sollievo per il mercato immobiliare che in questi anni ha sofferto per l’impatto della politica monetaria sui mutui e quindi sulla minor disponibilità delle famiglie.

Credito meno caro vuol dire anche aumento dei prestiti, per famiglie e imprese che possono accedervi in modo più vantaggioso. Conseguenze? Una spinta alla ripresa dei consumi e degli investimenti. Più fondi delle imprese spesi per attività produttive e commerciali si traducono in carburante all’attività economica del Paese e all’occupazione.

C’è poi l’effetto benefico per le casse dello Stato. Con un debito pubblico di 2900 miliardi di euro conviene dover pagare interessi minori. L'Ufficio Parlamentare di Bilancio ha calcolato un possibile risparmio di 3 miliardi già nel corso del 2024, se il taglio da qui a dicembre si attesterà sui 100 punti base. Quindi debito pubblico meno pesante con i tassi sforbiciati.

Dall’altra parte ci sono due “ma”. I Titoli di Stato rischiano di essere meno appetibili con l’abbassamento dei tassi di interesse. Calano infatti i rendimenti per i consumatori che negli ultimi anni hanno investito nei Btp proprio perché l’alto costo del denaro significava rendita maggiore. Potrebbe essere un problema per il governo Meloni che ha fatto affidamento sui titoli dedicati proprio ai piccoli risparmiatori. È vero anche però che rendite alte dei Btp sono una spesa per lo Stato, che quindi diminuirà con il taglio dei tassi.

L’altro “ma” è l’euro. Di solito una politica monetaria più morbida indebolisce la valuta. E la Bce ha preso una strada più accomodante rispetto alla Fed (la settimana prossima non si attende, salvo sorprese, un taglio dei tassi oltre Oceano). Quindi euro più debole sul dollaro. Conseguenza? Le importazioni in moneta americana saranno più costose per i Paesi dell’Unione. A risentirne, finche non ci sarà un riallineamento tra Usa e Eurozona, potrebbero essere le imprese.

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Cristina Colli