I tatuaggi della Mummia dei Ghiacci: possibili segni di agopuntura
Archeologia: svelati più di 60 marchi sul corpo di Ötzi. Potrebbe trattarsi di segni di antichissime pratiche terapeutiche.
L’Uomo del Similaun, venne rinvenuto nel 1991 da due coniugi tedeschi durante un'escursione sulle Alpi al confine tra Italia e Austria. La Mummia dei Ghiacci è anche nota come Ötzi, nome coniato da un giornalista austriaco da Ötztal, la vicina valle in cui avvenne il ritrovamento. Il corpo è stato datato a un’epoca compresa tra il 3300 – 3100 a.C. (Calcolitico) e da più di vent’anni è oggetto di ricerca da parte di antropologi e archeologi preistorici di tutto il mondo.
I tatuaggi di Ötzi
La nuova scoperta è stata effettuata dai ricarcatori dell’ Institute for Mummies and the Iceman, che ha sede presso il EURAC (European Academy) di Bolzano.
La Mummia dei Ghiacci si è conservata in modo straordinario per millenni per le particolari condizioni ambientali in cui giaceva. La prolungata esposizione a temperature sotto zero ha rallentato la decomposizione del cadavere che si è naturalmente mummificato. Nello specifico, nel caso di Ötzi, più che di mummificazione di dovrebbe parlare di corificazione. Le temperature glaciali, infatti, hanno reso la pelle di Ötzi molto scura rendendo difficile l’individuazione dei suoi tatuaggi a occhio nudo.
Il team di Bolzano (composto dai ricercatori Marco Samadelli, Marcello Melis, Matteo Miccoli, Eduard Vigl e Albert R. Zink) ha utilizzato un innovativo sistema di analisi fotografica multispettrale per localizzare i tatuaggi presenti sul corpo della mummia.
Il corpo di Ötzi è stato inizialmente scongelato con cautela per poter rimuovere il sottile strato ghiacciato che solitamente ricopre l’epidermide. L’uomo del Similaum, infatti, viene conservato a una temperatura costante di – 6° C e un'umidità vicina al 98%. Il corpo, terminata la fase preliminare, è poi stato accuratamente fotografato con una fotocamera digitale dotata di filtri in grado di catturare immagini a raggi UV e lunghezze d’onda infrarosse. La terza e ultima fase è stata l’elaborazione dei dati acquisiti tramite il metodo "7-Band Hypercolorimetric Multispectral Imaging" , in grado di individuare differenze di colore non visibili a occhio nudo.
Sono stati identificati ben 61 nuovi tatuaggi sul corpo di Ötzi che attendono ora di essere interpretati.
Significato simbolico o funzione terapeutica?
Precedentemente altri tatuaggi erano stati identificati sul corpo dell'Uomo del Similaum e interpretati inizialmente come marchi dal valore puramente simbolico e rituale. Analisi successive, invece, hanno dimostrato che la maggior parte dei tatuaggi della Mummia dei Ghiacci corrispondono ai classici punti di agopuntura cinese usati per curare i reumatismi. Altri sono situati lungo i meridiani utilizzati per il trattamento di disturbi come mal di schiena e dolori addominali. Le analisi antropologiche hanno effettivamente dimostrato che Ötzi soffrì di queste patologie.
L'antropologo statunitense Lars Krutak nel suo libro "Spiritual Skin: Magical Tattoos and Scarification" riporta un esperimento condotto a Copenaghen: tecniche di agopuntura utilizzando un ago in osso applicato nei punti segnati dai tatuaggi di Ötzi ebbero effettivamente effetti benefici.
I nuovi tatuaggi individuati dal team di Bolzano non coinciderebbero con i punti classici di agopuntura cinese ma non si esclude che possano essere punti utili per curare altre patologie di cui soffriva Ötzi.
Agopuntura nell'Età del Rame?
Lars Krutak ha chiesto un parere riguardo i tatuaggi recentemente individuati sulla Mummia dei Ghiacci a un agopuntore professionista di Washington DC, dott. Gillian Powers. Pare che i punti segnati dai nuovi tatuaggi scoperti possano essere usati per trattare i sintomi associati a dolore addominale, nausea, vomito, diarrea, nonché problemi respiratori. Powers, inoltre, ha sottolineato che la posizione di alcuni nuovi tatuaggi è in prossimità della colecisti e quindi potrebbe avere effetti benefici sul dolore biliare.
Lo studio dei ricercatori di Bolzano è integralmente consultabile online sul Journal of Cultural Heritage .