In Italia cresce la felicità, ma il divario generazionale si allarga
Giornata Mondiale della Felicità: il 65% degli italiani si dichiara felice (+7%), ma l'Italia resta indietro nel ranking globale. Gli over 60 i più soddisfatti, giovani i più insoddisfatti
Sì, siamo più felici dell’anno scorso. Ma non ancora abbastanza e soprattutto non lo sono i giovani. Nella Giornata Mondiale della Felicità, che si celebra ogni anno il 20 marzo, è tempo di bilanci: quanto sono felici gli Italiani? Non siamo come il Bhutan, si misura il benessere del Paese in base alla Felicità Interna Lorda, ma i dati ci sono anche da noi e sono ambivalenti: più felici rispetto allo scorso anno, ma con ancora molte ombre, soprattutto tra i più giovani e le persone di mezza età. E le cause principali sono, in gran parte, nelle difficoltà economiche e nell’instabilità lavorativa.
Secondo l’ultima edizione dell’Ipsos Happiness Index, un’indagine condotta in 30 Paesi, il 65% degli italiani si dichiara felice, un dato in aumento del 7% rispetto al 2024. Ma restiamo nella parte bassa della classifica internazionale, al ventiquattresimo posto su trenta. Ben lontani da Paesi più felici come India (88%), Paesi Bassi (86%) e Messico (82%). La felicità è in calo ovunque. Dal 2011, quando Ipsos ha iniziato a misurarla, è diminuita nei tre quarti degli Stati esaminati. Crollo in Turchia (-40%), Corea del Sud (-21%), Canada (-18%) e Stati Uniti (-16%). Eppure, la metà delle persone nel mondo si dice fiduciosa nel futuro, da qui a cinque anni. Un ottimismo che, tuttavia, è più marcato nei Paesi emergenti rispetto all’Europa, dove prevale una maggiore cautela.
In Italia colpisce la differenza di felicità in base all’età. Più si invecchia più si è felici, ci dicono i dati. Le persone più soddisfatte sono quelle sopra i 60 anni e la felicità cala con il diminuire dell’età, così la Generazione Z è tra le più infelici di sempre. I motivi? La situazione economica è il principale ostacolo alla felicità per il 52% degli italiani. La difficoltà a raggiungere una stabilità finanziaria, unita a un mercato del lavoro precario e a un costo della vita crescente, rende la prospettiva di un futuro sereno sempre più incerta. Non si tratta solo di soldi. La ricerca sottolinea che fattori determinanti per essere felici, dopo quello economico, sono la famiglia, il sentirsi amati e il benessere mentale, sempre più centrale nel dibattito sulla qualità della vita, soprattutto tra i più giovani.
E il dato generazionale emerge anche dallo studio basato sul primo Indice di Felicità, realizzato dall’Istituto Piepoli per l’Unione per la Difesa dei Consumatori. L'indice è stato elaborato chiedendo agli intervistati di valutare la propria felicità su una scala da 1 a 10, poi convertita in un punteggio da 0 a 100. Fornisce un'analisi dettagliata dei principali fattori che influenzano la felicità e l’infelicità della popolazione. I risultati confermano che il 37% degli italiani si definisce molto felice (voto 8-10 su una scala da 1 a 10), mentre il 26% si dice infelice (voto 1-5). La maggior parte degli italiani si posiziona nella fascia intermedia, con un livello di felicità “abbastanza alto”. Anche secondo questo nuovo Indice i fattori più rilevanti sono: soldi, lavoro, famiglia e soddisfazione affettiva. E l’età è determinante. I più felici sono gli over 54 anni mentre prima, soprattutto nella fascia intermedia (dai trentacinquenni ai cinquantenni), si registra la maggiore insoddisfazione, a causa delle pressioni legate alla carriera, alla famiglia e alla sicurezza economica.
Comunque lo si misuri ciò che emerge è che il benessere non è sentito solo in termini di PIL o reddito, soprattutto dai giovani. La felicità è influenzata dalla stabilità economica, certo, ma anche dalla qualità delle relazioni personali, dalla salute mentale, dalla sicurezza sociale e dalla fiducia nel futuro.