Elio : "Con "La famiglia Addams" mi rimetto in gioco" - L'intervista
L'estroso artista debutterà mercoledì a Roma nei panni di Gomez, mentre Geppi Cucciari sarà Morticia
Non chiamatelo soltanto rock demenziale. La musica di Elio e le Storie Tese è un caleidoscopio di generi musicali eterogenei, il cui comune denominatore è la satira dissacrante che da sempre caratterizza i testi delle canzoni.
Il gruppo capitanato da Stefano Belisari, da tutti conosciuto come Elio, è sulla cresta dell’onda da oltre trent’anni grazie alla qualità musicale dei suoi componenti, tutti diplomati al conservatorio, che forniscono un tappeto musicale di alto livello ai testi corrosivi delle loro canzoni.
A conferma del suo multiforme talento, Elio è stato giudice in tre edizioni di X Factor, mostrando ottime doti di talent scout, nonchè protagonista in una versione da camera de Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini.
Elio sarà protagonista da mercoledì 4 febbraio fino al primo marzo del musical La famiglia Addams, in coppia con Geppi Cucciari, all’Auditorium Conciliazione di Roma.
La versione italiana dello spettacolo di Broadway, con le musiche originali di Andrew Lippa, vanta la regia di Giorgio Gallione, la traduzione e l’adattamento di Stefano Benni, le scene di Guido Fiorato, la direzione musicale di Cinzia Pennesi, le coreografie di Giovanni Di Cicco e le luci di Marco Filibeck. I costumi di scena sono disegnati da Antonio Marras e realizzati dalla Sartoria del Piccolo Teatro di Milano, con cristalli Swarovski.
Elio, che cosa rappresenta per te, a questo punto della carriera, il musical “La famiglia Addams”? Una sfida o una bella opportunità?
“Ho sempre voglia di fare cose nuove e quando me ne viene data l’opportunità sono lieto di farle, sempre che ne sia in grado. Erano tanti anni che volevo fare un musical, magari anche scriverlo, è un modo per mettere insieme tutto ciò che ho imparato a fare, tranne che ballare. Nella Famiglia Addams c’è una bella dose di rischio, che mi piace perché mi dà lo stimolo a dare il massimo. Temo sempre la ripetitività e la prevedibilità, non vorrei mai accettare un lavoro solo perché devo farlo. E’ una sfida, la prima volta che io e Geppi partecipiamo a un musical. Alla prova dei fatti abbiamo visto che ogni sera c’era gente entusiasta che rideva e che applaudiva, quindi credo che l’esperimento sia riuscito”.
Com’è ballare il tango con Geppi? Non sarà una prova generale per partecipare in futuro a “Ballando con le stelle”?
“Per fortuna abbiamo un ottimo insegnante, il coreografo Giovanni Di Cicco, che ha inquadrato perfettamente la situazione, portando me e Geppi a un livello dignitoso. Io partivo da zero e adesso diamo vita a un’esibizione che ha un senso e che, soprattutto, è credibile. Ho sempre voluto essere credibile in tutto ciò che faccio”.
Come ti sei accostato al personaggio di Gomez? L’hai personalizzato molto o sei rimasto fedele allo spirito del musical?
“Ho visto tutte e tre le versioni di Broadway e quella che mi piaciuta di più è dove Gomez è interpretato da Nathan Lane, è a lui che mi sono ispirato. Alcune battute e alcuni personaggi sono stati adattati alla realtà italiana, anche se la nostra messinscena è molto rispettosa dell’originale. Io non sono tra quelli che amano rivoluzionare uno spettacolo o una canzone, ma credo che i classici vadano rispettati. Pensa a Imagine, anche se ognuno ha dato la sua chiave di lettura della canzone, la versione originale di John Lennon è sempre la migliore”.
Come è nata l’idea di Stefano Benni come traduttore e adattatore dei testi?
“Non è una mia idea, ma dei produttori Antonio Murciano e Bruno Borraccini, l’hanno scelto loro così come tutto il resto, a me hanno chiesto giusto qualche consiglio. Hanno una grande esperienza in questo settore, io non sarei mai stato in grado di gestire un musical così grande. Il mio obiettivo è proprio quello di imparare e di conoscere ambienti nuovi”
Che cosa ne pensi del voto ricevuto da Mangoni (irresistibile performer nei concerti degli Eelst, di giorno stimato architetto) nelle elezioni presidenziali? Sei orgoglioso di lui?
