Fabrizio Corona, la Guardia di Finanza ha sequestrato la sua casa
E intanto Francesca Persi, sua presunta prestanome, ha spiegato come l'ex re dei paparazzi arrivava a guadagnare 2.000 euro in 16 minuti
La Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato l'abitazione di Fabrizio Corona in Via De Cristoforis poco distante da Corso Como.
L'immobile ha un valore di 2,5 milioni di euro e, secondo le autorità, è stato acquisito con proventi illeciti ed è stato intestato a prestanome. Il provvedimento è stato disposto dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano che ha accolto la richiesta della Procura.
La GdF ha diffuso un comunicato in cui si legge: "Le investigazioni si sono sviluppate mediante approfondimenti, sotto il profilo bancario e finanziario, di elementi investigativi emersi anche nel corso di indagini di polizia giudiziaria in relazione a reati di natura fiscale e fallimentare connessi a una società riconducibile a Corona per i quali è già stato condannato in via definitiva. Le attività d'indagine hanno consentito di appurare come l'immobile oggetto del sequestro, nella piena disponibilità di Corona, fosse stato acquisito, previa intestazione formale a un prestanome, con risorse finanziarie prevalentemente provento delle azioni distrattive commesse in danno della società fallita".
Intanto, dopo la chiusura del fascicolo, Corona resta in carcere e il prossimo 8 novembre il Tribunale deciderà se revocare anche l'affidamento in prova ai servizi sociali.
In questi giorni, poi, sono stati diffusi degli stralci dei verbali d'interrogatorio a Francesca Persi, storica collaboratrice dell'ex re dei paparazzi e sua presunta prestanome che, agli inquirenti, ha spiegato come funzionasse il giro d'affari di Corona e come Fabrizio fosse letteralmente sommerso dai contanti. Ha dichiarato la Persi: "Due cassette di sicurezza in banca a Milano non ce la facevano a contenere i soldi e abbiamo pensato al controsoffitto come nascondiglio di transizione".
Il loro progetto era quello di far arrivare i soldi in Austria per poi riportarli in Italia e dichiararli approfittando del voluntary discosure.
Pare che, da quando Corona ha potuto riprendere le sue attività, l'Italia intera lo volesse come testimonial e fosse disposta a tutto pur di averlo.
Da quanto direbbe la Persi, soprattutto al Sud Italia, sarebbero stati gli stessi locali a volere Corona "A nero". Avrebbe detto la donna: "Molti clienti, specialmente nel Meridione, non intendono fatturare e non sanno nemmeno cosa sia l'Iva".
E avrebbe poi aggiunto che spesso Corona si sarebbe sentito dire: "Ti do i contanti, se vuoi lavori così".
Nello specifico ci sarebbe stata la discoteca che "Ti paga 7.000 euro; il passaggio di dieci minuti in negozio che ti dà mille o duemila euro; c'è il centro estetico che ti paga duemila euro per 16 minuti"
La collaboratrice e titolare dell'agenzia di eventi Athena (che in un anno fatturava fino a 2 milioni di euro dichiarati) poi ha ricordato come Corona sia riuscito a trasformare persino il suo compleanno in un'occasione per far soldi: "Il giorno del suo compleanno ha fatto una serata con degli sponsor, una cena e ha invitato tutti questi suoi pseudo amici, pseudo mitomani, e solo quella sera ha portato a casa 50 mila euro".
Per questo il controsoffitto è risultato essere il posto migliore dove nascondere tutte quelle banconote che non entravano nelle cassette di sicurezza e che non erano ancora state dichiarate in attesa di essere portate in Austria in una banca trovata tramite Google e che garantiva il segreto e la privacy ai clienti.
"Non si poteva andare all’Agenzia delle entrate - ha concluso la Persi - con un borsone e dire 'scusate, voglio dichiararli'".