I migliori illustratori italiani: intervista a Riccardo Guasco
Terza tappa di questo personale viaggio nel mondo dell'illustrazione Made in Italy
Le illustrazioni di Riccardo Guasco, che siano in digitale, su tela o carta, riportano la mente alle avanguardie artistiche italiane ed europee, al cubismo, al futurismo, al minimalismo; alla storia dell'arte.
Coesistono poligoni, a volte morbidi, altre volte spigolosi, ma sempre in perfetta armonia col colore e la trama di ogni figura.
Mentre stai leggendo questa intervista, Riccardo sta inaugurando il primo giorno di uno dei vari workshop che tiene in giro per l'Italia. In questo caso a Vicenza.
Buona lettura.
Descrivi il tuo stile.
Leggero, ironico, molto “spigoloso” all’apparenza, ma semplice e caldo nell’intimo.
Ha sicuramente influenze legate al futurismo ma non con intenti così arditi, e la moltitudine di sfaccettature del cubismo.
La ricetta per un'illustrazione efficace.
Cervello sveglio, colpo d’occhio, una buona mano e un po' di cuore.
Qual è stata la prima persona che ha creduto in te?
Credo, durante le udienze alle scuole medie, in un colloquio tra mia mamma e l’insegnante di arte. Sono state le prime due persone, una in maniera più decisa visti i voti, l’altra in maniera più dubbiosa viste le prospettive lavorative, che hanno creduto in me e in un mio futuro artistico
Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere questa strada?
Di essere sinceri con se stessi e con gli altri, umile nel proporsi. Disegnare è una passione ma quando diventa un lavoro è duro e faticoso come fare dei turni di notte in fabbrica. Serve allenamento, costanza e determinazione cercando di evitare le scorciatoie comode.
E qual è stato il consiglio più utile che hai ricevuto.
"Per imparare, ho solo dovuto guardare. Aprite le orecchie e ascoltate”. R. Savignac
Capitolo committenti: meglio italiani o esteri?
Non faccio differenza, credo che a far la differenza ci sia la preparazione, la gentilezza e la perspicacia di una persona con cui diventa facile entrare in sintonia e costruire un solido rapporto di lavoro.
Si può vivere tranquillamente facendo l'illustratore?
Si può vivere. Tranquillamente magari no. Si fa fatica doppiamente, perché se fatto seriamente è duro come un lavoro, e perché purtroppo qui non è considerato un lavoro.
A livello tecnico, quali sono gli step che ti portano ad una illustrazione completa, partendo chiaramente dall'idea o dal brief che ricevi dal committente?
Credo che la genesi di un illustrazione sia la cosa più bella che ruota intorno a questo lavoro, può durare un secondo o diversi giorni. In questi diversi lassi di tempo comunque tutto nasce da uno schizzo a matita su fogli sparsi o su un taccuino, normalmente 5/6 bozze personali, 3/4 proposte che alla fine arrivano al cliente, poi importo una foto della bozza a matita sulla tavoletta grafica e rifinisco forme e colori prima dell’invio del definitivo. A seconda delle osservazioni finali del cliente, se è soddisfatto chiudo l’illustrazione per l’invio in stampa, diversamente lavoro alle eventuali modifiche per correggere dettagli che non convincono.
Quali software utilizzi principalmente?
Software di ritocco fotografico e di pittura digitale, qualche volta programmi di grafica vettoriale ma è più raro.
Qual è stato, lavorativamente parlando, il "no" che hai ricevuto e che ti ha fatto crescere maggiormente e il "si" che ti ha cambiato la vita?
Non è un “no” particolarmente doloroso però ricordo di averci sperato tanto per l’età che avevo e per il committente. Per me sarebbe stato un onore lavorare per la storica settimana enigmistica, durate gli anni dell’università mandai qualche vignetta di prova commissionata sul noto “strano ma vero” ma non mi presero.
Un “si” che mi ha cambiato la vita non c’è, non c'è una svolta radicale, tante piccole conquiste che pian piano mi hanno spinto a proseguire
Se avessi "carta bianca" cosa ti piacerebbe illustrare?
In molti lavori personali che faccio, senza committenza, ho carta bianca e di solito sono i lavori migliori.
Ecco forse disegnerei un imbianchino soddisfatto e in procinto di andarsene, e nell’altro angolo uno street artist che scrive a bomboletta nella parte bassa del foglio in rosso “Voglio più carta bianca”.
Qualcuno ha mai "rubato" una tua illustrazione?
Si certo.
Non sono molto attaccato ai mie lavori, a volte mi piace anche che prendano strane strade specie quando sono di pubblica utilità. Solo per correttezza mi piace anche che venga riconosciuta la paternità dell’autore e che non siano a scopo di lucro.
Tu l'hai mai fatto?
Lo faccio spesso con i grandi artisti del 900, Malevic, Mondrian, Calder, Kelly e anche Munari, io lo considero un tributo, poi vanitosamente li chiamo anche “duetti” ( dove loro non lo sanno) però cito sempre l'autore e il titolo dell’opera che ho modificato. Lo considero un po’ come ripetere a memoria una poesia e cambiargli il finale, fare l’inchino e un sorriso.
Spero non se la prendano.
Che influenze credi abbia avuto il tuo stile e quali sono i tuoi maestri di riferimento?
Penso sempre che lo stile arriva quando smetti di cercarlo. Accanirsi ad avere una mano che non segue le proprie inclinazioni è controproducente, occorre innamorarsi di chi è più bravo, studiarlo, guardarlo, fare tanto esercizio e preoccuparsi di disegnare per passione e non per piacere a qualcuno. Il mio è stato un percorso fatto dopo una cotta mostruosa di quasi tutte le avanguardie artistiche del 900 quando durante il periodo scolastico mi venivano snocciolate una ad una.
Dopo aver guardato Picasso, Matisse, Klee, Grosz, Depero, Licini, Morando, Feininger, Haring..solo per citarne alcuni, e averne digerito il tratto e l’insegnamento, ho provato a disegnare con estrema sincerità, ed è venuto fuori quello che faccio.
Non potendo più fare l'illustratore, quale sarebbe il tuo "piano B"?
L’ho già fatto per un po’ di anni prima di fare l’illustratore, credo l’insegnante, se poi è di arte meglio ancora.
I giovani sono grezzi e sfaccettati come diamanti, hanno un energia infinita e danno energia come è difficile trovare altrove