I film più belli del 2019
Al primo posto una commedia in costume capolavoro di regia e sagacia. E poi il tagliente ritratto sudcoreano di poveri e ricchi e...
Commedie in costume che non sanno per nulla di naftalina, perle di arguzia registica, horror psicologici innovativi, thriller minimalisti puntellati da sceneggiature ad alta tensione. Tra i film usciti al cinema in Italia nel 2019, ecco quelli che ci sono piaciuti di più.
Al primo posto un capolavoro di regia, sceneggiatura e recitazione, firmato Yorgos Lanthimos. Seconda la tragicommedia sudcoreana sulla miseria, che ha un odore pervicace che si appiccica addosso. Chiude il podio la gran prova di attori di Scarlett Johansson e Adam Driver.
Ecco i film migliori del 2019.
24) Quando eravamo fratelli di Jeremiah Zagar
Un'opera prima sorprendente, che nei passi pensosi ricorda Moonlight e The Tree of Life. In un flusso ipnotico di immagini e suggestioni, il racconto di una famiglia precaria, di abbracci e tormenti. Un amore tenero e brutale, tra tre fratelli e i loro genitori inquieti. Il tutto visto dagli occhi bellissimi del piccolo Jonah (Josiah Gabriel), che tra giochi e rituali fraterni semplici, magici, animaleschi, piano piano cresce verso il disincanto.
23) American Animals di Bart Layton
La storia vera della sconclusionata rapina alla biblioteca Transylvania University di Lexington, Kentucky, ordita da quattro studenti benestanti armati di un'ingenuità disarmante. Un crime tragicomico, brillante e ritmato, che interseca con originalità fiction a interviste ai veri protagonisti, e intanto riflette sull'anelito scomposto a una vita fuori dall'ordinario. Con il promettente Barry Keoghan.
22) La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi
Dal libro di Roberto Saviano, un racconto di adolescenze negate. Un gruppo di ragazzini di Napoli precipita quasi casualmente, quasi inevitabilmente, nella Gomorra dei grandi, passando dall'entusiasmo infantile e cieco per la prima pistola alle prime acciecanti morti. Regia solida, incisiva la fotografia di Daniele Ciprì.
21) L'età giovane di Jean-Pierre e Luc Dardenne
La storia del cieco fanatismo religioso è tutta negli occhi senza luce di un ragazzino aspirante terrorista, dal cuore freddo e dalle convinzioni personalissime di piombo. I fratelli Dardenne disegnano come loro sanno, con tanto mestiere ed essenzialità. E un finale che, finalmente, sprizza luce. Premio per la regia a Cannes.
20) Toy Story 4 di Josh Cooley
Ennesimo sequel della saga d'animazione sui giocattoli, ha comunque ben ragione di esistere. Diverte, appassiona e convince. E chiude nuovamente (definitivamente, speriamo) il cerchio, con cuore e cervello, attorno al suo personaggio chiave, il nobile cowboy di pezza Woody.
19) Noi di Jordan Peele
Il regista di Scappa - Get out sorprende ancora. Con un horror psicologico e sociopolitico che ha diverse chiavi di lettura, indizi da scoprire, allegorie da rivelare. Significati che affiorano. Come i doppi, le nostre parti oscure che diventano il nemico peggiore di Lupita Nyong'o e famigliola. Con il Sogno americano preso a forbiciate.
18) Joker di Todd Phillips
Leone d'oro di Venezia, non è un cinecomic ma un film d'autore che fantastica sulle origini di uno dei più celebri villain dei fumetti, il Joker. È la rivolta dei derelitti contro i bulli, dei perdenti contro il capitalismo. Joaquin Phoenix si immola al personaggio, perdendo chili e... facendo il Joaquin Phoenix, il solito da personaggi borderline (bravissimo, ma sempre lui). Un buon film ma non un grande film, come molti celebrano.
17) I fratelli Sisters di Jacques Audiard
Un western di sangue e speranza. Joaquin Phoenix fa il solito ruolo a cui ci ha abituato: maledetto, inquieto, intrattabile. Di fianco a lui, sella a sella, il fratello saggio John C. Reilly. Tutto sembrerebbe come da copione: due assassini dal destino tracciato. E invece a volte anche nel vecchio West c'è luce e gli irrecuperabili possono provare a cambiare.
