Vini e alcolici, le cifre del made in Italy vincente
Quello degli spirits di casa nostra si conferma uno dei settori trainanti e di maggior successo dell'economia nazionale
Gli alert sanitari sulle bottiglie di vino e alcol (come accade sui pacchetti di sigarette) allarmano un mercato made in Italy che solo in Italia vale 14 miliardi di euro l’anno e che nel 2022 ha raggiungo un record storico sull’export (8 miliardi di euro). «Anche il comparto degli spirits registra numeri importanti con un valore export nei primi nove mesi 2022 pari a circa 1,2 miliardi di euro», spiega Micaela Pallini, Presidente Federvini.
E ora quest’industria teme le “etichette” con le avvertenze sanitarie che per prima l’Irlanda potrebbe iniziare ad usare per le bottiglie di vino, birra e liquore. La discussione a Bruxelles è iniziata nel 2021. Subito e sempre contrari alle scritte sulle etichette (“il consumo di alcol provoca malattie.”) i paesi maggiori produttori, tra i quali ovviamente l’Italia, oltre a Francia e Spagna. Gli health warning, spiegano i produttori e le associazioni di categorie, potrebbero incidere molto su un mercato che crea un’occupazione di oltre 1,3 milioni di addetti nel nostro Paese.
VINI E ALCOLICI: I NUMERI DEL 2022 PREMIANO L’EXPORT MADE IN ITALY
I dati del 2022 (Federvini) fotografano un anno per il mercato di vini e spirits per l’Italia con export anche a doppie cifre, una lieve diminuzione nel GDO e una ripresa del consumo “fuori casa”. In linea con la situazione economica generale: + 2,9% per i consumi delle famiglie e +10,5% nelle esportazioni. Per il 2023 le previsioni sono rispettivamente del -0,4% e del + 2,7%.Il settore (14 miliardi di euro e 1,3 milioni di occupati nei più diversi ambiti) ha una produzione diversificata: 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% a vini da tavola.Nel 2022 le vendite (GDO Italia) di vini hanno segnato un lieve calo (-3,5%, 2.006 milioni di euro).
A soffrire soprattutto le bottiglie Dop (-5,2%) e IGP (-3,1%), con una diminuzione in termini di volumi (ettolitri) di oltre l'8%. Per quanto riguarda l'export invece l’Italia è crescita ovunque, tranne in Cina e in Germania. In alcuni paesi il boom è stato a doppie cifre come il +33,9% per fermi e frizzanti in UK, +82,5% per gli spumanti sempre in UK. Interessante il quasi +20% di esportazione di spumanti italiani nella concorrente Francia. Italia, con Cile e Australia sono stati gli unici esportatori di vini a crescere anche in termini di volumi, quasi dell'1%.
Per quanto riguarda gli spirits (distillati liquori aperitivi amari e acquaviti) è l'export che fa da padrone, continuando la sua corsa e registrando nel 2022 un +32% a valore e + 21% a volume. Tra gennaio e agosto 2022 i liquori made in Italy hanno portato 345 milioni di euro (+27% sul 2021). Gli aperitivi alcolici trainano sempre con un +18% sul 2021, grazie alle ottime performance dei pre-mixati.Per vini e alcolici nel mercato italiano c’è stata la ripresa inoltre dei consumi “fuori casa” nel 2022, con il mercato AFH che ha raggiunto i 90 miliardi di euro (+38% verso 2021; +6% verso 2019).
VINI E SPIRITS: LE SFIDE DEL 2023 DEL SETTORE
Il record per le esportazioni del vino italiano nel mondo, 8 miliardi di euro (bilancio Coldiretti su base dei dati Istat), è arrivato nel 2022 nonostante il settore stia vivendo l’impatto degli aumenti dei costi di produzione diretti o indiretti dovuti al caro energia. Si va da +129% per il gasolio al +170% dei concimi, + 35% per le etichette e 45% per i cartoni di imballaggio. Oggi una bottiglia costa fino al 50% in più rispetto al 2021.
E il 2023?
«Per i settori vino e spirits sarà un anno decisamente in salita. È evidente che ci muoviamo in uno scenario di mercato complicato ed in continua evoluzione: I dati dell’osservatorio Federvini mostrano chiaramente un rallentamento legato al contesto economico internazionale nel quale si evidenzia un’Inflazione particolarmente elevata. – conclude Micaela Pallini, Presidente Fedevini- Sicuramente occorre pianificare una strategia incentrata sulla diversificazione dei mercati di destinazione. Tale strategia può essere coadiuvata da un lato dalla leva promozionale e dall’altro da una maggiore proattività dell’Unione Europea nel concludere ulteriori accordi di libero scambio con i paesi extra-Ue».