Via della Seta, cos'è, chi la vuole, chi no
La guida al progetto che dovrebbe legare ancor di più Cina ed Europa ma che non piace a tutti
Via della Seta, un nome che sa di storia ma più attuale che mai con intrecci economici e politici (oggi come allora) tra Cina, Italia ed Europa in genere. Un'opera (o meglio, una serie di opere ed infrastrutture) al centro della cronaca politica e che ovviamente divide tra favorevoli e contrari.
Via della Seta, di cosa si tratta
La "Via della Seta" ricorda i percorsi appunto del famoso tessuto prodotto in Oriente e che arriva via mare, soprattutto, in Europa diversi secoli fa. Una tratta che nel 2013 il presidente cinese Xi Jinping, ha voluto trasformare in un vero e proprio progetto industriale, commerciale e di infrastrutture per poter ampliare la forza economica del suo paese in Europa.
Il progetto, denominat anche "Belt and Road", prevede la realizzazione di tratte ferroviarie ad alte velocità, autostrade e creazione o ampliamento di porti dalla Cina all'Europa, attraverso tutta l'Asia.
La Cina è il principale paese coinvolto in questo progeto, ma non l'unico. Anche Russia ed India, oltre ad altri paesi, hanno dato il loro consenso e messo a disposizione ingenti somme di denaro. Per questo è stata creata la Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture con una cassaforte da 100 miliardi di dollari il 30% dei quali arrivati proprio da Pechino.
La rotta terrestre attraversa l'Asia per arrivare al nord Europa senza sfiorare l'Italia. Il nostro paese però è coinvolto invece nella tratta marittima, che percorrendo l'Oceano indiano avrebbe proprio nel nostro paese il suo ultimo porto di approdo prima della movimentazione delle merci via terra.
Il Governo Gentiloni, nel 2017, mise a disposizione tre diverse soluzioni: Genova, Venezia e soprattutto Trieste, il preferito dalla Cina.
Via della Seta, le divisioni politiche
Il progetto divide il mondo politico. Al momento nessuna delle particoinvolte ha una posizione precisa. Si teme infatti che attraverso questi investimenti la Cina possa di fatto "comprare" pezzi di infrastrutture statali italiane; il secondo rischio poi è che questa nuova rete si trasformi in un vantagio economico soprattutto per la Cina ai danni dell'Europa.
La prima infatti ad avere dei dubbi è proprio la Ue. Da Bruxelles infatti ricordano come "Pechino si un partner dell'Europa ma anche un concorrente ed un rivale sistemico".
Nel governo le posizioni dei due partiti di maggioranza sono divise.
Di Maio, per il Movimento 5 Stelle, sostiene che la Via della Seta sia “un’opportunità per riequilibrare il livello di import ed export. Dobbiamo esportare di più verso la Cina; l’Italia non vuole però stravolgere gli assetti internazionali o nuove alleanze a livello geopolitico”.
La Lega invece ha dubbi maggiori. Il leader Salvini ha ripetuto che “bisogna stare molto, molto attenti al rischio di mettere a disposizione di investitori stranieri infrastrutture vitali per l’Italia, penso ai dati, alle reti, ai porti, agli aeroporti. Aprire nuovi mercati alle imprese italiane e agli imprenditori italiani è fondamentale, però bisogna tutelare l’interesse nazionale e la sicurezza nazionale. L’auspicio è che l’accordo non preveda investimenti cinesi in settori strategici nazionali”.
A giorni è prevista la firma di un quadro di protocollo Italia-Cina sul progetto. Il premier Conte ha ribadito la massima attenzione e che quale sia l'accordo non sarà nulla di vincolante
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