James Toseland: sul palco o in pista, vado sempre al massimo
Esce il primo cd dell'ex campione del mondo di motociclismo. Un omaggio al rock pesante e una risposta a chi non lo prendeva sul serio come musicista.
Diciamo la verità: si fa fatica a immaginare Valentino Rossi che vince il festival di Sanremo, o Fernando Alonso che riempie San Siro suonando con una rock band. Questione di steccati mentali? Può essere, ma va anche detto che non sempre gli sportivi passati allo show business hanno dimostrato le qualità necessarie.
Stavolta però parliamo di un rocker emergente, che ha alle spalle una storia sportiva davvero da urlo. Si tratta di James Toseland, asso inglese del motocislimo, vincitore di due campionati mondiali Superbike nel 2004 e nel 2007. La sua carriera termina bruscamente nel marzo 2011, quando una caduta rovinosa durante alcuni test gli provoca una lesione irreversibile all'articolazione del polso destro: non può più guidare. È una botta tremenda, ma James non si abbatte: gli resta un'altra grande passione, la musica. L'incontro con Toby Jepson, un musicista inglese piuttosto noto anche e soprattutto per il lavoro con la band Little Angels, gli infonde ulteriore fiducia: il risultato è la nascita di una band che porta il suo nome, Toseland, e un album d'esordio potente e credibile. Si intitola Renegade, è disponibile dal 24 marzo e - diciamolo subito - è una piacevole sorpresa. L'ex asso delle due ruote dispensa un omaggio sincero e manifesto ai gruppi che adora da sempre (Aerosmith ed AC/DC su tutti), tra robuste dosi di «metallo» e qualche parentesi melodica. Ne esce un lavoro serio, «onesto», non certo il divertissement fine a se stesso di un ex numero uno a caccia di nuove emozioni. Tra le undici canzoni spiccano la title track e il primo singolo, Crash Landing, ma tutto l'insieme ha le carte in regola per sgretolare lo scetticismo di chi è sempre pronto a storcere il naso quando un «non musicista» (anche se, come vedremo, Toseland suona il piano da sempre) cerca di sconfinare in nuovi territori.
Un rischio, quello di essere sottovalutato a priori, che Toseland ha ben presente, ma che è pronto a scongiurare con la stessa grinta con cui mordeva le curve a 250 all'ora.
Allora, James, finalmente il suo primo album è uscito: che effetto le fa?
«Certamente ne sono molto orgoglioso. Del reso chi mi conosce bene sa che per me la musica non è una passione nuova. Sono diplomato in pianoforte e anche durante la mia carriera sportiva sedermi davanti alla tastiera mi aiutava a rilassarmi, a liberarmi dallo stress delle corse. Solo che allora preferivo il genere melodico, mentre oggi sento quasi l'esigenza di suonare rock duro».
Insomma, quando era ragazzino per lei motociclismo e musica erano passioni equivalenti?
«Diciamo che la vita ha scelto per me, nel senso che a sedici anni mi sono reso conto che avre potuto esere un numero uno sulle piste, e così ho dovuto scegliere: sarebbe stato impossibile, ovviamente, fare due cose allo stesso tempo. Ma la grinta che ispira la mia nuova carriera è la stessa che mettevo nelle competizioni».
Se le fosse possibile recuperare la piena efficienza fisica, riuscirebbe a reprimere la tentazione di tornare in sella?
«Guardi, due mesi fa mi sono sottoposto a un nuovo intervento chirugico al polso, e devo dire che la funzionalità è molto migliorata: avverto molto meno dolore a fare certi movimenti. Per un attimo mi sono rivolto la stessa domanda che mi sta facendo lei, ma poi ho pensato che ho 33 anni, non sono comunque al 100 per cento e non ho una scuderia pronta a darmi una moto. Che senso avrebbe rientrare? Sono stato campione del mondo, non credo di dover dimostrare niente a nessuno. Secondo me, se sei stato al top, non ha molto senso fare figuracce».
La infastidisce l'atteggiamento di chi non sembra disposto a darle credito?
«Dipende. Se sono critiche in malafede, un po' sì, ma cosa posso farci? Già quando correvo, e mi avevano ribattezzato “the piano player”, qualche collega quasi mi sfotteva perché sembrava che suonare fosse una cosa eccentrica, incompatibile con le corse. Se invece parliamo dei rockettari onesti, quelli che chiedono a un musicista integrità e devozione alla causa, li capisco: anch'io da ragazzo ero così. A loro posso dire che non sono un ex pilota che suona, ma un musicista preparato e pieno di grinta. Sa quante persone hanno ascoltato il mio cd senza sapere che ero io a cantare e suonare? Ebbene, quasi tutti erano entusiasti».
I Toseland hanno in programma anche una serie di concerti dal vivo?
«Già l'anno scorso abbiamo girato un po' per l'Inghilterra, da soli o come supporter dei Reef. Inoltre abbiamo suonato in un paio di festival e all'autodromo di Silverstone, dopo la gara Moto Gp. Ques'anno poi abbiamo in programma altre date e, ad aprile, avremo la possibilità di esibirci con una band davvero storica, gli Status Quo: non vedo l'ora!».
In Italia quando verrete?
«Spero presto, anche perché come pilota ho ricordi belli del vostro Paese e ci torno sempre volentieri.Questo viaggio promozionale è stato il primo da... non pilota, e me lo sono goduto un sacco. Quindi, credo prprio di dover fare il bis appena posibile!».