I 10 caffè letterari più belli d'Italia
I luoghi scelti dai grandi scrittori per incontrarsi, leggere libri, rifondare la cultura. O solo per perdere tempo chiacchierando ai tavolini
1) Caffè Florian (Venezia)
Aperto dal 29 dicembre 1720, è considerato il più antico caffè d'Italia. In realtà all'inizio il nome del locale era "Alla Venezia trionfante" ma tutti gli avventori autoctoni, per brevità, lo chiamavano "Florian" come il fondatore Floriano Francesconi. Bellissime le decorazioni nelle sale interne.
Scrittori che lo frequentarono: Carlo Goldoni, Giacomo Casanova, Giuseppe Parini, Lord Byorn, Goethe, Ugo Foscolo, Charles Dickens, Marcel Proust.
Dove si trova: in piazza San Marco, sotto i portici delle Procuratiae Nuove.
2) Caffè Gambrinus (Napoli)
Aperto dal 1860. A cavallo fra Ottocento e Novecento il Gambrinus è di gran lunga il principale luogo di ritrovo degli intellettuali napoletani, che vengono qui a discutere ma anche a scrivere. Ancora oggi è celebre per la sua storia e per per essere uno splendido esempio di architettura liberty. Tutti i turisti che passano da Napoli entrano a dare un'occhiata alle sale. Il caffè eve il suo nome a Gambrinus, mitologico re delle Fiandre, inventore della birra.
Frequentatori: Oscar Wilde, Matilde Serao, Gabriele D'Annunzio, Ernest Hemingway, Jean Paul Sartre.
Dove si trova: a Napoli, in via Chiaia all'angolo con piazza Trieste e Trento e con piazza del Plebiscito.
3) Antico Caffè Greco (Roma)
Fondato nel 1760, a Roma è sempre stato luogo di incontro di scrittori, filosofi, artisti, cineasti. Le sue sale sono magnifiche, la più famosa era la "Omnibus", dove venivano a prendere il caffè bella gente come Goethe e Gogol. Il Greco ospita centinaia di opere d’arte e viene visitato alle stregua di un vero e proprio museo.
Frequentatori: Aldo Palazzeschi, Mario Soldati, la coppia Elsa Morante e Alberto Moravia, Ennio Flaiano, Pier Paolo Pasolini, Mario Luzi, Vitaliano Brancati.
Dove si trova: a Roma, in via Condotti 86.
4) Grancaffè Quadri (Venezia)
Aperto alla fine del Settecento da Giorgio Quadri e dalla moglie greca, Naxina, il Quadri divenne ritrovo per l'aristocrazia e poi tappa fissa per i grandi scrittori in viaggio per l'Italia. Un luogo molto elegante, famoso per gli stucchi e i dipinti alle pareti. Da vedere.
Frequentatori: il solito Lord Byron, Stendhal, Alexandre Dumas, Marcel Proust.
Dove si trova: in piazza San Marco, a Venezia.
5) Caffè Pedrocchi (Padova)
Più che una caffetteria è uno dei principali monumenti di Padova. Già nel XVIII secolo i Pedrocchi sono titolari di questa illustre bottega del caffè con stabilimento annesso. Nel 1826 Antonio Pedrocchi chiama un grande architetto veneziano, Giuseppe Jappelli, e gli domanda di trasformare la torrefazione in un capolavoro del neoclassico veneto, nientemeno. Viene accontentato. Per tutto l'Ottocento il Pedrocchi è sede di convegni coltissimi, e Stendhal dice che il locale è "le meilleur d'Italie". I poeti di Padova si innamorano di questo cafè: gli dedicano sonetti e persino un poema di 7.000 versi (Francesco Trevisan, nel 1842). Con il Novecento il Pedrocchi si incammina verso il declino, e nel dopoguerra resta vittima di incauti restauri perdendo arredi preziosi, poi entra in crisi e chiude. Recentemente, con una nuova gestione, è tornato ad accogliere padovani e turisti. A fianco c'è il Pedrocchino, l'antica pasticceria in stile neogotico.
