In Ucraina cadono i soldati nordcoreani, come le euro-bugie sulla guerra
(Ansa)
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In Ucraina cadono i soldati nordcoreani, come le euro-bugie sulla guerra

Registrati i primi scontri fra i soldati di Kim Jong Un e le forze ucraine, l'intervento nordcoreano non cambierà le sorti della guerra ma mette a nudo le ipocrisie europee

Quanti siano esattamente i soldati nordcoreani che combattono in Ucraina al fianco dei russi non si sa, almeno 11.000 secondo Kiev. È invece certo che negli ultimi due giorni l'esercito ucraino ha combattuto le truppe nordcoreane per la prima volta, come ha confermato martedì il ministro della Difesa Rustem Umerov dichiarando che che ci sono stati “scontri su piccola scala”. A supportare la dichiarazione c’è stata quella di Andriy Kovalenko, capo del Centro ucraino per contrastare la disinformazione, il quale lunedì ha confermato come i soldati nordcoreani siano già stati ingaggiati nell'Oblast di Kursk. Interrogato sul significato dell’accordo tra Vladimir Putin e Kim Jong-un, Kovalenko ha risposto: «La Corea del Nord si è ufficialmente unita alla guerra, ci aspettiamo altri scontri nelle prossime settimane, sappiamo che Pyongyang ha inviato anche 500 ufficiali e tre generali». Cifre che concordano con quelle del Pentagono, i cui funzionari possono contare sui rilevamenti dei satelliti spia. Kiev ha quindi avvertito che i soldati nordcoreani diventano legittimi obiettivi militari, mentre i media sudcoreani hanno riferito che ben 40 soldati nordcoreani sarebbero già stati uccisi.

Bisogna ricordare che prima degli uomini, Kim Jong-un ha mandato a Mosca una grande quantità di armi, ormai stimate in un valore minimo di 1,8 milioni di dollari. Ma stante che Mosca ha arruolato e impiega nella guerra circa 700.000 militari, è evidente che anche se i soldati di Kim fossero più di quanti ne sono stati stimati, la possibilità che possano fare la differenza è quasi nulla. L’intervento nordcoreano è previsto dall’articolo 4 dell’Accordo di Partenariato strategico tra le due nazioni firmato il 19 giugno scorso, che recita: «Se una delle parti subisce un attacco armato da parte di uno o più stati e si trova quindi in uno stato di guerra, l’altra parte fornirà immediatamente assistenza militare e di altro tipo con tutti i mezzi a sua disposizione».

Fin qui i fatti e i numeri riportati, tuttavia diventano opportune alcune osservazioni. I nord coreani non hanno mai combattuto in alcun conflitto ad alta intensità come quello russo-ucraino, sono quindi privi d’esperienza e affrontano situazioni sconosciute. La propaganda ucraina mostra l’intervento nordcoreano più grande di quanto non sia per proseguire nel tentativo di ottenere l’assenso all’uso di armi a lungo raggio dalle nazioni occidentali, mentre il nemico storico di Pyongyang, cioè la Corea del Sud, ha colto al volo l’occasione per ottenere più appoggio da parte degli Usa, anche offrendo a Kiev armi e munizioni. La preoccupazione di Seoul è comprensibile: se dal patto tra Russia e Corea del Nord, quest’ultima ottenesse tecnologie militari e metodi d’addestramento più avanzati di quelli attuali (Pyongyang oggi non ha un’aviazione e una Marina efficaci), aumenterebbe la possibilità di invasione dal 38° parallelo.

Gli Stati Uniti, in piena campagna elettorale, avevano tentato di coinvolgere la Cina senza riuscirci, ma Pechino – forse già bene informato sulle previsioni elettorali Usa - ha risposto di non voler interferire nelle relazioni tra Mosca e Pyongyang. Un altro fattore riguarda l’ulteriore e reale allargamento del conflitto e l’atteggiamento dell’Unione europea, che da un lato vuole venderci quanto accade come un estremo tentativo di Putin di salvare le sorti della «operazione speciale» messa in crisi dalle sanzioni, dall’altro si dichiara preoccupata per l’intervento nordcoreano quando, invece, diverse nazioni, anche appartenenti all’Alleanza Atlantica, hanno consentito all’invio di volontari che, di diverso dagli asiatici, hanno soltanto indossato l’uniforme ucraina per essere inquadrati nella Legione internazionale.

Sarebbero, come abbiamo già riportato in diversi articoli, almeno ventimila unità secondo Mosca, e includerebbero americani (statunitensi, argentini, cileni eccetera), ma anche asiatici provenienti dalle Filippine come da Taiwan. E anche questi in numero troppo esiguo per fare la differenza, infatti la scorsa settimana l’Ucraina ha dichiarato l'intenzione di arruolare altri 160.000 uomini. La cieca posizione “fino alla vittoria” di Bruxelles ormai ha i giorni contati, è infatti impossibile sostenere che Mosca sia isolata dal mondo quando proprio il 16° Summit delle nazioni Brics (22-24 ottobre) ha appena dimostrato il contrario. E ora la vittoria di Donald Trump porrà certamente l’attenzione della nuova amministrazione Usa sugli ormai 80 miliardi di dollari di aiuti forniti a Zelensky. Con una differenza rispetto alla presidenza di Joe Biden, ovvero che durante il suo primo mandato il presidente Trump aveva proficuamente incontrato anche Kim Jong-un.

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Sergio Barlocchetti