Katia Ghirardi, vittima o eroina?
Ritratto della donna divenuta, suo malgrado, personaggio del momento a causa di quel video che in Rete non ci doveva finire
Da lunedì non risponde al telefono, non va a lavoro e pare essere scomparsa nel nulla. Katia Ghirardi, direttrice della filiale Intesa San Paolo di Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova, è sparita dalla circolazione.
Dopo l'assalto all'arma bianca ricevuto via social a causa di quei due minuti di video che le hanno rovinato la vita, Katia è diventata il personaggio del momento e, dalla sera alla mattina, è finita alla gogna, bersaglio fin troppo semplice da colpire per i bulli da tastiera, un esercito di cafoni tanto pericoloso quanto molesto.
Cosa ha fatto Katia Ghirardi
La colpa di Katia è quella di aver prestato il suo candore clericale da fervente aziendalista alla causa: realizzare un video motivazionale per convincere aspiranti clienti che la filiale di Castiglione delle Stiviere è la migliore al mondo. La clip sarebbe poi stata vagliata insieme alle altre nell'ambito del contest aziendale e lì sarebbe rimasta.
Lei, con il suo tailleur nero e la giacchina rossa, ha fatto del suo meglio. Ha superato la timidezza e il naturale imbarazzo e, dando fondo alla scarsa creatività non rara tra chi lavora in banca, ha consegnato il "lavoretto" a chi di dovere.
Alla gogna!
Il video è però finito in Rete e, in una manciata di ore, è stato condiviso 3 milioni di volte per poi moltiplicarsi all'infinito tra parodie e insulti. Tanti insulti. Pesanti, inutili e fuori luogo. Un episodio di bullismo di massa inqualificabile.
Il compagno della Ghirardi, intervistato da Giuseppe Cruciani a La Zanzara, ha detto che Katia è serena e tranquilla. Forse è proprio così, chissà. Forse lo stesso candore con cui ha girato il famigerato spot le ha permesso di stare lontano da internet questa settimana. Di non ascoltare gli insulti delle decine di migliaia di persone che l'hanno mortificata, triturata e fagocitata gratuitamente. Di non notare fotografi, giornalisti e paparazzi che le fanno la posta, di non rispondere alle telefonate di tutti coloro che volevano che lei facesse una dichiarazione sul tema. Forse lei è più saggia di noi e fa spallucce aspettando che lo tsunami passi. Forse. O forse no. Noi non conosciamo Katia e non possiamo sapere come lei stia reagendo a questo non voluto clamore.
Chi è Katia
La pagina Facebook di Katia Ghirardi non viene aggiornata dal 2015, mostra le foto di una donna nè giovane nè vecchia, che indossa camicie rosa e cardigan blu: non una grande bellezza, ma una donna con la sua dignità. Posa in vacanza con jeans, scarpe da ginnastica e magliettina di cotone e condivide immagini della Madonna e di Gesù.
Tifa la Fiorentina, tra i film del cuore mette Il tempo delle mele e Grease e in tv guarda MasterChef e Sos Tata.
Un tripudio di normalità piccolo borghese, il profilo di una donna che nelle foto di classe si metteva sempre in fondo per paura che la si notasse troppo.
Adesso proprio lei è nell'occhio del ciclone, vittima del meccanismo perverso del web, di quella ruota della sfortuna che pesca tra le milioni di cose che accadono un determinato evento e lo rende notizia.
Katia come Tiziana?
Come accaduto a Tiziana Cantone, come succede a tanti giovani mortificati dal cyberbullismo, sympleton di una società che ha bisogno di un capro espiatorio cui tirare pietre. Ma le pietre fanno male e quello che sta succedendo a Katia Ghirardi in questi giorni nessuno lo sa (e pare interessare a pochi).
Da Intesa Sanpaolo non è stato emesso alcun comunicato per tutelare l'onore di una dipendente rea di aver eseguito il compito che le era stato assegnato e il sindacato di categoria - che i dipendenti li dovrebbe tutelare - ha parlato di video fantozziano.
Massimo Grimellini, su Corriere della Sera stamane scriveva: "Un tempo solo i volti noti finivano nelle tenaglie della morbosità collettiva. L’avvento dei social ha trasformato l’umanità intera in una platea di divi potenziali, senza neanche il ritorno economico che dovrebbe compensare la cessione della propria vita al giudizio feroce dei frustrati" sintetizzando il giudizio di chi crede che questa donna, vittima del web, sia anche a suo modo un'eroina, l'amazzone chiamata a riportare, ancora una volta, alla luce le dinamiche del bullismo 2.0 che non si limita al cortile della scuola o alla macchinetta del caffé in ufficio, ma assume portata globale e universale.
Come scrive Selvaggia Lucarelli su Facebook a proposito di Katia "Lei è solo una delle tante triturate dal web, che ne uscirà a pezzi".
E poi aggiunge: "E' una che, come ha scritto qualcuno, potrebbe essere vostra sorella che gira un video in cui canta di merda o vostro figlio che recita peggio pensando di essere Johnny Depp. E si ritrovano umiliati da milioni di persone, senza volerlo. Senza aver fatto male a nessuno. Sì, ci abbiamo riso tutti per 'sta cose, in passato. Però il web non è più quello di una volta.
E' pericoloso, è una bestia ingorda, è cresciuto e dobbiamo crescere anche noi. E' ora di diventare grandi. E di smetterla di parlare alle vittime dicendo 'Non fidatevi!'. Parliamo agli adulti e diciamo: 'Comportatevi da persone perbene'. Noi, per primi".
La cattiveria rende cattivi e Katia sta ricevendo un corso accelerato delle regole del far west social.
Come ne uscirà? Avrà diritto all'oblio o sarà per sempre quella del video "Io ci sto"?
Tra qualche settimana della vicenda non si parlerà più e tra qualche mese il 70% di coloro che l'ha insultata non si ricorderà nemmeno di averlo fatto.
Tra un anno dell'episodio si avranno solo tracce in Rete, in quella Rete onnivora e che non sa dimenticare. Proprio come Katia che, a differenza di tutti noi, non dimenticherà mai.