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I 7 ristoranti da non perdere a Bologna

Trattorie storiche, indirizzi stellati o con buona musica come contorno. Il meglio da assaggiare, dai tortellini in poi

I Portici

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È il regno di Agostino Iacobucci di Castellammare di Stabia, un angolo di Campania in trasferta in Emilia Romagna. È un ristorante elegante, uno degli imprescindibili punti di riferimento cittadini, premiato con una stella Michelin. Le degustazioni di mare o di terra, fino al menu «Espressione», griffato dallo chef con nome e cognome, sono i percorsi ideali per assaggi guidati. Curiosando nella carta, ecco gambero viola, lampone, rucola selvatica, nuvola allo yuzu ed erba cipollina come antipasto; spaghetti di Gragnano, calamaro, aglio nero fermentato e lime tra i primi, maialino da latte, sedano rapa, aringa e mosto d’uva tra i secondi. Da provare? Un piatto che è una firma e un riassunto: «Napoli incontra l’Emilia».

Indirizzo: Via dell’Indipendenza, 69

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Oltre

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Una delle più recenti aperture cittadine, con circa un anno alle spalle. Ma il rodaggio è stato rapido e ben riuscito, complice anche l’entusiasmo di uno staff giovane. Il concetto è proporre «cucina bolognese, sviluppandola con innovative tecniche culinarie, ma salvaguardandone l’anima». In sostanza, avanguardia e tradizione fuse insieme. I piatti sono presentati con grande cura, stimolano l’appetito soltanto a guardarli. Qualche anticipazione che cattura e abbraccia vari echi: il ramen con zuppa imperiale, mortadella, parmigiano 16 mesi, spinaci, porro, fagiolini e lambrusco; oppure, il baccalà prima e dopo: merluzzo scottato, quenelle di baccalà mantecato e broccoli romani. Per chi ancora si sta chiedendo dove sia la tradizione, eccola nei tortellini con il ripieno in brodo di cappone o nella squisita cotoletta alla bolognese.

Indirizzo: Via Majani, 1/A

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Massimiliano Poggi

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Le guide applaudono questa che definiscono cucina di campagna con un occhio alla contemporaneità. E il ristorante è tutt’altro che in posizione centrale, a mezz’ora di macchina o di autobus (uno soltanto, è fattibile) da piazza Maggiore. Ne vale la pena, eccome, per calarsi in un’atmosfera che mette al centro «il lato inaspettato delle sensazioni». Cibo come ottimismo, predica lo chef. Come evasione, gioia. Piacere. Senza derive comiche, con la voglia e l’ambizione di conquistare. Il menu si apre con una citazione di Tommaso Moro: «La tradizione non è mantenere la cenere, ma portare la fiamma». Indovinatissima. Applausi anche per i menu degustazione: «Divertiti!» e «Affidati!». Tre piatti e un dessert selezionati da voi, il primo; sette piatti scelti dalla cucina, il secondo. Divertitevi o affidatevi. Comunque, non ve ne pentirete.

Indirizzo: Via Lame, 65 (Trebbo)

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Caminetto d’oro

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Il test è semplice: chiedete a un bolognese di nominarvi qualche indirizzo storico dove andare sul sicuro in città per un buon piatto di tortellini e dintorni, gnocchi compresi, e nell’elenco finirà sempre questo indirizzo con oltre tre lustri d’esperienza alle spalle e ai fornelli. Il menu comprende spigolature giornaliere sulla base dei prodotti freschi trovati al mercato, oltre a capisaldi come le tagliatelle alla bolognese con il ragù tradizionale. Note di merito, abbastanza ovvie per gli habitué ma giustamente da sottolineare: la pasta è fresca, fatta in cucina così come il pane e i dolci. E la differenza si sente. Per continuare, la carne alla griglia con verdure di stagione. Nota di merito per i vini, che oltre agli irrinunciabili classici comprendono chicche di piccoli produttori locali.  

Indirizzo: Via De’ Falegnami, 4

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Trattoria Anna Maria

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Siamo in uno di quei ristoranti che la storia, sovrabbondante, robustissima, la tengono letteralmente appesa alle pareti. Tra bigliettini, articoli di giornale, foto di ospiti illustri, ecco le note di merito che rendono superflua qualsiasi stelletta o pallino raccattati on line. Si mangia bene, come tradizione comanda, in quello che senza peccare di modestia si autodefinisce «il santuario della cucina bolognese». Aperto dal 1985, spazia dai tortelloni burro e salvia al coniglio arrosto, dalle lasagne al forno alla braciola di maiale. Con porzioni giuste tendenti al generoso. Unico appunto, nella nostra doppia visita il servizio è stato sbrigativo e abbastanza distratto. Ma sarà stato un caso. Per Anna Maria l’entusiasmo in città è vivo, inattaccabile, giustificato.

Indirizzo: Via Belle Arti, 17/A 

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Cantina Bentivoglio

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Cibo e musica, piatti tradizionali e concerti jazz dal vivo, in un abbinamento che compiace tutti i sensi. Anche per tiratardi, per chi non ama mangiar presto ed è felice di farlo con un sottofondo di qualità. È un’esperienza che rimane impressa nella memoria, a lungo, quella che si vive scendendo in questo salotto sotterraneo dove l’aria non manca ed è piena di note. Il calendario, consultabile sul sito, è di primo livello. Il menu, con prezzi davvero interessanti (punto di forza viste le batoste spesso immotivate che si rischia di prendere in città), elenca i fornitori a piè di pagina: macellerie, salumifici, forni, pollerie e fruttivendoli, tutti della zona. Andrete sul sicuro, meglio ancora prenotando.  

Indirizzo: Via Mascarella, 4/B

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I Carracci

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Siamo nell’ex Baglioni, nel Grand Hotel Majestic, il lusso totale per quanto riguarda l’offerta alberghiera cittadina. Il ristorante, che deve il nome agli affreschi della scuola dei fratelli Carracci presenti nel salone, è assolutamente all’altezza. Il soffitto è decorato in modo sontuoso, la sensazione è quella di cenare in un museo. La cucina ha un’impronta locale, ma spazia con proposte che abbracciano tutta la Penisola; la carta dei vini è arricchita da interessanti incursioni internazionali. Curiosando nel menu firmato dall'executive chef Claudio Sordi (nell'immagine), ecco il polpo di scoglio brasato con olive di Taggia e spezie limonate, pistacchi e fusione di patata Bologna allo zenzero oppure i gamberoni rossi di Mazara, carciofi violetti di San Luca, salsa di spinaci freschi e gin tonic al lemoncedro. Naturalmente, in onore ai dintorni, ecco la selezione dei salumi regionali, le tagliatelle o la cotoletta di vitello alla bolognese, quest’ultima in crema di parmigiano e prosciutto di Parma.   

Indirizzo: Via dell’Indipendenza, 8

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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