Dove si trova: in via VIII febbraio, vicino all'Università.
6) Caffè dell'Ussero (Pisa)
Fondato nel 1775 sul lungarno, al piano terra del quattrocentesco Palazzo Agostini, il Caffè dell'Ussero è stato luogo di ritrovo per pensatori risorgimentali, accademici, studenti, goliardi, poeti, romanzieri, critici, scienziati, ecc. Alle pareti frasi vergate da clienti vip della letteratura, primo fra tutti il primo premio Nobel italiano, Giosuè Carducci, che veniva qui a dissetarsi e a scrivere poemi comici.
Altri frequentatori: Curzio Malaparte, Mario Tobino, Mario Praz, Tiziano Terzani, Antonio Tabucchi...
Dove si trova: a Palazzo Agostini, Lungarno Pacinotti 27, Pisa.
7) Caffè Tommaseo (Trieste)
Il Tommaseo nasce nel 1830. Divenne presto un luogo dove bere discutendo di libri ma anche di politica, specie quando vi si riunivano gli irridentisti. Pare che nel Novecento passasse di qui anche James Joyce, nei giorni del suo lungo soggiorno a Trieste. Dal 1954 il Tommaseo è protetto come un monumento storico e rappresenta una tappa fondamentale del circuito di locali storici triestini per esploratori della letteratura, insieme ad altri bei posti come il Caffè San Marco di via Battisti, e il Pirona in Largo della Barriera Vecchia.
Frequentatori: Italo Svevo, James Joyce, Umberto Saba, Claudio Magris.
Dove si trova: in piazza Tommaseo, a Trieste.
8) Caffè delle Giubbe Rosse (Firenze)
Fondato nel 1897 da due fratelli austriaci, deve il suo nome alla divisa dei camerieri, vestiti di rosso come si usava nei locali di Vienna. Dal 1909 al 1939 il Giubbe Rosse è stato il cuore della vita letteraria e intellettuale di Firenze. Qui si fondavano riviste culturali, qui i futuristi fiorentini venivano a menarsi con i loro critici. Oggi le pareti sono ricoperte di disegni, quadri e fotografie di avventori celebri, le sale splendono della gloria passata e talora ospitano mostre o piccoli concorsi letterari.
Frequentatori: Marinetti, Papini, Prezzolini, Gadda, Boccioni, Montale, Luzi.
Dove: in piazza della Repubblica, a Firenze.
9) Caffè Rosati (Roma)
Negli anni Cinquanta, scrittori, letterati e sceneggiatori, quando dovevano riunirsi per trovare nuove idee, non avevano neppure bisogno di darsi un appuntamento. Bastava andare al bar Rosati, in Piazza del Popolo. Negli anni Sessanta andava forte anche l'altro Rosati, quello di via Veneto, dove ai tavolini c'erano spesso Flaiano e Moravia.
Frequentatori: Vincenzo Cardarelli (molto assiduo), Italo Calvino, Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini.
Dove: in Piazza del Popolo a Roma.
10) Aragno (Roma)
Nella prima metà del Novecento. il caffè Aragno di palazzo Marignoli è un noto ritrovo di scrittori e avanguardisti. Orio Vergani lo consacra come "il sancta sanctorum della letteratura". Qui, nel 1926, Ungaretti e Massimo Bontempelli vengono a litigare e, pare, persino a prendersi a schiaffi: la controversia porta poi a un duello fra i due, per fortuna senza vittime. Nel dopoguerra arriva la decadenza: l'Aragno perde la sua insegna e diventa una tavola calda. Infine, proprio nel 2014 viene travolto dalla crisi finanziaria. Oggi le sale dell'Aragno sono chiuse e in disarmo. Nello stesso palazzo, dalla primavera, aprirà un colossale negozio di smartphone. O tempora, o mores.
Frequentatori: Mario Pannunzio, Orio Vergani, Ardengo Soffici, Giuseppe Ungaretti.
Dov'era: all’interno di palazzo Marignoli, tra via del Corso e piazza San Silvestro, a Roma.
(Foto: Wikimedia Commons)