Emiliano, disperato, regala l'assessorato alla Sanità della Puglia al centrodestra
Al posto del Prof. Lopalco ecco la nomina che non ti aspetti (ma fino ad un certo punto) di un uomo di Forza Italia, che piace anche a Salvini
Rocco Palese, ex parlamentare di Forza Italia e assessore regionale al Bilancio della Puglia ai tempi del governatore Raffaele Fitto, nonché ultimo candidato presidente del centrodestra contro Nichi Vendola, sarà il nuovo assessore regionale alla sanità pugliese al posto del professor Pierluigi Lopalco.
E se possibile la nomina farà discutere ancora più di quella del predecessore. Stupì infatti tutti i bollettini d’Italia la calata politica dell’epidemiologo prezzemolino di tutti i programmi tv che nell’estate del 2020, nel bel mezzo tra prima e seconda ondata, decise la discesa in campo candidandosi alle regionali pugliesi nella lista civica di Michele Emiliano. Forte dei 15 mila voti presi alla rielezione del ras pugliese fu nominato assessore regionale alla sanità. Ruolo che tra le polemiche e le divergenze politiche e organizzative con il Governatore ha lasciato a novembre, conservando però il seggio in consiglio regionale proprio nella lista civica di Emiliano. Oltre che trasferendo la cattedra da Pisa alla facoltà di medicina dell’università del Salento, facoltà che nel frattempo con sua firma aveva pochi mesi prima contribuito a istituire.
La nomina di Palese al posto di Lopalco, dopo un interim di Emiliano, è stata annunciata direttamente dal Presidente, con consueta nonchalance e spregiudicatezza, per nulla preoccupato di qualunque possibile e naturale attacco di trasformismo o inciucio: “Palese è una delle personalità tecniche più rilevanti della Regione, è un nostro dipendente. E' una delle persone che potrebbe svolgere questo ruolo avendo insieme esperienza politica e grande competenza tecnica".
A spianare il terreno alla nomina di Palese nella loggia di Emiliano era stato lo scambio di amorosi sensi tra Emiliano e Salvini. Prima il governatore la scorsa estate, travolto dalle critiche di chiunque ma nel silenzio del Pd, aveva detto "Salvini sta facendo un grande sforzo per delineare una visione di Paese, è un politico che ha una sua onestà intellettuale”, poi la scorsa settimana ha ricambiato Salvini venuto a Bari per l’assemblea regionale, in cui ha aperto ai candidati civici di Emiliano e attaccato più Fitto che il governatore.
"Anche perché - ha detto ieri Emilaino annunciando la nomina dell’esponente di destra - ho scoperto che trasformare la società civile, persino un accademico bravissimo e anche simpatico come Pierluigi Lopalco, in un politico non è facile, la fatica politica è molto più difficile da gestire per una persona normale”.
Certo è strano che a fare questo appello al ritorno della politica contro il civismo sia Emiliano che proprio in settimana, dopo che il Csm gli ha vietato di iscriversi a Pd, (nonostante da magistrato in aspettativa sia stato persino segretario e presidente del Pd regionale), ha ora fondato un suo partito nato come federazione delle civiche (di tutti i colori) che lo hanno sostenuto in campagna elettorale, e che con una intervista al Fattoquotidiano si è auto proposto come nuovo leader di centro al posto di Renzi e Calenda perchè, a suo dire, sarebbe un civico più attrattivo verso sinistra e 5 stelle. Ma Emiliano si sa cambia posizione in base a chi si trova davanti, esattamente come se è con gli ambientalisti dice che vuole ilva chiusa e se è con i sindacati dice che ci pensa lui a mandarla avanti (a un certo punto disse pure di voler entrare nel cda).
Allo stesso modo di come dopo una lunga battaglia contro Tap (il cantiere che gli ricordava Auschwitz) e aver convocato il referendum (perso) anti trivelle, proprio ieri Emiliano ha dato il suo parere positivo in conferenza stato regioni alla ricerca di gas anche in Puglia col Pitesai.