16) Ad Astra di James Gray
Un viaggio nello spazio, oltre la Luna e oltre Marte, che è un viaggio interiore, alla ricerca del senso di sé, sciogliendo i traumi del passato. Chi riuscirà a entrare dentro i monologhi interiori di Brad Pitt, compirà insieme a lui una commovente esplorazione della fragilità umana. Chi ne resterà impermeabile, rischierà la noia.
15) Captain Marvel di Anna Boden e Ryan Fleck
Dopo 20 film Marvel dedicati a protagonisti maschili, ecco il personaggio che aspettavamo. La Captain Marvel interpretata da Brie Larson è solida, umana, dai pugni di fuoco. Poche parole e tanta sostanza, sa cadere e rialzarsi, sa riconoscere i propri limiti e farne la sua forza, sa aprire lo sguardo oltre i pregiudizi e accogliere diversità e straniero. E poi il film è ambientato nei mitici anni '90: un croccante e simpatico effetto nostalgia, usato con sobrietà.
14) Un valzer tra gli scaffali di Thomas Stuber
Tra i corridoi di un supermercato si muove un microcosmo di umanità fatto di solitudini, malinconie e complicità, ma anche di gesti e abitudini che è bello imparare a conoscere. Un film - tedesco - delicato, sulla poesia delle piccole cose e della quotidianità, di minuscole ritualità che si ripetono, oggi e poi domani e l'indomani ancora. Tra reparti di pasta e muletti, ecco intanto nascere una quasi storia d'amore.
13) La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco
Premio speciale della Giuria a Venezia, è un documentario sui generis. Alla Maresco. C'è Letizia Battaglia, fotografa 84enne siciliana, impegnata, arrabbiata, verace. C'è l'impresario di feste di piazza Ciccio Mira. E poi le celebrazioni per la morte di Falcone e Borsellino trasformate in baracconate. Il regista palermitano, disilluso e cinico, osserva, provoca, irride. Quasi disorienta nel suo inatteso percorso narrativo. In mezzo all'ammirazione e al trasporto suscitati, solo una macchia brucia: la malattia mentale non si deride.
12) I morti non muoiono di Jim Jarmusch
Commedia horror tutta da ridere, infarcità di quell'amabile impassibile ironia alla Jarmusch. Con le strampalate facce di bronzo di Bill Murray e Adam Driver, spassoso corollario comico. E poi il sottotesto socio-politico, certo: i famelici morti non morti che escono dalle loro tombe siamo noi, voracemente attaccati alle cose materiali, noi stessi zombie incollati ai nostri smartphone.
11) The Irishman di Martin Scorsese
Tre ore e mezza di film senza cali e intoppi, con Robert De Niro che lavora di contenimento, cruento ma mite e ligio, e Al Pacino che suona la carica con carisma socievole e irascibile nei panni del controverso sindacalista Jimmy Hoffa. Da Scorsese un nuovo gangster movie brillante, divertente e profondo.
10) Green book di Peter Farrelly
Un buttafuori italoamericano e un pianista nero nell'America degli anni '60. Un'amicizia improbabile in cui le differenze si rivelano risorse, tra situazioni e dialoghi esilaranti e spunti di riflessione. Gli americani hanno trovato il loro Quasi amici - Intouchables (la commedia francese di successo del 2011). Divertente Viggo Mortensen, pur tra i tanti cliché appositamente esasparati. A prender l'Oscar però è stato Mahershala Ali. Premio Oscar anche come miglior film.
9) C'era una volta... a Hollywood di Quentin Tarantino
Una dichiarazione d'amore al cinema che è stato, studiata con quell'estetica egotica e magnificamente lucente tarantiniana. Colori assolati, scenografie superlative, ville, ranch, auto d'epoca. E l'alone da svaporati di Charles Manson & Co. Leonardo DiCaprio brilla in tutte le fragilità umane. Brad Pitt è lo stuntman che riporta tutti sulla terra (anche Bruce Lee). E poi un omaggio dolce a Sharon Tate, attrice, non solo moglie morta ammazzata di Roman Polanski.
8) Il traditore di Marco Bellocchio
Pierfrancesco Favino è Tommaso Buscetta: sembra proprio averlo preso su di sé, nella sua particolare inflessione, nei passi sicuri, nello sguardo ora fiero, ora provato. Bellocchio ricostruisce turbamenti, tempra e azioni del primo grande pentito di mafia, in un mix perfetto di cronaca e brio. Per una volta, la mafia esce dal cinema sconfitta.
