Cosa fa e come funziona l’intelligenza artificiale sui nuovi smartphone Samsung. La prova
Traduce le telefonate in tempo reale, modifica le foto in modo semplice, riassume i contenuti di un articolo (anche di questo sito), trascrive le conversazioni, fa ricerche dentro le immagini. Abbiamo testato le funzioni frutto dell'Ai a bordo degli ultimi Galaxy S
Per una volta, e finalmente, non parliamo di specifiche tecniche. Né delle meraviglie della fotocamera (che pure ci sono), né dei muscoli del processore (che sono comunque possenti). La nuova serie Galaxy S appena presentata da Samsung spezza la liturgia della rincorsa all’hardware, insiste sul software, sulle dinamiche inedite per uno smartphone. Cova un’ambizione non da poco: entrare in modo sostanzioso nella vita quotidiana. A casa, in viaggio, sul lavoro come sui social.
Merito dell’intelligenza artificiale, termine abusato, che qui però esce dal generale e si fa particolare, esibendo le sue capacità. Nessuna promessa o teoria, pura pratica. Tagliando corto, abbiamo messo l'ultimo top di gamma, il Galaxy S24 Ultra, alla prova: per cominciare, abbiamo telefonato a un ristorante coreano – o almeno chiamato un numero a cui rispondeva una persona che parlava in quella lingua – prenotando un tavolo, indicando orario e numero di coperti. Spoiler: con qualche minimo inciampo, ci siamo riusciti. Mangeremo kimchi per cena.
Certo, ci vuole un briciolo di pazienza dall’una e dall’altra parte, ma si riesce a farsi capire: un messaggio iniziale avverte che la telefonata verrà tradotta con l’aiuto dell’Ai, il telefono ci ascolta e recapita il nostro messaggio all’interlocutore, fa lo stesso di rimbalzo con la sua risposta. Più facile da fare che da spiegare: lo scambio viene pronunciato da una voce robotica (ma neanche tanto) e trascritto sul display del telefono, per correggere in corsa eventuali incomprensioni.
Siete confusi? Se avete usato almeno una volta Google Traduttore e servizi simili non vi sembrerà nulla di esotico, però qui è tutto integrato nello smartphone e funziona in maniera fluida.
Il nuovo Galaxy S24 UltraSamsung
Sarà un successo? Bisognerà abituarsi, capire che è una dinamica possibile. All’inizio è verosimile che il ristoratore, il negozio che chiamiamo o affini penserà alla solita vendita al telefono e riattaccherà. Le applicazioni sono interessanti, in particolare in viaggio, in nazioni sperdute dove l’inglese è poco diffuso, ma pure in potenze come la Cina o il Giappone. E qui parliamo per esperienza diretta. Potrete riservare un tavolo in un locale tipico, fuori dai circuiti turistici, che mai e poi mai accetterebbe prenotazioni online. O continuare a farlo fare all’albergo, certo. Nessuno sta dicendo che siamo nel territorio dell’indispensabile.
Quello che vale per la voce è ovviamente esteso ai più facili testi: l’Ai integrata nella tastiera traduce in tempo reale messaggi ed e-mail. Abbiamo provato anche questo, però su WhatsApp. Nella chat sotto al messaggio in inglese di un amico o un conoscente ecco il testo in italiano. Nulla di non fattibile copiando e incollando le frasi nei classici servizi di traduzione (usate Deepl, si comporta alla grande), l’evidenza è che Samsung voglia mostrare come tutto possa essere inserito in modo organico nei comportamenti d’uso quotidiano del telefono.
Lo stesso vale con la fotocamera «dopata» dall’Ai. È ovvio che col fotoritocco si possono realizzare mirabili giochi di prestigio, ma adesso diventano accessibili a chi, di fronte a un qualunque menu di Photoshop, ha strani e improvvisi attacchi di nausea.
Con pochi tocchi si può selezionare, traslare, spostare un soggetto in una foto, magari per metterlo in primo piano, o addirittura - se siete particolarmente burloni - in orizzontale, come abbiamo visto in una demo. L’intelligenza artificiale colma gli spazi, riempie quello che abbiamo lasciato vuoto quando abbiamo deciso di cancellare un particolare elemento (selezionato con le dita) o abbiamo ruotato l’immagine di qualche grado. Nella prova è sembrato credibile, a volte sarà evidentemente posticcio, ma è una possibilità in più prima di fare un post sui social network.