E che dopo essere stato con il suo fido Boccia il supporter della linea Conte due, tre, quattro e cinque, ora è il primo governatore supporter di Draghi che difende ad ogni costo pur ingoiando la qualunque. Oltre al Pitesai ad esempio Emiliano oggi ha smesso persino di contrastare le posizioni del Governo su Ilva (che pure non sono cambiate rispetto a quelle di Renzi). Ha fatto ridere tutti la dichiarazione di un paio di settimane fa, quando il Ministro Carfagna ha deciso di stralciare un finanziamento di 50 milioni del precedente governo a un fantomatico acquario green a Taranto, mentre il vice Conte Mario Turco si è stracciato le vesti, pur di non attaccare Draghi, Emiliano, uscendo dalla riunione che lo cancellava, ha detto che l’acquario si farà. Sapendo che mai i pugliesi quando non vedranno nessun acquario se ne ricorderanno.
Per assurdo forse stupisce meno la nomina di Rocco Palese che quella di Lopalco, essendo i pugliesi da anni abituati al trasformismo spinto.
Dal primo mandato infatti Emiliano prosciuga l’opposizione a suon di nomine, incarichi e deleghe per allargare sempre più il suo consenso e al contempo indebolire il cosiddetto centro destra ridotto a rango di comparsa.
Iniziò con Di Cagno Abbrescia, suo avversario alle comunali a sindaco di Bari, e poi nominato presidente di Acquedotto Pugliese. Altrettanto con Schittulli, candidato Presidente del centrodestra contro Emiliano alle regionali del 2015 e poi nominato suo consigliere personale al fianco di Albano e Lino Banfi. E poi Spina, già sindaco di Bisceglie, da destra passò a sinistra per una nomina in Innovapuglia, e Massimo Cassano, sottosegretario al Lavoro del Pdl, ora commissario dell’Arpal l’agenzia regionale al lavoro.
Passando agli appoggi politici al sindaco di centrodestra di Barletta, fino al più drammatico a Foggia, la cui ultima amministrazione commissariata per mafia era guidata da esponenti della Lega molto vicini a Emiliano. Sentito in tribunale nel processo per mafia l’ex presidente del consiglio Iaccarino, di cui ha fatto il giro d’Italia il video in cui sparava dal balcone emulando un amplesso, ha dichiarato “io a Foggia sono l’uomo di fiducia di Emiliano che mi ha dato mandato di formare un governo di salute pubblica”.
Il più famoso però resta l’appoggio, anche alle ultime elezioni, a Pippi Mellone. Dopo Casapund la scorsa settimana il sindaco di Nardò era in prima fila all’assemblea della Lega con Salvini. Insieme a un’altra famosa del centrodestra pugliese, Adriana Poli Bortone, responsabile proprio della sconfitta di Palese nel 2010 quando lei allora nell’Udc presentò una sua coalizione spaccando il centrodestra e facendo vincere Vendola.
E a Bari Salvini anziché attaccare Emiliano se l’è presa con Fitto, candidato governatore non condiviso nel 2020 e per cui la Lega non si è mai spesa in campagna elettorale facendo vincere Emiliano “non possiamo parlare di futuro candidato il passato” ha detto il capo della Lega. Mentre nè lui ne nessun altro dell’opposizione ha detto nulla del direttore generale del policlinico di Foggia che la settimana scorsa è stato arrestato e costretto alle dimissioni. Difeso dal segretario regionale del pd con grande fastidio di Letta.
E in quella stessa occasione Salvini ha aperto anche a un candidato particolare per Taranto “città che merita di più e in cui vinceremo”. E’ Giovanni Gugliotti, che appunto era in sala all’assemblea della Lega, attuale presidente della Provincia di Taranto eletto grazie a Michele Emiliano. All’epoca Gugliotti era candidato di centrodestra contro il sindaco del pd di Taranto Melucci, che riuscì a battere grazie a molti voti dei grandi elettori consiglieri comunali del pd, che festeggiarono pubblicamente la sua elezione insieme ad Emiliano che, con la solita spregiudicatezza, gli dedicò anche un post su facebook dichiarandola una sua vittoria. King maker di quella elezione fu Rocco Defranchi, coordinatore della civica di Emiliano e ora da lui nominato responsabile della comunicazione della Regione.
Gugliotti e Melucci sono stati fianco a fianco con Emiliano in questi anni nella lotta contro Ilva, fino a consegnare entrambi le fasce tricolore al prefetto e a listarsi a lutto quando il governo Conte non li convocava ai tavoli.