“Ah ah ah ah ah. E’ un piccolo voto, ma al tempo stesso un grande voto per il nostro paese. Abbiamo sempre pensato che Mangoni fosse molto più in gamba di quello che la critica voleva far credere. Non importa la quantità, ma la qualità: quello a Mangoni è certamente un voto di qualità. Sono sicuro che lui, con la sua intelligenza e con la sua sottile strategia, ne farà buon uso e potrebbe perfino diventare l’ago della bilancia della politica italiana. Secondo me Mangoni è l’uomo adatto per un riavvicinamento tra Renzi ed Enrico Letta, un po’ come fece Ciarrapico con Berlusconi e De Benedetti”.
Sei soddisfatto dell'esperienza fatta con Il Musichione, il vostro esordio come unici conduttori di un programma tv? Ti piacerebbe fare un’altra trasmissione?
“In realtà vorrei andare avanti con Il Musichione, anche perché abbiamo fatto poche puntate e proprio alla fine abbiamo preso le misure. Ci siamo impegnati molto e ci abbiamo sempre creduto, per questo vorremmo riprenderla. Purtroppo oggi l’unico metro di valutazione è l’Auditel. Non sono d’accordo, se ci pensi, quasi tutti i capolavori del cinema italiani non sono stati grandi successi di pubblico. Si è visto che gran parte degli ascolti lo fa la collocazione di una trasmissione, non è un caso che le repliche, a un orario migliore, abbiano fatto il triplo di pubblico. Sono ancora convinto che la musica in televisione possa essere servita in maniera migliore rispetto a come viene trattata di solito”.
Il 25 novembre è uscito il cofanetto definitivo Dei megli dei nostri megli, 3 cd e 1 dvd. Che cosa si prova davanti a un oggetto che riassume trent’anni di vita e di lavoro?
“Il cofanetto nasce grazie al riallacciamento dei rapporti con il nostro produttore storico, Claudio Dentes, con il quale abbiamo lavorato nei primi cinque album. Claudio aveva da parte parecchio materiale , di cui noi stessi ci eravamo dimenticati, tra i quali alcuni inediti di 15-20 anni fa. Non è una vera e propria storia degli Eelst, ma una raccolta di brani e di video interessanti per chi ci segue da tanti anni”.
C'è un modo di rinnovarsi, restando credibili, dopo 30 anni di Elio e le Storie Tese?
“E’ il nostro obiettivo minimo, anche se non è detto che ci riesca sempre. Adesso stiamo affrontando una fase di cambiamenti, con Claudio Dentes siamo d’accordo che il cofanetto è il punto d’inizio dell’ultima fase degli Eelst. Non vogliamo chiudere in fase calante, ma vogliamo salutare il pubblico con i fuochi d’artificio. Ci stiamo riunendo proprio in questi giorni con gli altri componenti del gruppo per pensare a come farlo. Aspettatevi a breve delle sorprese”.
Che cosa nei pensi del cast di Sanremo 2015? A quale edizione, tra quelle a cui hai partecipato, sei più affezionato?
“Mi spiace, ma sono poco preparato sul festival di quest’anno. Il musical è un’esperienza quasi totalizzante. Quando sono libero, mi dedico alla mia famiglia, faccio cose normali come portare i bambini all’asilo. Ti prometto, però, che nei prossimi giorni mi impegnerò, mi piace Sanremo, lo seguo sempre con grande amore, anche quando è bruttissimo. L’edizione a cui sono più legato è quella in cui Battisti portò Un’avventura. Mi ricordo che, da bambino, dissi a mio padre: “Questo qui è uno bravo davvero” e lui: “Ma sai quanti ce ne sono che cantano una canzone e poi spariscono?”. Non è stato un grande profeta. Sai, il Festival è come un po' come un film porno: da fuori sempre un mondo fantastico, quando lo vivi dall’interno non è tutto rose e fiori, c’è tanta tensione. Meglio guardarlo seduto comodamente in poltrona”.