Ecco che davanti a un monumento, un quadro affollato in un museo, un panorama, potremo eliminare gli intrusi finiti nelle nostre foto e sentirci protagonisti, raggiungendo livelli di sofisticazione molto raffinati. Tanto ai confini del fake, ma non è questa la sede per dibatterne. Perché la vera attrattiva del meccanismo è la cosiddetta rimasterizzazione, termine molto nostalgico per noi abbastanza boomer, che evoca clonazioni sui cd-rom e altre analogiche memorie.
Qui è tutto digitale: ecco che i neuroni invisibili dell’Ai prendono una foto bruttina e ne aggiustano i colori, le ombre, la saturazione, il livello di dettaglio. Avete presente la bacchetta magica di Instagram? Un poco meglio, perché non sconfina nell’esagerazione. Funziona bene nelle foto notturne, specie quelle zoomate, in cui diventano evidenti effetti sfocati invisibili a occhio nudo. La demo organizzata da Samsung ha permesso di rendere leggibili alcuni piccoli graffiti su una panchina che non avremmo potuto scorgere da una grande distanza e che la fotocamera, inizialmente, non mostrava in modo chiaro.
Da sinistra, i nuovi Galaxy S24 Ultra, Galaxy S24+ e Galaxy S24Samsung
Un’altra applicazione parecchio comoda, realizzata con Google, è «Cerchia e cerca». Ovvero, si sceglie con il dito un dettaglio in una foto per visualizzare in pochi attimi i risultati sul celebre motore. Volete sapere che monumento è quello che avete di fronte? Inquadratelo con il telefonino, selezionatelo con le dita e avrete la risposta in un lampo. Così come potrete sapere di che marca è il vestito indossato da un influencer, qual è l’oggetto di design in una certa immagine e così via.
Vale sia nelle cose che inquadrate che in quelle che trovate in una pagina web. Con delle limitazioni sensate: non lo fa con i volti delle persone, così nessuno potrà evocare scenari apocalittici orwelliani (tanto ci siamo comunque già dentro) né sui programmi di streaming per problemi di diritti vari. Severo, ma giusto.
Se fin qui ci siamo mossi nel terreno dell’evasione e del divertimento - anche se poter dialogare meglio con un potenziale cliente estero rientra comune nella sfera del business - l’intelligenza artificiale di Samsung si mette pure al servizio della produttività. Ecco che registra l'audio delle riunioni (o un'intervista) e trascrive distinguendo fino a 10 interlocutori. Ecco che, in pochi istanti, fa un riassunto di quanto è stato discusso, così se il meeting si è prolungato a dismisura non bisogna sorbirsi un diluvio di parole, ma si possono afferrare i concetti principali.
Il dono della sintesi automatica è esteso anche a lunghi testi, inclusi gli articoli di giornale. Abbiamo messo l’Ai alla prova con questa notizia del nostro sito e possiamo dire che l'Ai ha fatto emergere i punti principali. Ha restituito qualche inesattezza sui dati, ma ha colto i messaggi chiave. Ecco, diciamo che può andare bene per farsi un’idea su un tema – magari leggendolo poi nel dettaglio se interessa – meno per estrapolare cifre o citazioni da inserire in una ricerca scolastica o un documento di lavoro.
Samsung ci tiene a far sapere che è solo l’inizio, sono i prodromi di una lunga traiettoria. Che altro presto arriverà, che l’intelligenza artificiale nel telefono è qui per restare. Staremo a vedere quanto queste possibilità diventeranno abitudini, quali saranno scartate e dimenticate.
Di certo, il fatto che solo alla fine, in coda, andiamo a parlare di specifiche tecniche, a dire che l’Ultra ha un telaio in titanio, che lo rende più leggero dei fratelli minori e al tempo stesso più longevo e resistente, che sempre sull’Ultra c’è il processore Snapdragon 8 Gen 3 Mobile Platform appositamente ottimizzato per Galaxy, è quasi un sollievo. Quasi un contorno.
L’intelligenza artificiale, su questo non c'è dubbio, cambia il linguaggio narrativo degli smartphone. Nonostante sia materia intangibile, gli regala un'inedita sostanza. Spalanca nuove possibilità.
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