I migliori illustratori italiani: intervista ad Alessandro Giorgini
Quinta tappa di questo personale viaggio nel mondo dell'illustrazione Made in Italy
Mostre, workshop, un libro appena uscito che raccoglie le sue illustrazioni: Alessandro Giorgini è una di quelle persone che non vuole rimanere con le mani in mano.
O probabilmente non ci riesce. Tra i mille impegni ha comunque trovato il tempo per fare quattro chiacchiere con il sottoscritto e regalarci, come di consuetudine ormai, uno sketch realizzato ad hoc.
Descrivi il tuo stile.
Ho cercato di mettere insieme il periodo più creativo della mia vita, con quello più soffocante. L'infanzia, da una parte, periodo in cui il mio cervello ha assorbito come una spugna l'immaginario coloratissimo dei cartoni animati che riempivano le mie giornate - quelli di Hanna e Barbera: the Flintstones, the Jetsons, the Wacky Racers e tanti altri -
L'adolescenza, durante la quale ho frequentato l'istituto per geometri: cinque anni che ho odiato profondamente. Ci sono finito perchè alle scuole medie il mio voto in educazione artistica era "gravemente insufficiente" e il professore ha sconsigliato vivamente ai miei genitori qualsiasi percorso artistico per il sottoscritto. Ho quindi provato ad unire le due cose, lo ying e lo yang della mia esistenza e ne è saltato fuori un mix di linee, forme e stili battezzato poi da un blogger americano "geometric retrò style". Geometrò, per gli amici.
La ricetta per una illustrazione efficace.
Un sacco intero di duro lavoro, un bel bicchierone di umiltà,
Qual è stata la prima persona che ha creduto in te?
I miei genitori.
Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere questa strada?
Di farlo con umiltà. Di non avere fretta di raggiungere obiettivi fuori portata. E di non fidarsi di chi fa questo lavoro e non sorride mai.
E quale è stato il consiglio più utile che hai ricevuto?
"Non cercare di essere qualcun'altro. Sii te stesso, che è già abbastanza difficile".
Capitolo committenti: meglio italiani o esteri?
Entrambi.
Si può vivere tranquillamente facendo l'illustratore?
Se per vivere intendi mantenersi economicamente, allora ti rispondo di no. Nel senso che questo è un lavoro che può farti guadagnare bene, ma che non ti permette di oziare.
Perchè non si ha lo stipendio fisso che arriva ogni mese. L'illustratore è un freelance, quindi un imprenditore a tutti gli effetti. E un imprenditore, il lavoro e di conseguenza il guadagno, se lo costruisce giorno dopo giorno.
A livello tecnico, quali sono gli step che ti portano ad una illustrazione completa, partendo chiaramente dall’idea o dal brief che ricevi da chi ti ha commissionato il lavoro?
E quali software utilizzi principalmente?
Avviene sempre tutto allo stesso modo: sketch a matita, che spesso presento al cliente per sottoporre l'idea creativa e avere conferma di essere sulla strada giusta. Scansione del disegno a matita che poi ritraccio completamente in Illustrator. Una volta soddisfatto della composizione in bianco e nero, passo al colore, anche quello dato principalmente con Illustrator e con qualche ritocco finale in Photoshop.
Qual è stato, lavorativamente parlando, il “no” che hai ricevuto e che ti ha fatto crescere maggiormente e il “si” che ti ha cambiato la vita?
Mi devo ripetere: non avere avuto la possibilità di seguire un corso di studi artistico, credo sia stata una fortuna. Quel "no" da parte del mio professore di artistica ai miei gentiori, quindi, ha svolto un ruolo importante nella mia formazione.
Perchè ho dovuto fare tutto da solo, trovando energie che non pensavo di avere e scoprendo lati di me che, forse, avrei lasciato sonnecchiare se non avessi avuto bisogno di destarli. Il "si" che invece mi ha cambiato la vita, me lo sono detto da solo: vuoi rischiare tutto e metterti in gioco per realizzare il tuo sogno? Ho risposto sì, davanti allo specchio. Qualche giorno dopo mi sono licenziato da dove lavoravo prima per tentare la fortuna come illustratore freelance.
Se avessi “carta bianca” cosa ti piacerebbe illustrare?
Una guida turistica.
Qualcuno ha mai “rubato” una tua illustrazione?
Tu l’hai mai fatto?
Si, succede spesso che qualcuno rubi qualche mia immagine, fa parte del gioco.
Intervengo solo se viene fatto a scopo di lucro. Da piccolo copiavo come un matto i fumetti che leggevo e i cartoni animati che guardavo. Quindi si, a modo mio ho rubato dei disegni che sono serviti alla mia formazione. Però poi ho smesso, giuro.
Che influenze credi abbia avuto il tuo stile e quali sono i tuoi maestri di riferimento?
Come ti dicevo in apertura, sono stato stimolato da quello straordinario immaginario che va dagli anni '50 ai '70, dalle illustrazioni di Jim Flora, i cartoni di Hanna&Barbera, i capolavori animati di Bruno Bozzetto, dai libri illustrati di Miroslav Sasek, dalle pubblicità del Carosello, dalle caricature in fonda agli album di figurine disegnate da Bruno Prosdocimi. Devo continuare?
Non potendo più fare l’illustratrice, quale sarebbe il tuo “piano b”?
Non ce l'ho. Non avere piani B ti costringe a far funzionare il piano A.
Dedicheresti un veloce sketch a Street art Factory?
Velocissimo.