Elezioni in Liguria: il partito dei manettari ha perso
La preannunciata vittoria del centrosinistra non si è concretizzata, a guidare la regione sarà il candidato di centrodestra Marco Bucci, attuale sindaco di Genova
In Liguria il centrosinistra doveva vincere in carrozza. Ancora una volta, i maghi dei pronostici hanno fallito clamorosamente. La vittoria del centrodestra, rappresentato da Marco Bucci, lancia due messaggi.
Il primo: il giustizialismo, il più delle volte, alle urne non paga. Si credeva che l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto l’ex governatore Giovanni Toti dovesse spianare la strada alla sinistra. Nell’illusione che bastasse sventolare il cappio dell’indignazione, per mesi tutti i leader del centrosinistra allargato hanno tuonato dalle piazze genovesi che «non bisogna tenere la Liguria ai domiciliari». Invece gli elettori hanno preferito confermare la linea di centrodestra piuttosto che affrontare il salto nel buio di una sinistra che si limita a cavalcare i processi. E certamente è stata premiata la scelta di puntare su Bucci, un sindaco che evidentemente da ampie fasce di cittadini è riconosciuto come professionista concreto e pragmatico, che ha lavorato bene sul territorio, di gran lunga preferibile rispetto a un dirigente di partito come Orlando segnato dall’impronta ideologica.
Il secondo messaggio lanciato dal voto ligure è che il campo largo non funziona. Non esiste, non si può fare, non ha alcun fascino agli occhi degli elettori. Qualcuno, in queste ore, obietta che se Conte non avesse posto il veto su Renzi, probabilmente la vittoria sarebbe stata a portata di mano. Può darsi, ma sono elucubrazioni senza senso. Non si fa politica con i “se”, anzi, al contrario, la politica è l’arte del possibile. Se non si è costituito un “campo largo” di ampio respiro, da Italia Viva a Fratoianni, è perché non c’erano le condizioni per farlo. Gli atti di sabotaggio, le schermaglie, i veti incrociati, le diatribe programmatiche e personali non nascono per caso: sono il sintomo di un progetto che non sta in piedi. E il voto ligure lo certifica ulteriormente: non esiste uno schieramento che possa accogliere tutte le componenti del centrosinistra, senza che un attimo dopo la casa crolli. E le scaramucce tra leader su chi dovrebbe essere il capo della carovana risultano prive di senso, se la carovana non è in grado di partire.
Il fatto che il centrosinistra si presenti sfaldato non autorizza il centrodestra a sedersi sugli allori. Gli attriti tra alleati restano, e Marco Bucci è stato il candidato civico provvidenziale che ha evitato uno scontro aperto sulle candidature, come si è già visto in passato. Ma, al di là di questo, il dato è chiaro: si vince con i programmi, si vince con la qualità delle persone. Si perde se ci si affida alle dichiarazioni di principio, o peggio ancora, agli atti delle procure.