Milano: riapre lo spazio Forma con una mostra di Mario Giacomelli
Dopo qualche mese d’interruzione, il 20 settembre riaprono gli spazi di Forma Meravigli con una straordinaria selezione di immagini del noto fotografo marchigiano
Inaugurato nel 2015 nel cuore di Milano - anche se il viaggio di "Fondazione Forma" parte 10 anni fa, nel 2005 - dopo una pausa di qualche mese riapre giovedì 20 settembre 2018 lo spazio "Forma Meravigli" luogo polivalente dedicato alla fotografia e ai nuovi media diventato in breve tempo importante fulcro creativo, di incontro e di osservazione
Con questa nuova riapertura si intende proseguire ed intensificare tutto quello che ha sempre contraddistinto l’attenzione di "Forma" verso la fotografia: proposte espositive, corsi di formazione e didattica, incontri con gli autori, proiezioni, proposte editoriali e - in più - una speciale attenzione al mondo del collezionismo.
Primo appuntamento delle iniziative di Forma per il periodo 2018/2019 la mostra "Mario Giacomelli: da un caos all'altro",una straordinaria selezione di fotografie del fotografo marchigiano realizzata in collaborazione con l’Archivio Giacomelli di Senigallia
Quando
"Mario Giacomelli: da un caos all'altro" apre al pubblico dal 20 settembre al 18 novembre 2018 nei seguenti giorni e orari:
Da mercoledì a domenica dalle 11.00 alle 20.00
Lunedì e martedì chiuso
Ingresso gratuito
Dove
Ad ospitare la mostra, gli spazi di Forma Meravigli, in Via Meravigli 5 a Milano
Forma Meravigli èun’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Contrasto
La mostra, perchè visitarla
Artista straordinario, fotografo che ha dato all'immagine una "pulsazione emozionale tutta nuova", la mostra milanese propone e mette in relazione le straordinarie foto del paesaggio marchigiano (che per tutta la vita Giacomelli non si è mai stancato di immortalare) con una scelta delle sue immagini astratte, dove il rapporto tra le figure nere e il bianco degli ambienti creano una sorta di sospensione e attesa, drammatica e corposa
Di Giacomelli, che ha fatto della sua macchina fotografica (una Kobell Press del 1955, sempre la stessa nel corso degli anni) il tramite necessario per farci intravedere la differenza tra la realtà vista e quella esistente e le cui immagini sono innanzitutto lo specchio di realtà interiori e, in seconda battuta, anche umane e sociali, è interessantissimo leggere il "suo" manifesto:
“Per me che uso la macchina fotografica è interessante uscire dal piano orizzontale della realtà, avere la possibilità di un dialogo stimolante perché le immagini abbiano un respiro irripetibile.
Riscrivere le cose cambiando il segno, la conoscenza abituale dell’oggetto, dare alla fotografia una pulsazione emozionale tutta nuova. Il linguaggio diventa traccia, necessità, spirito dove la forma si sprigiona non dall’esterno, ma dall’interno in un processo creativo.
Lo sfocato, il mosso, la grana, il bianco mangiato, il nero chiuso sono come esplosione del pensiero che dà durata all’immagine, perché si spiritualizzi in armonia con la materia, con la realtà, per documentare l’interiorità, il dramma della vita.
Nelle mie foto vorrei che ci fosse una tensione tra luce e neri ripetuta fino a significare. Prima di ogni scatto c’è uno scambio silenzioso tra oggetto e anima, c’è un accordo perché la realtà non esca come da una fotocopiatrice, ma venga bloccata in un tempo senza tempo per sviluppare all’infinito la poesia dello sguardo che è per me forma e segno dell’inconscio.
Il linguaggio è così la coscienza espressiva interna che ha accarezzato la realtà pur rimanendo fuori, è l’attimo originale, testimone di una realtà tutta mia, un prelievo fatto sotto la pelle dell’oggetto, guidato fuori dalle regole per una libertà che è anche allargamento alle possibilità del reale."