Euromissili guerra fredda
(Ansa)

Con la nuova Guerra Fredda tornano anche gli Euromissili

Corsi e ricorsi storici portano alla firma di una lettera d'intenti che pone le basi per il progetto ELSA, sigla che sta per European Long-Range Strike Approach. Traduzione: Sistema missilistico d'attacco a lungo raggio.

Un tempo si chiamavano Euromissili e chi è un po' attempato ricorderà le vicende legate alle installazioni italiane che riempirono i giornali nei primi anni Ottanta e per quasi un decennio tra polemiche pacifiste e manifestazioni di protesta. Ovvero, gli ordigni con cui la Nato, rispondendo all'installazione dei missili sovietici SS-20 (1979), equipaggiò le sue basi e che avevano nomi rimasti nella memoria. come Pershing-2 e Tomahawk.

E in Italia ben 108 di questi furono messi a Comiso, in Sicilia. Corsi e ricorsi storici, evidentemente, così con questo ritorno alla Guerra Fredda, che poi tanto fredda da oltre due anni non è, anche l'Italia esce dal vertice Nato di Washington con un accordo firmato dal ministro della Difesa Guido Crosetto e dai suoi omologhi di Francia, Germania e Polonia, che poi è in realtà una lettera d'intenti che pone le basi per il progetto ELSA, sigla che sta per European Long-Range Strike Approach. Traduzione: Sistema missilistico d'attacco a lungo raggio. Si tratterebbe di un piano finalizzato a "migliorare la nostra capacità, come europei, di sviluppare, produrre e fornire capacità nel campo degli attacchi a media e lunga distanza che sono evidentemente utili per scoraggiare e difendere il nostro continente”, queste le parole usate dalla Nato.

L'idea è basata sullo sviluppo congiunto e la produzione in serie di un nuovo missile a lungo raggio molto simile a quello presentato da Mbda alla fiera parigina Eurosatory il mese scorso e possibile sostituto degli attuali Scalp-Naval, ma adatto per essere lanciato anche da terra.

Non è tutto: qualche riga più in basso si legge che i governi di Stati Uniti e Germania annunciano la decisione degli Usa di installare nuovi sistemi missilistici sul territorio tedesco a partire dal 2026 e per un periodo di tempo medio-lungo, ma per ora non meglio specificato.

Verrebbe da pensare che la Casa Bianca a trazione democratica almeno per ora voglia rinnovare il suo impegno per la protezione del Vecchio Continente in seguito alla guerra in Ucraina. Sperando sempre che tra due anni la guerra sia finita e che magari la Russia torni a essere un nazione pacifica con la quale collaborare. Ovvero si persiste in una politica che è l'esatto opposto di quella alla quale assistemmo con il trattato “Inf” per l'eliminazione di missili a lungo e medio raggio in Europa e Russia.

Era l'8 dicembre 1987 e a Washington e Ronald Reagan insieme con Michail Gorbačëv, a seguito del vertice di Reykjavík tenutosi tra i due Capi di Stato di Stati Uniti d'America e Unione Sovietica, posero due forme storiche. Ricordiamo, infatti, che successivamente, tra il 2001 e il 2011, in Europa comparvero i sistemi antimissile Ashore, mossa che inasprì i rapporti con Mosca, mentre da oggi i nuovi sistemi d'arma che grazie al trattato potranno essere schierati hanno nomi diversi che impareremo presto come SM-6, Dark Eagle, Typhoon e ancora Tomahawk. Saranno installati in postazioni fisse come su mezzi per rapido schieramento, ma sempre euromissili saranno.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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