J-Ax : "Il bello d'essere brutti" - La recensione
L'album è il primo autoprodotto dall'etichetta Newtopia fondata insieme a Fedez
J-Ax, al secolo Alessandro Aleotti, a ottobre aveva annunciato a sorpresa al Medimex, il Salone dell'innovazione musicale di Bari, l’uscita di un nuovo lavoro a gennaio.
Puntuale è arrivato ora nei negozi Il bello d’esser brutti, il primo album autoprodotto per l’etichetta Newtopia, avventura impenditoriale che condivide con l’amico Fedez.
La partecipazione come giudice di The Voice ha dato nuova linfa alla carriera di uno dei padri putativi dell’hip hop italiano, che negli anni Novanta ha portato per primo, con gli Articolo 31, il rap nei piani alti delle nostre classifiche.
“Quando mi hanno chiamato per The voice era un periodo particolare-ha confessato Ax- avevo mollato la mia etichetta dopo vent’anni, erano due anni che non facevo un disco, non mi divertivo. Ero in attesa di un segno dal cielo che puntualmente è arrivato”.
Il bello d’esser brutti è quindi un nuovo inizio per l’artista milanese, che qui non si è certo risparmiato, con una scaletta composta da venti brani, senza skit o gli inutili riempitivi che spesso appesantiscono gli album hip hop.
Vediamo una per una le canzoni.
1) L’intro è un brano vero e proprio, in cui Ax racconta, con il suo flow torrenziale, la burrascosa fine del rapporto con il suo storico produttore Franco Godi e la sua rinascita artistica.
2) Ribelle e basta è una bomba rap-rock che sembra prodotta da Rick Rubin, anche se non convince il refrain punkeggiante alla Domani smetto.
3) La tangenziale è una canzone allegra e spensierata, con un forte potenziale radiofonico.
4) Sopra la media è un viaggio a ritroso nella vita milanese di periferia dove Ax è cresciuto. Il ritornello strizza ancora una volta l’occhio al punk dei Green Day.
5) Uno di quei giorni, impreziosita dalla voce black di Nina Zilli, è un godibile brano reggae, perfetta colonna sonora di una bella giornata di sole.
6) Sono di moda gioca sul ritrovato successo del rapper dopo la partecipazione a The Voice, sottolineando come il telefono squilla di nuovo ininterrottamente. Un dito medio rivolto a tutti quelli che l’hanno abbandonato e che ora lo cercano di nuovo, sorretto da un ritornello che entra subito in testa.
7) Caramelle vede il ritorno dei Due di picche, ovvero il duo J-Ax-Neffa, due dei rapper più significativi degli anni Novanta. Neffa ora canta, mentre Ax è tornato a rappare. La loro unione funziona.
8) Hai rotto il catso, con un beat scarno e tastiere epiche, offre il destro ad Ax per entrare a modo suo nel vivo dell’attualità politica e dello strapotere della Germania in Europa.
9) Miss&MrHide esalta in chiave rock la bellezza femminile, in particolare quella italiana. Insomma, meglio Sophia Loren di Kim Kardashian.
10) Santoro e peyote ha un groove irresistibile e un testo divertente e surreale, tra Voglio una lurida e Funkytarro.
11) Rock city mescola rock, rap e reggae, mentre J-Ax rappa con la consueta scioltezza, accelerando e rallentando a piacimento.
12) Tutto o niente vede un gustoso ping pong tra Ax e Emiliano Valverde, suo compagno di scuderia in Newtopia.
13) Il bello d’essere brutti è un invito ad accettarsi così come siamo, tanto che il rapper sostiene di sentirsi più bello di Brad Pitt.
14) Old Skull è un adrenalinico rap hardcore che vede il contributo dei Club Dogo, specialisti dell’ ego trippin’.
15) Maria Salvador è un reggae ipnotico che si avvale del chorus latineggiante de Il Cile.
16) Bimbiminkia4life è un discutibile brano dance realizzato a quattro mani con Fedez. Se avete più di 18 anni difficilmente vi piacerà.
17) Nati così è uno spensierato pop-rock che ricorda nelle sonorità gli 883 dei primi anni Novanta.
18) Un altro viaggio è una canzone malinconica dove i ricordi dell’artista sono messi a fuoco con lucidità e con un pizzico di nostalgia.
19) The pub song è un brano sconclusionato che esalta l’erba e la vita sregolata, vent’anni dopo Ohi Maria. Da un quarantenne ci saremmo aspettati qualcosa di più.
20) L’uomo col cappello è un ottimo finale, nel testo e nelle musiche, che riscatta la canzone precedente.
Il bello d’esser brutti è un album variegato e divertente, che conferma ancora una volta le ottime doti affabulatorie di J-Ax.
In alcuni brani ritroviamo le rime intelligenti e ironiche dei migliori album degli Articolo 31, in altri suscitano perplessità i ritornelli cantati e le improvvide escursioni nella dance.
Nell’era dello streaming e della velocità, la scelta di inserire venti brani è assai rischiosa. Con 4-5 canzoni in meno il disco sarebbe risultato più coinciso e godibile. Come dicono gli inglesi, less is more.