Fabi Silvestri Gazzè: la nostra intervista
"Il padrone della festa" è l'album del trio di cantautori romani, nei negozi dal 16 settembre. Abbiamo intervistato i tre protagonisti del progetto. Sperando che sia il primo di una lunga serie
Abbiamo avuto poco tempo, ma è stato prezioso. Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzé sono in piena promozione per "Il padrone della festa". Disponibili, loro, ma incastrati in una promozione serrata. Parlare con tre personaggi del loro calibro per pochi minuti non è facile. È un'impresa.
Ci abbiamo provato.
"Sono davvero colpita. È uno degli album più belli che ho ascoltato negli ultimi anni", mi dice una collega mentre aspetto il mio turno. Dopo cinque minuti me lo dice un'altra collega ancora.
Ogni anno la "batteria" delle interviste ci fa incontrare tanti artisti e ascoltare molti album (anche quelli che non ci piacciono). In tanti anni di lavoro, non mi era quasi mai capitato di raccogliere fin da subito, così tanto entusiamo.
Quella frase, "Sono davvero colpito", l'ho pensata mille volte anche io, ascoltando le 12 tracce di un disco dove si respira l'aria buona di un incontro artistico naturale, fatto con passione, senso di amicizia, amore per la musica.
I tre ci hanno fatto emozionare e faranno emozionare anche voi dal primo ascolto. Sto cercando di trovare parole più eleganti per dirlo, non ci riuscirò. È uno scrigno pieno di oggetti semplici e di rara bellezza.
Fare un album in tre è facile o difficile?
Max Gazzé (G): È stato facile suonare e più difficile coordinare il lavoro.
Daniele Silvestri (S): Facile metterci passione, difficile a 46 anni per me fermare tutto, lavorare gomito a gomito con altre persone quando non sei più abituato.
Niccolò Fabi (F): Non è stato né facile né difficile. È stato diverso.
Ditemi cosa di cui andate più orgogliosi di questo disco.
F: Averlo fatto con coraggio rinunciando alle certezze individuali.
S: Il fatto che non è figlio del suo tempo, ma del nostro tempo.
G: Perché è un album onesto nell'emotività. Lo riascolto con orgoglio.
Chi è il più giovane di voi, mentalmente?
G: Tutti e tre, è un album in cui siamo tornati ragazzini all'improvviso.
F: Siamo diversamente giovani. Vecchi e giovani in base agli stati d'animo. Daniele è senza dubbio il più equilibrato per la sua età. Io e Max in questo senso siamo più lunatici. Dipende dai momenti.
S: Confermo la visione di Niccolò (ride).
Nell'era dei solisti, mi dite un gruppo o una band che sostenete?
F: Bon Iver, un artista che sembra singolo, ma è espressione di un lavoro collettivo, un modo americano di lavorare. Si pensa che sia complesso in gruppo portare emozioni intime. Invece si impara a condividerle.
S: I Verdena. Ma potrei dirti un altro nome se me lo richiedi tra 10 secondi.
G: I One Direction. Scherzo (ride)
La canzone che purtroppo non scriverai perché l'ha già scritta qualcun altro.
F: La canzone dei vecchi amanti di Franco Battiato.
S: Eleanor Rigby dei Beatles.
G: La devo ancora ascoltare.
Chi di voi tre ha lavorato in modo più importante sulle parole?
F: L'imput è sempre venuto da me se non per qualche eccezione.
S: Io sono l'enigmista dei testi, elaboro in una seconda fase.
G: Mi sono comportato in modo imprevedibile, mi piacciono le deviazioni improvvise. Con calma, a mente fredda, porto il mio contributo.
E sugli strumenti?
G: Io sono il maniaco ossessivo dell'ingegneria acustica.
S: Siamo tre nerd, viviamo sempre con un'insaziabile voglia di ricerca.
F: Combattiamo la continua insoddisfazione creativa, insieme, allo stesso livello.
Se la reazione del pubblico al vostro lavoro fosse un'emozione, quale sarebbe?
G: Curiosità.
S: Senso di verità.
F: Enorme gratitudine.