Anche i russi lo dicono: difficile sostituire le vendite di gas agli europei
Entro il 1° giugno Mosca dovrà presentare un piano per nuovi gasdotti verso est. I dubbi Kommersant, di più importante giornale economico-finanziario russo
Entro il 1° giugno il governo russo dovrà fornire al presidente Vladimir Putin un piano per la costruzione delle infrastrutture necessarie per dirottare le forniture di gas e petrolio verso sud ed est, alla ricerca di acquirenti che sostituiscano i clienti europei. Ma si tratta di un obiettivo difficile da raggiungere. E non lo dicono solo gli analisti occidentali. A spiegarlo in modo molto chiaro è il quotidiano Kommersant («L’uomo d’affari»), il più importante giornale economico-finanziario russo con una tiratura di circa 130 mila copie. Secondo Kommersant, «la costruzione di ulteriori gasdotti e l'espansione della capacità esistente richiederà almeno cinque anni, mentre non ci sono contratti con i paesi asiatici per l'acquisto di petrolio e gas russi in tali volumi».
Come ricorda il quotidiano russo, «l'Europa, che rappresenta fino al 60% delle esportazioni di petrolio e prodotti petroliferi dalla Russia e oltre il 70% delle esportazioni di gas, sta cercando di ridurre la sua dipendenza dall'energia russa a causa di un'operazione militare in Ucraina. Le sanzioni dell’Ue hanno già complicato il finanziamento e la logistica delle forniture di petrolio dalla Russia. L'Europa sta discutendo sempre più attivamente della possibilità di abbandonare completamente le importazioni di petrolio russo, anche se, secondo il presidente della Federazione Russa, in ogni caso non sarà in grado di abbandonare immediatamente il gas russo».
Vladimir Putin ha incaricato il governo di diversificare le esportazioni, riorientandole a sud e ad est, in Paesi dell'Africa, dell’America Latina e dell’Asia-Pacifico, sottolineando che è necessario prevedere la costruzione di nuovi oleodotti e gasdotti dai giacimenti in Siberia Occidentale e Orientale. «È necessario accelerare l'attuazione di progetti infrastrutturali, ferroviari, oleodotti, portuali, che nei prossimi anni consentiranno di reindirizzare le forniture di petrolio e gas dall'Occidente a mercati promettenti: a sud e ad est», ha affermato Vladimir Putin.
Tra le altre cose, il presidente ha chiesto di includere i gasdotti Forza della Siberia e Sakhalin—Khabarovsk— Vladivostok (Skv,) in un unico sistema di approvvigionamento di gas verso la Cina. Forza della Siberia può trasportare 38 miliardi di metri cubi di gas mentre Skv 36 miliardi di metri cubi. Poi c’è il progetto di costruire il gasdotto «la Forza della Siberia-2» che dal giacimento di Yamal dovrebbe fortare il metano in Mongolia e in Cina.
Kommersant sottolinea che «Gazprom avrà per la prima volta l'opportunità di reindirizzare le risorse della Siberia occidentale in direzione est. Tuttavia, l'unico possibile acquirente di questo gas è la Cina, i cui negoziati con il contratto per la Forza della Siberia sono durati più di dieci anni. Il contratto per la Forza della Siberia-2 non è stato ancora firmato e la capacità di questo gasdotto è prevista per un volume di 50 miliardi di metri cubi all'anno, quasi tre volte inferiore a quello che Gazprom ha venduto ai paesi dell’Ue nel 2021». Inoltre «la redditività di tali forniture... probabilmente sarà bassa e non permetterà di compensare la perdita di entrate sul mercato dell'Ue. Il periodo di costruzione di un tale gasdotto può essere di circa cinque anni».
Per quanto riguarda il petrolio, l'ordine del presidente potrebbe implicare l'espansione del sistema di oleodotti dalla Siberia orientale verso il Pacifico, al fine di sostituire almeno in parte le potenziali perdite di vendite di greggio all'Europa attraverso l'oleodotto Druzhba (36 milioni di tonnellate nel 2021). Questi volumi possono già essere reindirizzati in Asia via mare, la capacità dei porti nel Baltico e nel Mar Nero consente già di farlo senza ulteriori investimenti. «Ma a causa delle sanzioni» scrive il quotidiano «le compagnie russe stanno affrontando problemi con il trasporto di navi cisterna, che potrebbero peggiorare se l’Ue e gli Stati Uniti stringessero le restrizioni. Dopo l'introduzione delle sanzioni statunitensi sulle esportazioni di petrolio, l'Iran è stato costretto a creare una compagnia di navigazione statale e acquistare petroliere dal mercato per portare le sue materie prime in Cina».
Per sostituire il flusso di petrolio che ora viene spedito in Europa «è necessario aumentare la potenza dell’oleodotto Vto-1 del 50%». E ciò significa costi aggiuntivi e altro tempo. Il quotidiano russo cita l’analista Sergey Garamita di Raiffeisenbank secondo il quale l'espansione a lungo termine dei gasdotti e degli oleodotti verso est può avere senso, ma la posa dei tubi non è rapida e ed è costosa. Ricorda che la costruzione di VTO-1 è iniziata nel 2006 e completata nel 2009, e la sua espansione dagli originali 30 milioni di tonnellate prima a 58 milioni di tonnellate e poi a 80 milioni di tonnellate ha richiesto dieci anni.
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