L’ultimo faccia a faccia lo hanno avuto un mese fa proprio al tavolo di Emiliano, che li ha convocati entrambi per decidere il candidato delle amministrative di Taranto. Gugliotti chiese le primarie, ma Melucci e il pd rifiutarono. L’ultimo tentativo di tenerli insieme fu la venuta a Taranto di Emiliano che da Presidente di Regione annunciò lui dal palazzo comunale la nuova giunta di Taranto allargata addirittura a esponenti proveniente da at6, la sigla storica della destra tarantina dell’ex sindaco noto alle cronache Giancarlo Cito. Ma l’apertura a destra e la nomina di tanti esponenti vicino a Gugliotti nelle partecipate comunali guidate dal Pd di Melucci, non bastò a frenare le ambizioni politiche dei civici di Emiliano. E così pochi giorni dopo la maggioranza del consiglio comunale di Taranto, vedendosi rifiutare le primarie dal pd e da Melucci, si è ritrovata dal notaio a firmare le proprie dimissioni facendo cadere così con 6 mesi di anticipo l’amministrazione Melucci, ora sostituita da un commissario prefettizio.
Adesso la cosa incredibile è che il centro destra, dopo aver detto che il candidato sindaco di Taranto lo avrebbero scelto a Roma Salvini Meloni e Tajani, sta appoggiando proprio Gugliotti, il candidato che voleva fare le primarie col centrosinistra, insieme a una coalizione variegata composta persino da consiglieri regionali delle liste civiche di Emiliano che siedono nella sua maggioranza, ma che a Taranto si candidano col centrodestra.
Mentre Emiliano vince sempre, vuoi che la spunti il candidato del centrodestra (Gugliotti) che quello del pd (Melucci). Entrambi avversari di Ilva e fautori della decrescita felice a suon di turismo e crociere (che forse a loro avviso non inquinano). Con l’unico obiettivo di rivendicare risarcimenti e soldi, di cui Taranto sarà subissata nei prossimi anni attraverso il Pnrr che va ad aggiungersi ai 2 miliardi del Cis, a quelli per le bonifiche, e a quelli per i Giochi del Mediterraneo nel 2026. Mentre il primo registro dei tumori infantili della Regione Puglia, appena pubblicato e firmato proprio dal Prof. Lopalco, attesta che Taranto non ha problematiche sanitarie più allarmanti (e comunque in netto calo) rispetto alle altre province di Puglia e d’italia, in contrasto con la narrazione mortifera raccontata in questi anni.
Non a caso sono del tutto scomparsi i 5 stelle che pure a Taranto con il 50 per cento alle ultime politiche hanno eletto 5 parlamentari (di cui tre fuoriusciti) tra cui il vice Conte ex sottosegretario Mario Turco. Il quale tenendosi lontano dalla disputa elettorale dichiara che ora il suo compito è selezionare i competenti per professionalizzare la politica. E se le selezioni le fa lui, vaste programme.
Non se la passa meglio il Partito Democratico pugliese, commissariato dal Segretario Letta un mese fa perchè lo statuto regionale violava quello nazionale. Emiliano, Boccia e Decaro hanno deciso di ricandidare il segretario uscente Lacarra, nominato in era Renzi con un accordo tra correnti ma mai passato da primarie né da un congresso vero. Il nome mette d’accordo i maggiorenti pugliesi, ma non la minoranza interna degli esponenti dell’area Orlando. E così proprio ieri è stato ricongelato il congresso già slittato a data da destinarsi.
Questo dopo una riunione a porte chiuse dove insieme a Boccia ha partecipato in contrasto alla decisione del Csm che gli ha vietato la partecipazione a un partito politico, proprio Michele Emiliano (che nelle foto postate all’interno del circolo era senza mascherina).
E che continua a nominare esponenti di destra.
Cosa di cui in Puglia, come abbiamo detto, non si scandalizza più nessuno. Ancor più in un momento in cui tutta la politica nazionale è di grossa coalizione.
"Qui le relazioni - ha dichiarato ieri Emiliano - tra maggioranza e opposizione non sono drammatiche, nel senso che qui al momento opportuno collaboriamo come se fossimo una unica squadra. Quindi ho chiesto a Rocco Palese di darmi una mano in un momento un po' complicato”. E il momento opportuno è sempre quello delle poltrone. Basterebbe solo avvisare Francesco Boccia, eletto in parlamento perché Emiliano lo inserì nel listino bloccato nella sua quota, e ora responsabile nazionale enti locali del Pd, tornato primo partito nei sondaggi, di smetterla col refrain “sennò vincono le destre”.
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