Whirlpool a Varese inforna la ripresa
Mentre Electrolux vara un piano lacrime e sangue e Indesit cerca un alleato straniero per il rilancio, l'azienda investe in Italia. E crea il polo dell'elettrodomestico di qualità
Hanno chiamato la tecnologia dei loro elettrodomestici «Sesto senso». E mai come nei prossimi mesi alla multinazionale americana Whirlpool servirà usare al meglio questa percezione extrasensoriale: «in cottura» c’è la chiusura di uno stabilimento in Svezia con 330 dipendenti e il trasferimento della produzione di forni a microonde a Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, dove saranno concentrate anche le attività di ricerca e sviluppo in quello che diventerà l’hub europeo degli elettrodomestici da incasso con 2,4 milioni di pezzi annui prodotti. Una decisione sostenuta da un investimento di 250 milioni di euro nell’impianto lombardo e di circa 300 milioni sugli altri siti italiani (Siena e Napoli), ma anche un’iniezione di fiducia per i 2.500 dipendenti divisi tra la sede produttiva di Cassinetta di Biandronno e il vicino headquarter di Comerio che arriva proprio quando a qualche centinaio di chilometri, in Friuli, si consuma uno dei momenti più drammatici per il settore degli elettrodomestici italiani, che dal 2008 al 2012 ha visto crollare il fatturato del 29 per cento e andare in fumo più di 20 mila posti di lavoro: il colosso svedese Electrolux minaccia di chiudere uno dei quattro siti produttivi nel nostro Paese se gli operai non accetteranno un forte taglio a stipendio e orario di lavoro, riducendo così il divario del costo del lavoro tra Italia e Polonia, una marcia a tappe sempre più forzate verso la delocalizzazione produttiva nell’Est Europa già percorsa da grandi nomi del made in Italy come Candy e Indesit.
Anche a Fabriano, la capitale marchigiana dell’elettrodomestico tricolore, si respira un’aria pesante: il gruppo Indesit ha chiesto due anni di cassa integrazione straordinaria per oltre 1.700 addetti in attesa che la famiglia Merloni decida il partner strategico con cui andare a nozze, diventando così il prossimo pezzo di storia italiana a finire in mani straniere. In lizza, come c’era da aspettarsi, ci sarebbero soltanto colossi esteri: i turchi di Arcelik, i cinesi di Haier e di Midea, gli svedesi di Electrolux, i tedeschi di Bosch-Siemens oltre agli americani di Whirlpool, che hanno subito smentito ogni interesse, confermando invece i piani di sviluppo dello stabilimento di Cassinetta, dove già negli anni Cinquanta il cumenda milanese Giovanni Borghi realizzava frigoriferi e fornelli con il glorioso marchio Ignis. Un imprenditore illuminato, una sorta di Adriano Olivetti lombardo, innamorato delle sue fabbriche e dello sport (è stato il fondatore della Pallacanestro Varese e del Varese calcio), amore che ha portato in azienda realizzando mezzo secolo fa una piscina olimpionica e campi da tennis e da basket ancora oggi a disposizione dei dipendenti di Cassinetta e Comerio, che dagli anni Novanta sono passati sotto il cappello di Philips e poi di Whirlpool.
La multinazionale americana ha trasferito qui il suo quartier generaleEmea (Europa, Medio Oriente e Africa), da dove gestisce la presenza del marchio in 32 paesi europei e l’attività di sette siti produttivi. Non che la crisi abbia risparmiato gli uffici affacciati sul Lago di Varese, in cui convivono 27 nazionalità e 21 lingue diverse: lo stabilimento di Trento, dove si realizzano frigoriferi da incasso, sarà chiuso entro la fine dell’anno e i 450 dipendenti aiutati a ricollocarsi con incentivi alla formazione, mentre la fabbrica di Cassinetta è già «dimagrita» da 5 mila a mille operai, che ora sono in contratto di solidarietà e lavorano su un solo turno per produrre gli 1,7 milioni di forni e piani cottura destinati a essere inseriti nelle cucine più prestigiose d’Europa, ma a differenza dei loro «colleghi» gli stipendi non sono stati ridotti così come il livello di welfare aziendale. Anche qui si cercano economie di scala per contrastare prezzi in calo e costi delle materie prime cresciuti in media del 30 per cento, ma la creazione del polo europeo dell’elettrodomestico da incasso garantirà margini più elevati alle produzioni italiane, che solo puntando sulla qualità potranno sopravvivere allo strapotere asiatico di Lg, Samsung e Haier. «Il welfare è da sempre nel nostro dna e dall’indagine di clima aziendale che realizziamo ogni anno ci siamo resi conto di come questo tema sia molto sentito dai dipendenti» dice Alessio Radice, responsabile delle strategie di welfare di Whirlpool Emea. «E visto che il business sta puntando su Cassinetta e Comerio, anche noi dobbiamo garantire il benessere dei dipendenti che poi si traduce in una maggiore produttività». E così è partito Health works, il programma aziendale che prevede un miglior bilanciamento tra vita lavorativa e famiglia (con due ore di flessibilità in entrata e niente timbratura del cartellino d’uscita), sconti e convenzioni per visite mediche e posti riservati negli asili della zona e nei campi vacanze per i figli dei dipendenti.
Lo scorso settembre è nato anche il Welcome back training, che dà un supporto ai lavoratori per il reinserimento dopo un’assenza prolungata, ed è un mix di attività di formazione, affiancamento sul lavoro e coaching individuale, mentre sta muovendo i primi passi la collaborazione globale con Google per la nascita di una piattaforma web che rivoluzionerà il modo di lavorare e l’ambiente di lavoro in Whirlpool, con il dimezzamento dei tempi decisionali e del numero di riunioni grazie al cloud. Una cultura digitale che lascerà più tempo per frequentare corsi di scrittura creativa, di gestione dell’orto casalingo, per acquistare prodotti a km zero al mercatino del giovedì o per affiliarsi a una delle 18 sezioni del Cral aziendale che conta 2 mila iscritti. Anche per il welfare ci vuole il sesto senso...