Ed Sheeran: trionfo a Roma - La recensione
Il cantante inglese ha incantato i 10.000 spettatori del PalaLottomatica
E’ ancora possibile nel 2015, per un giovane artista, vendere milioni di album con canzoni prevalentemente acustiche, lasciando soddisfatti sia i teenager, cresciuti con musica plastificata ascoltata sul telefonino, che i loro genitori? A giudicare dal convincente concerto di Ed Sheeran, ieri sera al PalaLottomatica di Roma, la risposta è affermativa.
Capelli rossi, lentiggini, sguardo timido, abbigliamento simil-grunge anni Novanta, Sheeran è assai diverso dai canoni estetici dei suoi coetanei Justin Bieber e One Direction e, per fortuna, questa diversità si riflette anche nella sua musica. Un pop di qualità, con influenze folk, soul, r&b e hip hop, nobilitato spesso da testi personali e profondi.
Dopo l’exploit dell’album + del 2011, che ha venduto oltre due milioni di copie aggiudicandosi sei dischi di platino, Ed non ha capitalizzato il successo con un altro disco scritto in fretta e furia, ma ha aspettato quasi tre anni per la seconda uscita, X, dimostrando visione e lungimiranza.
Accanto ai suoi storici collaboratori Johnny McDaid e Jake Gosling, Sheeran si è circondato di produttori d’eccezione come Rick Rubin, Pharrell Williams, Benny Blanco e Jeff Bhasker, che hanno aggiunto nuove sfumature e colori alla sua musica.
Il live è il vero banco di prova per un giovane cantautore e Sheeran ha superato la prova a pieni voti, anche per il coraggio di suonare da solo, chitarra in spalla e loop station, senza avere dietro una band in grado di coprire eventuali imperfezioni. Un compito non facile soprattutto quando hai davanti 10.000 fan, in larga maggioranza di sesso femminile, che urlano di entusiasmo a ogni canzone, anche durante le ballad più delicate e intimiste.
Il PalaLottomatica era già esaurito da mesi, così come stasera il Mediolanum Forum di Assago che ospiterà la seconda tappa del suo tour italiano.
Il cantante fa il suo ingresso poco dopo le 21, accolto dall’urlo assordante del PalaLottomatica, che fa rimpiangere quello del grande pittore Edvard Munch. Ed attacca subito I’m a mess, uno dei brani più amati dell’ultimo album X, ballata folk che acquista via via ritmo e velocità. “Grazie Roma!-saluta il cantante-Mi chiamo Ed e sono qui per intrattenervi!”.
Il palco è essenziale, c’è solo un grande videowall, con schermi asimmetrici, ad accompagnare le sue canzoni, oltre a un bel gioco di luci a creare la giusta atmosfera.
Le immagini di due Playmobil introducono la hit Lego house, che tanto ha contribuito a lanciare la sua carriera ai tempi del primo album +. I ritmi si fanno ancora più sostenuti con il godibile r&b di Don’t, nel quale Ed sventola una bandiera italiana e rivela la sua singolare capacità di cantare in modo quasi rappato, dimostrando una grande padronanza della dinamica vocale.
Il mash-up del brano con No diggity dei Blackstreet, capolavoro r&b del 1996, è da applausi. Grande entusiasmo suscita anche Drunk, mentre in Take it back Ed ritorna a rappare con un flow invidiabile, salendo sopra una cassa. Il brano è impreziosito da un refrain che nessun rapper è in grado di cantare e soprattutto da una porzione di Superstition di Stevie Wonder che ha fatto la gioia degli accompagnatori over quaranta delle giovani spettatrici.
Sheeran ha dichiarato che uno dei suoi idoli è Van Morrison e l’influenza del grande cantautore irlandese è evidente nelle ballad One e Tenerife sea, cantate improvvidamente a squarciagola dalle calorosissime fan, che in alcuni momenti vengono redarguite dallo stesso cantante perché coprono la sua voce.
La cover da brividi di Can’t help falling in love di Elvis Presley introduce il singolo del momento, l’emozionante Thinking out loud, resa ancora più suggestiva dagli smartphone che illuminano il PalaLottomatica e dalle immagini del video.
La chiusura del concerto è affidata alle tre hit I see fire, colonna sonora del kolossal Lo Hobbit, A team, cantata a luci piene seduto sopra una delle casse, e Give me love, durante la quale salta una corda senza però pregiudicare la performance.
Ed saluta e si ritira per pochi minuti nel camerino. Il tempo di tirare un po' il fiato ed eccolo di nuovo sul palco a incitare il pubblico in You need me, dove si produce in un pregevole beat box da consumato rapper.
Gran finale con la superhit Sing, frutto del tocco magico del Re Mida del pop Pharrell Williams, che trasforma il PalaLottomatica in un’immensa discoteca dove nessuno vuole rimanere seduto al proprio posto.
Il concerto, durato un’ora e quaranta, ha confermato tutte le qualità di Ed Sheeran, in grado di passare con disinvoltura da ballate pop-folk a tiratissimi brani hip hop senza mai perdere l’intonazione, dimostrando doti da consumato entertainer nei riusciti mash-up con i brani del passato. Quanti artisti, a ventitré anni, sanno fare altrettanto?