I migliori illustratori italiani: intervista a Emiliano Ponzi
Nona tappa di questo personale viaggio nel mondo dell'illustrazione Made in Italy
La prima volta che ho incontrato Emiliano Ponziè stata attraverso le sue illustrazioni. La seconda, di persona, durante un workshop a cui ho partecipato che ha tenuto al MiMaster l'anno scorso, relativo alle illustrazioni per le copertine di narrativa (lui che ha raccolto tutti i premi possibili, grazie al filone di cover realizzate per i romanzi di Charles Bukowski).
Dopo questi due episodi, ho avuto la conferma di un'impressione: Emiliano possiede il dono della comunicazione, sia verbale che illustrata.
Entrambi questi punti sono bene espressi tra le righe dell'intervista e nelle immagini della gallery.
Descrivi il tuo stile.
Comunicativo, concettuale, netto
La ricetta per una illustrazione efficace.
Buona idea, una storia da raccontare, un po’ di tempo a disposizione e la capacità di seguire il flusso di lavoro e vedere dove conduce. E’ importante tenere un dialogo aperto con l’illustrazione, passo dopo passo e farsi suggerire le pennellate che seguiranno. Se prima di iniziare si conosce già il risultato finale allora stiamo solo applicando un modello ma di fatto non c’è una creazione realmente nuova.
Qual è stata la prima persona che ha creduto in te?
Io.
Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere questa strada? E quale è stato il consiglio più utile che hai ricevuto?
Avere grande autocritica e dunque capire qual è il momento di “mostrare” e quello di “dimostrare”. E poi avere tenuta di strada: non lasciare che le frustrazioni facciano sbandare l’auto verso la destinazione che abbiamo in mente.
Uno dei tanti consigli che ho ricevuto è stato “progetta non disegnare”.
Capitolo committenti: meglio italiani o esteri?
Dipende, negli ultimi 10 anni si stanno livellando sempre di più. Gli americani restano ancora quelli con più senso pratico.
Si può vivere tranquillamente facendo l'illustratore?
Si può vivere molto bene sapendo che però non si deve abbassare la guardia, arrivare ad uno standard e vivere di rendita è il principio della fine. Il nostro lavoro è darwinismo, bisogna
continuare ad evolvere.
A livello tecnico, quali sono gli step che ti portano ad una illustrazione completa, partendo chiaramente dall'idea o dal brief che ricevi da chi ti ha commissionato il lavoro? Quali software utilizzi principalmente?
Gli step sono molto semplici, lo scambio con il cliente e poi la realizzazione del definitivo. Prima di consegnare, tempo permettendo, cerco di far decantare l’illustrazione finita per fare eventuali ultime revisioni.
Utilizzo Corel Painter e Photoshop.
Qual è stato, lavorativamente parlando, il "no" che hai ricevuto e che ti ha fatto crescere maggiormente e il "si" che ti ha cambiato la vita?
E’ la somma dei “no” e dei “si” che fa crescere, non credo mai che un singolo incarico o la mancanza di esso possa determinare una carriera. Il nostro è un lavorio continuo fatto di mattoni piccoli e grandi, quando ti allontani riesci a vedere il muro alto che hai costruito.
Se avessi carta bianca cosa ti piacerebbe illustrare?
lo sto facendo ora, sarà un grande progetto per un grande editore americano
Qualcuno ha mai rubtao una tua illustrazione? Tu l'hai mai fatto?
Capita sovente di vedere persone che hanno influenze stilistiche che riconosci come tue, se hanno appena iniziato è comprensibile, se sono già conosciuti allora è abbastanza grave perché ognuno ha un percorso unico magari simile ad un altro ma mai speculare. Tutti abbiamo i nostri punti di riferimento quando intraprendiamo il percorso, io mi ispiravo a Mattotti ed Holland, ma poi ci si allontana dai modelli e la summa delle influenze rielaborate diventa il proprio stile personale.
La cosa più incredibile che mi è successa è stata lo scorso anno: un illustratore sloveno ha preso 2 mie immagini, le ha virate, specchiate e pubblicate come sue all’interno di un magazine, due pagine piene. Impensabile credere che nessuno lo notasse. E una cosa simile ha fatto con un’immagine di Noma Bar. E’ stato surreale, con le scuse dell’editore, goffi messaggi di giustificazione da parte dell’illustratore in questione e una segnalazione sul blog di Steven Heller.
Rubare ad altri è un controsenso perché il fine ultimo è essere chiamati per le proprie peculiarità stilistiche.
Che influenze credi abbia avuto il tuo stile e quali sono i tuoi maestri di riferimento?
Siamo permeabili al mondo, al di là dei nostri gusti e mostri sacri - che nel mio caso vanno da Hopper a Mattotti, da Katz a Rand ad Harper - attingiamo a piene mani anche dalla nostra contemporaneità che ci aiuta ad essere protagonisti come creatori nel tempo in cui viviamo
Non potendo più fare l'illustratore, quale sarebbe il tuo piano B?
Se hai un piano B è più probabile che il piano A fallisca, questo dico sempre ai miei studenti. Un po’ come i trapezisti che si lanciano senza rete, sapendo che ad aspettarli c’è il suolo freddo hanno meno probabilità di cadere rispetto al pensiero della rete.