7) Border - Creature di confine di Ali Abbasi
Atmosfere nordiche e livide svedesi, boschi di muschi e verdi intensi, in una storia originale e sorprendente verso l'affermazione della propria identità e libertà. Una poliziotta di dogana, che sa annusare le emozioni, scopre pian piano l'origine "animalesca" della sua diversità. Ecco l'amore, ecco il sesso come mai l'abbiamo visto, ecco anche l'orrore. In un'evoluzione che sa di libertà, il racconto non scade in facili suddivisioni tra buoni e cattivi. Miglior film a Cannes nella sezione Un Certain Regard.
6) Il colpevole - The Guilty di Gustav Möller
Chi ha amato Locke, apprezzerà anche questo gioiellino danese, che del film di Steven Knight ricorda il minimalismo e le svolte narrative che si muovono unicamente sul filo di un telefono. C'è un uomo solo (Jakob Cedergren), all'interno di un angusto distretto di polizia; al centralino per le emergenze, cerca di salvare la vita di una donna dall'altra parte della cornetta. Tensione ed emozioni. Un thriller in cui non si vede niente ma si immagina tanto.
5) Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma
In un equilibrio tra eleganza e passione, nella Francia di fine '700 una storia d'amore lesbico, libero, maestoso, struggente, come la poesia. Sul filo del mito di Orfeo ed Euridice, amanti divisi da uno sguardo, le due protagoniste (Adèle Haenel e Noémie Merlant) si studiano a distanza, mentre il desiderio si insinua. Sciamma dipinge i sentimenti che come fossero arte, nella sceneggiatura asciutta ed evocativa, nelle sequenze come quadri.
4) Light of my life di Casey Affleck
Storia di sopravvivenza e prova di genitorialità si intrecciano in un film che si costruisce pazientemente, su un ritmo di suspense ragionata. In un futuro distopico che non ha nulla a che fare con ambientazioni fantascientifiche ed è così simile all'oggi, Casey Affleck scrive, dirige ed è coprotagonista, insieme all'adorabile Anna Pniowsky, di un racconto intenso ed emozionante, che sa finemente leggere l'animo umano, luminoso e putrido.
3) Storia di un matrimonio di Noah Baumbach
Il naufragio di un matrimonio. Le ambizioni personali messe a tacere riprendono campo, violente. Il bello che c'è stato, che fatica ricordarlo! E mentre ci si promette di non farsi del male, perché l'amore resta, ecco che è un susseguirsi di colpi, graffi, dolore. Film dalla sceneggiatura potente (che perle in bocca a Laura Dern!), è ingiustamente uscito dalla Mostra di Venezia senza premi. Bravissimi Adam Driver e, soprattutto, Scarlett Johansson: che si prenda finalmente una nomination all'Oscar, lei! E si decanti la sua bravura invece di limitarsi unicamente al suo sex appeal.
Tanto di autobiografico per il regista sceneggiatore americano, ex marito di Jennifer Jason Leigh.
2) Parasite di Bong Joon-ho
Film sudcoreano Palma d'oro a Cannes, è una tragicommedia ironica e feroce che inquadra due mondi distanti, quello dei seminterrati e quello delle villette a più piani, che pur sotto lo stesso tetto non possono davvero toccarsi: poveri e ricchi. Ma i poveri non sono i buoni, non sono cattivi i ricchi, perché è facile essere gentili ed educati quando si è ben vestiti e profumati. A ricordare l'impossibilità di un vero abbraccio c'è infatti quell'odore acre, che sa di ravanello secco, "come di uno straccio che bolle", l'odore della miseria.
1) La favorita di Yorgos Lanthimos
Sagacia che stuzzica senza tregua, inquadrature mai convenzionali e ipnotiche. Il regista greco tocca la vetta con questa commedia in costume che sfoggia il bestiario umano ronzante attorno alla regina Anna d'Inghilterra, primi anni del XVIII secolo, tra giochi di potere e giochi di letto. Meraviglioso il trittico di donne in uterina battaglia di umore e amori: Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz. L'espressività dei loro visi toglie il fiato. Agli Oscar avrebbe meritato molto molto molto di più.
NB: Ho perso la visione di alcuni film che potrebbero rivelarsi validi. Non appena li recupererò, se meritano saranno inseriti in classifica.