Il ritorno di Mary Poppins, al cinema. Ma per chi? - Recensione
Gli adulti non ritroveranno la magia del film classico, per i ragazzini tanti sorrisi e poco brio. Sarà comunque un successo. Anche grazie ad Emily Blunt
Già quando nel 2015 fu annunciato il ritorno di Mary Poppins al cinema, un grosso "perché?" perplesso balenò in testa. Ma la Disney sa il fatto suo e quindi poi prevalsero curiosità e gioiosa apertura al lasciarsi stupire. Dopo aver visto Il ritorno di Mary Poppins, però, l'interrogativo torna a martellare: "perché? (oltre agli ovvi motivi commerciali)". E si aggiunge un altro dubbio: "per chi?".
Dal 20 dicembre al cinema, Il ritorno di Mary Poppins è un film che non ha troppo di nuovo da dare, soprattutto per chi ha nel cuore l'originale Mary Poppins del 1964 o anche per chi ne ha semplicemente addosso la scia, dispersa tra mille altri film visti successivamente. Ma pure per i neofiti il musical diretto da Rob Marshall riserva poche frecce in faretra. La magia del grande classico si è dispersa nell'aria.
Il ritorno di Mary Poppins sarà sicuramente un successo al botteghino, data l'eco che inevitabilmente ha. Ma non ha il fascino sbarazzino e la vitalità contagiosa per conquistare bambini piccoli e grandi di oggi. I ragazzini contemporanei spolpano prodotti più dinamici, ironici e disincantati (tipo Gli incredibili 2, che finora ha incassato 1.241.891.456 dollari nel mondo). I mitici pinguini animati che oggi ballano con Mary Poppis e "l'acciarino" Jack devono competere con quei maestri di cinismo e comicità dei pinguini di Madagascar.
Probabilmente solo i più piccoli, tra i 5 e i 7 anni, potranno trovare un po' di entusiasmo ed elettricità nei poteri magici di quella tata canterina piovuta dal cielo, aggrappata a un ombrello. Gli adulti? Per loro c'è poco incanto, ancor meno di novità. Di difficile reperimento anche l'effetto madeleine.
Sia chiaro: la Disney non ha disimparato a fare film. Il ritorno di Mary Poppins si lascia guardare amabilmente, quanto basta, senza cali di concentrazione. È il sequel del cult di 54 anni fa, tratto sempre dai libri della schiva P. L. Travers, fatta rivivere dall'altro film Disney Saving Mr. Banks, simpatico e sentimentale. Dopo oltre cinque decenni, però, se proprio Mary Poppins doveva tornare, ci saremmo aspettati un ritorno più trionfale.
Emily Blunt, Mary Poppins "traversa"
Il problema del film non è certo Emily Blunt che prende il posto iconico di Julie Andrews, che per il ruolo di Mary Poppins vinse l'Oscar e il Golden Globe come migliore attrice. Emily, con quel suo sorrisetto traverso, con quel porsi agli altri sempre in diagonale, un po' di lato, un po' dall'alto, sa catturare. La sua Mary Poppins è vanitosetta, saccentina e spiccia, con modi in bilico tra Signorina Rottenmeier e maestrina charmant che danno un po' di brio.
Brio che manca invece al personaggio del lampionaio Jack, inguaribile ottimista interpretato da Lin-Manuel Miranda: sempre felice, sempre sorridente, senza diagonali e spigoli.
Una spruzzata di freschezza la danno invece i costumi dei protagonisti e la scenografia: che sinfonia accattivante di rossi, verdi e blu!
Addio motivetti subito in testa
La storia è ambientata vent'anni dopo il classico, nella Londra degli anni '30 nel mezzo della Grande Depressione. Ora è protagonista la nuova generazione della famiglia Banks: Jane e Michael sono cresciuti e alle prese con preoccupazioni e difficoltà da adulti (interpretati rispettivamente da Emily Mortimer e Ben Whishaw, che ci mette tanta umanità). I figli di lui sono i nuovi bambini che necessitano di una tata.
Mary Poppins piomba all'improvviso per mantenere viva la speranza in tempi oscuri e risvegliare il fanciullo che è in noi.
Quando Mary Poppins uscì in sala nel 1964 Rob Marshall aveva quattro anni. È stato il primo film che vide: "Mi fece conoscere il cinema e mi fece innamorare dei musical, dei film d'avventura e dei fantasy". Chicago (2002), Nine (2009) e Into the Woods (2014), parte della sua filmografia, sono lì a dimostrarlo.
Accanto a lui, per creare nuove musiche originali dotate di elementi nostalgici, Marc Shaiman. Per loro una grande sfida.
Mary Poppins vinse l'Oscar per la memorabile colonna sonora dei fratelli Sherman e per la canzone Chim Chim Cher-ee (in italiano era Cam caminì, cantata da Oreste Lionello). Uscendo dalla visione de Il ritorno di Mary Poppins, versione italiana, in testa non risuona nessun "Supercalifragilistichespiralidoso" o "Basta un poco di zucchero e la pillola va giu" da canticchiare.
In italiano è Serena Rossi a far cantare Mary Poppins, come un tempo fece Tina Centi.
Il ritorno di Mary Poppins è candidato a quattro Golden Globe: miglior film commedia o musicale, attrice a Emily Blunt, attore a Lin-Manuel Miranda, colonna sonora.
Meryl Streep, camei e ritorni
Da Mary a Meryl, Marshall dopo Into the Woods richiama a sé sua maestà Meryl Streep, ormai più che avvezza al canto (canta e balla anche nella serie Mamma mia!). È lei Topsy, l'eccentrica cugina di Mary Poppins, con cui ha un rapporto di odio e amore, che gestisce un negozio di fai-da-te che si ribalta a testa in giù ogni secondo mercoledì del mese. Colorato e allegro il suo movimentato siparietto, anche se non fa battere i piedi a ritmo.
Tra le grandi chiamate a corte anche la "signora in giallo" Angela Lansbury, che per la Disney ha già recitato in Pomi d'ottone e manici di scopa e nella versione originale del film d'animazione La Bella e la Bestia. È lei la magica signora dei palloncini presente nei romanzi di P.L. Travers.
E poi ci sono due grandi ritorni. Riecco Dick Van Dyke! L'attore, che in Mary Poppins aveva il doppio ruolo di Bert lo spazzacamino e del signor Dawes, l'anziano presidente della banca, torna come direttore in pensione della banca ora è gestita da un Colin Firth cattivo senza sfumature.
Piccolo cameo per Karen Dotrice, l'attrice che aveva interpretato la piccola Jane Banks nel primo film. Compare come una passante alla ricerca di un'informazione stradale, lungo Viale dei Ciliegi.