Giorgio Gaber: dieci anni senza un genio
L'arte senza tempo del Signor G, l'ultimo intellettuale della musica italiana
Si può e si deve celebrare Giorgio Gaber a dieci anni dalla sua morte, ma soprattutto bisogna ascoltarlo e riascoltarlo. Magari seguendo quel sottile filo temporale della sua storia artistica iniziata in uno club milanese, il Santa Tecla, negli anni della rivoluzione rock'n'roll e proseguita in hit parade, nelle trionfali apparizioni televisive in bianco e nero oppure in tour con Mina, o ancora, più avanti nel tempo, nel geniale Teatro Canzone.
Nell'opera di Gaber c'è tutto: la leggerezza il disincanto, l'ironia per i tic e le nevrosi dell'uomo comune, il senso dell'amore e della vita, la gioia per l'impegno sociale e civile e la più cocente disillusione. Riascoltare Gaber significa viaggiare attraverso almeno tre decenni di storia italiana e rivivere l'epopea di una generazione, quella raccontata nelle strofe di La mia generazione ha perso, l'ultimo album, pubblicato un anno prima della sua morte, "Possiamo raccontarlo ai figli senza alcun rimorso, ma la mia generazione ha perso". A uscire sconfitti erano gli uomini del suo tempo, quelli eh avevano visto trasformarsi i sogni e le utopie post 68 in farse o, nel migliore dei casi, in pallidi luoghi comuni.
L'ultimo e recente omaggio alla sua arte si chiama ...Io ci sono, un triplo cd in cui decine di artisti hanno riletto la musica e le parole dell'ultimo intellettuale della musica italiana. Ci sono Patti Smith, Ligabue, Jovanotti, Adriano Celentano, Roberto Vecchioni, Ivano Fossati, Laura Pausini e molti altri, Un album bellissimo, un tributo di rara intensità. Qui sotto, invece, trovate una personale Top Ten di classici di Gaber. Sono nel mio iPod da sempre.
Far finta di essere sani
L'illogica allegria
Qualcuno era comunista
Torpedo blu
Lo shampoo
La libertà
Destra-Sinistra
Le elezioni
Quando sarò capace di amare
Il conformista
Giorgio Gaber: La libertà