Eugenio Finardi e la Sardegna, un antico, grande amore - FOTO e VIDEO
Il cantautore, a Panorama d'Italia, ha spiegato che cosa lo lega tanto alla regione. E le ha cantato il suo omaggio
Quello di Eugenio Finardi con la Sardegna è un rapporto davvero speciale. Il cantautore lo ha spiegato ieri sera durante l'evento di Panorama d'Italia all'Auditorium Comunale di un Cagliari. "La Sardegna è forse la regione italiana più colta musicalmente, ha un legame molto forte con la sua tradizione musicale. Credo poi che sia il posto in Italia dove ho suonato più volte. Decine e decine di spettacoli. Penso che 8 sardi su 10 abbiano visto. Un mio concerto" dice davanti alla platea che lo ascolta con grande attenzione.
"Un brano in sardo era anche la colonna sonora della mia trasmissione notturna a Radio Milano Centrale. Erano gli Settanta e le radio libere proliferavano". ricorda. "Chi sono io? Sono il figlio di una cantante lirica e di un tecnico del suono. Da una parte amo cantare e dall'altra amo smanettare, giocare con le manopole e le apparecchiature con cui si fanno i dischi".
Il presente di Eugenio è un tour chiamato "40 anni di Musica Ribelle", la ripubblicazione in versione remaster dei suoi primi cinque album (tra cui Sugo, Diesel e Blitz) e un concerto evento al Teatro Dal Verme di Milano il 4 novembre con molti dei musicisti che presero parte alla registrazione di quei dischi leggendari. "Mi ha colpito molto riascoltare le incisioni di quegli anni, mi sono commosso e mi ha fatto uno strano effetto. Mi sembrava di non ascoltare me stesso, ma un ragazzo giovane e pieno di speranze come potrebbe essere un figlio. Ero giovane ai tempi di Musica Ribelle e il futuro era ancora tutto da scrivere e da sognare".
Dalle parole alla musica. Bellissima, intensa in puro stile unplugged, solo chitarra e voce. Una vibrante versione di Le ragazze di Osaka seguita da Non diventare grande mai, un grande brano composto quando aveva 24 anni e poi Amore diverso: le prime strofe in italiano e poi la traduzione del testo in sardo arcaico. Tanti applausi e una promessa: "Sardegna ci vediamo presto".