Buon compleanno Frecce Tricolori
Sessant'anni festeggiati (in ritardo causa Covid), con uno spettacolo unico presso la base di Rivolto (UD), in attesa che si possa tornare ad ammirarle in tutta Italia. Magari risollevando il resto della nostra aviazione
Due giorni di festa nella loro sede casa storica, la base aerea di Rivolto, con un pubblico dimezzato dalle regole anti pandemia ma con l'affetto degli appassionati prevenienti da tutta Italia, compreso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Così le Frecce Tricolori lo scorso fine settimana (18-19 settembre), hanno festeggiato il loro primi sessant'anni, seppure in ritardo sul calendario (sempre colpa del Covid, il mese era giusto sarebbe stato marzo), con uno spettacolo che ha coinvolto invitati illustri, ovvero diverse altre pattuglie acrobatiche provenienti da mezza Europa.
Oltre ai velivoli in servizio nella nostra Aeronautica Militare e quelli che ne hanno distinto la storia, come la pattuglia Legend che racchiude gli addestratori militari dal Dopoguerra a oggi, si sono esibiti l'Orlik Team (Polonia), Midnight Hawks (Finlandia), la Patrulla Aguila (Spagna) e la Patrouille Suisse (Svizzera). Una diretta su RAI1 nel pomeriggio di sabato ha soddisfatto chi è stato impossibilito a raggiungere l'aeroporto di Codroipo (Udine), sede del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, ovvero la nostra Pattuglia acrobatica nazionale. Per l'occasione le nostre Frecce si sono presentate con una livrea speciale creata dal designer aeronautico modenese Mirco Pecorari, che ha ricreato sulle code degli MB339A Pan gli stemmi delle formazioni acrobatiche militari che hanno rappresentato la nostra bandiera, ovvero le Tigri Bianche, il Cavallino Rampante, i Getti tonanti, i Lanceri Neri e i Diavoli Rossi. Cappellino in testa e occhiali da sole, il Presidente Mattarella e tutti i presenti hanno potuto finalmente celebrare degnamente il compleanno numero 60 delle Frecce Tricolori dopo un anno che, come il precedente, ha visto l'annullamento di quasi tutte le esibizioni previste nel calendario ufficiale.
Ragioni di sicurezza, per evitare assembramenti, ovviamente, ma c'è da chiedersi perché a pochi chilometri dal nostro confine e in altre nazioni vicine non sia stato così, e la stagione degli airshow abbia potuto svolgersi regolarmente, con soltanto qualche procedura anti-covid in più. C'è infatti anche un risvolto economico: le manifestazioni che richiamano 200-300.000 persone sono un eccezionale motore per le comunità locali, tanto che le richieste per organizzare le manifestazioni ufficiali ospitando la Pan devono essere inviate all'Aero Club d'Italia almeno un anno prima (il termine per gli eventi 2022 è oggi, 20 settembre), da uno degli aeroclub federati presenti sul territorio nazionale. Ed è bene ribadirlo, la presenza delle Frecce Tricolori è sempre gratuita. In nazioni come gli Usa, Regno Unito, ma anche in altre, le manifestazioni aeree sono considerate più simili a spettacoli e grandi eventi, esattamente come i concerti e le competizioni sportive, e sono spesso declinate a tema militare, civile, acrobatico sportivo, storico eccetera. L'Italia, se dal punto di vista della sicurezza fa scuola nel mondo (ricordiamo quanto è cambiato in fatto di regole e metodi negli airshow dopo la tragedia di Ramstein), su questo fronte ha invece molto da imparare a cominciare dalla cultura aviatoria: gli italiani fanno centinaia di chilometri per ammirare le Frecce, ma non si spostano di qualche decina per assistere ai campionati di acrobazia a motore, in aliante o in deltaplano, sport che sono invece la culla dei migliori piloti di domani. Così il circuito federale dei campionati stenta a trovare interesse nei media e sponsor per sostenersi. E allora perché non inserire queste gare, dove possibile, come avanspettacolo delle Frecce?
Purtroppo è una caratteristica degli italiani seguire la "Formula 1" o la massima divisione del campionato e non mostrare alcun interesse per le categorie minori. Ma dove ci sono le Frecce Tricolori la partecipazione è assicurata: noi italiani le amiamo al punto che soltanto loro, ormai, riescono a bloccarci sull'attenti quando disegnano nel cielo il Tricolore. Le amiamo perché sono senza alcun dubbio l'eccellenza italiana e rappresentano anche una Forza armata della quale siamo orgogliosi per come, e per quanto, opera ovunque nel mondo. Ma il rischio è che limitandoci ad applaudire le Frecce non ci accorgiamo dello stato miserevole nel quale resiste ciò che resta dell'aviazione in Italia, quella civile, quella dei troppi salvataggi dell'Alitalia, della tassa sugli aeromobili privati messa da Monti che costa più di quanto renda e che ha impoverito il Registro nazionale degli aeromobili con una fuga all'estero delle immatricolazioni. Gli italiani amano la loro Pattuglia acrobatica nazionale ma, diciamolo, volare in questo Paese è un incubo, nessuno vuole un aeroporto (grande o piccolo che sia), sotto casa sua, ma tutti lo desiderano poco lontano perché è comodo; le autorità aeronautiche riescono a essere un ostacolo allo sviluppo, la burocrazia dell'aviazione è asfissiante e possedere anche soltanto un piccolo aeroplano, del valore di una berlinetta, è ritenuto un peccato sociale. Basta poi varcare uno dei nostri confini per vedere la differenza. E pensare che loro le Frecce Tricolori non le hanno.
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