
Mani dipinte con henné, Agra

Modella per un giorno, Jaisalmer

Sadhu a Puskar. I sadhu Sono uomini che dedicano la loro intera vita alle rinunce, vivendo allíinsegna della povertà e della semplicità. La traduzione dal sanscrito vuol dire “sant’uomo” o “uomo di bene” e, praticamente, non sono altro che asceti

Hawa Mahal, Jaipur, comunemente chiamato Palazzo dei Venti la cui facciata comprende quasi mille fra nicchie e finestre

Giornata di festa al Taj Mahal, Agra

Sosta al passaggio a livello, Orchha

Moschea di Jama Masjid, New Delhi, è tra le più famose moschee dell’India; la sua costruzione risale al 1650

Varanasi, Risciò indiano, tipico mezzo di trasporto che utilizza la forza umana per la trazione

Negozio di stoffe, Jodphur chiamata anche The blue city

Bambini al Taj mahal, Agra

Elogio all’eleganza, palazzo di Udaipur definita anche come la Venezia del Rajasthan

Ozio sfrontato, Varanasi

Varanasi, Ogni mattina all’alba migliaia di devoti hindu (pellegrini, sadhu e gente del posto), compiono il loro cammino di discesa dei ghat per immergersi nelle sacre acque del fiume (Gange). Con l’acqua fino alla vita i fedeli si rivolgono verso il sole, mormorando le preghiere ed eseguendo una serie complessa di rituali hindu

Varanasi, Preghiere all’alba

La cremazione del corpo, Manikarnika ghat, Varanasi. La cremazione permette all’anima di raggiungere il più rapidamente possibile una nuova dimensione

Vita quotidiana a Varanasi, a stretto contatto con le cremazioni
La magia dell’India, i suoi colori e i suoi contrasti, sono protagonisti della mostra La mia India presente al Festival dell’Oriente, che si è aperto a Roma il 22 aprile e ora arriva a Milano – tra il 27-28-29 Maggio – spostandosi dal primo al 5 Giugno presso il Parco Esposizioni di Novegro (Milano a soli 1.5 Km da Linate).
Fabrizio Crippa (www.fabriziocrippa.it), con oltre cinquanta scatti in mostra, desidera trasmettere le sue emozioni allo spettatore. Dalle abluzioni in riva al Gange alle cremazioni nei Burning ghat, dall’oziare ai lavori più stravaganti, dai sari colorati ai sorrisi dei bambini, è un’immagine nuova e antichissima del subcontinente indiano quella che emerge dagli scatti del fotografo milanese.
L’invito dunque è osservare ogni minimo particolare lasciandosi trasportare da questa magnifica atmosfera che fa dell’India un paese capace di insegnare anche a chi pensa di non avere nulla più da imparare.