Elon Musk lancia il web nello spazio (Marte incluso)
Il patron della Tesla investirà 10 miliardi di dollari per una rete di satelliti che diffonderanno internet in ogni angolo della Terra. E di altri pianeti
Che non si accontenti di colonizzare il nostro pianeta, proposito già accarezzato con la sua Tesla nel promettente comparto delle auto elettriche e con il super-treno Hyperloop, è noto da un pezzo. Elon Musk, l’estroso e istrionico cofondatore di PayPal, da tempo cova sogni che volano fino in orbita. Li nutre con SpaceX, tra gli alfieri del trasporto di persone, privati inclusi, verso lande sperdute tra le stelle. Il grande obiettivo ha un nome e un colore: il rosso Marte, dove prevede di atterrare entro il 2030.
Nell’attesa, un po’ lunghetta a dire il vero, corregge la gittata e guarda avanti di appena, si fa per dire, cinque anni tondi tondi. Per allora, per il 2020, dovrebbe essere pronta una rete di satelliti che orbitando intorno alla Terra porteranno internet in ogni suo angolo. Inclusi i più sperduti. Soprattutto quelli in cui la fibra ottica è una parola esotica nemmeno inclusa nel dizionario.
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Sono, si stima, ben tre miliardi i cittadini del mondo che navigano sul web a velocità da lumaca o di un sito qualunque hanno un’idea fuori fuoco, dal sapore vago di un racconto esotico. Intorno a questa moltitudine si agita un business succulentissimo, sono loro la corsa all’oro, il Far West della tecnologia di domani e dopodomani. Non a caso, nella partita dell’accesso da satellite si scaldano già colossi come Facebook e Google o imprenditori scafati come Richard Branson forti di patti d’acciaio con specialisti come Qualcomm.
Ecco, nella mischia si butta adesso pure Elon Musk e lo fa con uno strano equilibrio di follia e lungimiranza. Almeno dalla sua prospettiva.
Lungimiranza perché l’affare è bello grosso e mettere sul piatto, anzi in aria, 10 miliardi di dollari per centinaia di satelliti – si parla di 700, si potrebbe arrivare a 4 mila – da spedire a 1.200 chilometri dalla Terra (ben meno dei 35 mila chilometri degli attuali per le telecomunicazioni) per garantire al suolo una velocità paragonabile alla fibra ottica avrà molto probabilmente un ritorno economico. In sottoscrizioni, abbonamenti da parte di chi internet oggi non ce l’ha e ardentemente lo sogna. E se non saranno i privati a pagare, in una prima fase potrebbero provvedere governi e organizzazioni internazionali. Perché il fatto che il web sia un bene comune, un volano per lo sviluppo, è un dato ormai assodato.
Follia, ma consapevole, ragionata, perché con gli incassi, oltre a ripagare l’investimento, mister Tesla, SpaceX, Hyperloop o decidete voi mister cosa, già trama di riprodurre un modello identico intorno a Marte. Pronto entro il 2030, in contemporanea con lo sbarco dei primi pellegrini e turisti nello spazio. Che dovranno pur postare su Facebook o su qualunque sarà il social network in voga quel giorno, foto, filmati e altri frammenti della loro storica impresa.
Vuoi mettere che invidia fa un selfie in diretta dal pianeta rosso?